Arte e Fotografia

William Kentridge e Joanna Dudley | Tra performance, gestualità e non sense

Ripercorriamo i significati di The Guided Tour Of The Exhibition For Soprano And Handbag di William Kentridge e Joanna Dudley, presentata presso la Manifattura Tabacchi all’interno del programma di FIRENZE SUONA CONTEMPORANEA 2019 

I musei contengono oggetti con cui le persone non hanno più un rapporto vitale, non legandosi al presente, ma al passato. Non è un caso che la parola museo e mausoleo abbiano in comune non solo un’assonanza, ma il museo ha spesso rappresentato il sepolcro dell’oggetto d’arte, decontestualizzandolo e neutralizzandone la capacità attiva sul contemporaneo. Il piacere stesso dell’esperienza dell’opera nel museo dipende dal museo stesso.

I musei, tramite visite guidate e non, presentano una forma narrativa che per quanto possa essere percepita come libera, ha una forte connotazione ideologica legata al contesto storico-sociale in cui la collezione/ museo è nato. I tour guidati si articolano spesso in storie parallele a quella del contenitore, in cui la guida esegue una vera e propria performance. La musealizzazione diventa una tattica potente di trasmissione simbolica del significato degli oggetti contenuti.

ph Jacob Aydt

The Guided Tour Of The Exhibition For Soprano And Handbag di William Kentridge è un’ opera per soprano composta da video, scultura con la voce di Kentridge ed interpretata da Joanna Dudley. Come in un tour all’interno di un museo suddiviso in stanze, la guida (Joanna Dudley) descrive le varie opere utilizzando la logica della trasformazione del linguaggio e del non sense. La voce diventa rumore analogico, suono accompagnato da gestualità marcate. Dietro di lei una videoproiezione che ci segnala il passaggio dalle stanze, sottolineata da un cambiamento di posizione spaziale sul palco in cui la guida si muove portandosi a presso una sorta di scala, trampolino, metapalco.

Le immagini dell’artista sud africano raccontano le storie collezionate in ogni stanza, senza continuità di spazio- tempo o di coerenza diegetica. Le ombre della performer interagiscono con il video stesso producendo un ulteriore livello di senso.

ph Jacob Aydt

Le barriere convenzionali si spezzano per dare vita ad una sorta di viaggio parossistico, all’interno del quale si riconoscono, tramite un lavoro di semiotica, le tematiche care a Kentridge quale la schiavitù, la memoria storica e il colonialismo.

Il teatro proiettato non è in sincrono con il teatro museo esterno, ma diventano ciò nonostante confluenti, fino ad unirsi e non vederne più i contorni quando la stessa figura della Dudley entra a far parte della proiezione.

Le trasformazioni, i cambiamenti, le tracce diventano forme espressive privilegiate per esplorare l’ambiguità del processo stesso. L’estetica che rimanda ad un’epoca analogica spinge l’osservatore a provare a dare un senso, senza mai riuscirci ( lasciando sempre una percezione di straniamento) a questa visita guidata. La semiotica della performance suggerisce una forma di intelligibilità in cui l’unione dei codici e dei linguaggi rende protagoniste le stratificazioni discontinue dei medium usati. Stiamo esplorando forse il museo del tempo, dell’oblio o della memoria?

Francesca Biagini

About the author

Francesca Biagini

Curatrice indipendente,docente di evoluzione dei linguaggi visivi presso LaJetee Scuola di Visualstorytelling, assistente nel workshop per Fabbrica Europa “To be told”, ha collaborato a numerose mostre nella città di Firenze e all’estero, tra cui la mostra Urban Tracks presso il Vivaio del Malcantone con il collettivo artistico sloveno Brida.

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