A Vienna, presso l’ Albertina Museum, è in corso la mostra sul pittore tedesco Wilhelm Leibl – The Art of Seeing, visitabile fino al 10 maggio 2020, in collaborazione con il Kunsthaus Zürich.
La mostra fornisce una panoramica storica sulla produzione di Leibl. Pittore tedesco, nato a Colonia nel 1844, ha frequentato l’Accademia di Belle arti di Monaco. A fine percorso accademico, ha partecipato come neodiplomato alla Prima Esposizione di Arte al Palazzo di Vetro di Monaco. In questa occasione, Leibl ha potuto ammirare le opere di Manet, Corot, Millet e soprattutto Courbet. Con Courbet Leibl crea una relazione di stima reciproca. L’artista francese inviterà Leibl a Parigi, introducendolo nell’ambiente artistico. Qui Leibl debutta al Salon, vincendo il Premio oro.
A causa della guerra Franco-prussiana Leibl è obbligato a tornare in Germania nel 1870. Torna a Monaco e fonda il cosiddetto “Circolo Leibl”, insieme a Schuch, Trubner, Alt e Sperl. Si trattava di un circolo di pittori che si radunò intorno alla figura di Leibl negli anni ’70 dell ’800 presso Starnberger See, a sud di Monaco a contatto con la natura, sviluppando uno stile semplificato e vigoroso.

Dopo aver vissuto qualche anno nei pressi di Monaco, nel 1873 Leibl si trasferisce in Bavaria: il soggetto principale dei suoi ritratti è la popolazione locale rurale. Si dedica al lavoro grafico, per cui realizza 19 incisioni. In quegli stessi anni dipinge “The village politicinas” sul lago Ammer.” Si tratta di una rappresentazione d’interno di una casa contadina dove i dettagli realistici attestano la maturità dell’artista.
Tra il 1878 e il 1882 esegue “Tre donne in chiesa”, al culmine del suo stile: la fermezza dei contrasti, la libera e meticolosa tecnica in stile Memling, la silenziosa rigidità della composizione combinano robuste qualità prestazionali con forte intensità psicologica. Partecipa a mostre internazionali ed è molto apprezzato dai contemporanei, tra cui Van Gogh, soprattutto per quest’opera.

Girl With a White Headscarf, ca. 1876
Oil on wood
Bayerische Staatsgemäldesammlungen München – Neue Pinakothek © bpk / Bayerische Staatsgemäldesammlungen
“I bracconieri” furono dipinti dal 1882 al 1886, ma l’artista distrusse il dipinto, che fu mal visto a Parigi (frammento a Berlino, N.G.). La vita contadina gli ha fornito modelli e schemi di ritratti per scene di genere, che ha tradotto senza la lealtà aneddotica, che doveva al suo studio sui pittori olandesi, in particolare Rembrandt e Ter Borch.
A Monaco, Leibl si oppose ai pittori di soggetti storici come Piloty e incontrò sempre di più l’ostilità del pubblico e dei critici, denunciato come apostolo dei brutti. Un marchio più ampio segna il suo ultimo periodo (les Fileuses, 1892, museo di Lipsia). Il W. R. M. di Colonia conserva gran parte del suo lavoro. Leibl rimane con Menzel il rappresentante più famoso della pittura realistica tedesca nel 19 ° secolo.

Difensore del principio “fedele alla natura”, Leibl privilegia i personaggi, i paesaggi, le scene domestiche e le nature morte. Prende ispirazione dai paesaggi e le scene di genere dell’arte fiamminga del XVII secolo; per Leibl quest’arte risponde pienamente all’arte “moderna”.
Courbet e la scuola di Barbizon hanno avuto un’influenza diretta su di lui.
Dal 1892 decide di dipingere in Bavaria insieme al suo amica artista Sperl: qui si nota un cambio nel modo di disegnare; con una maggiore attenzione alla luce, portando all’astrazione. Si trasferisce a Kutterling: il colore nero ha molta importanza. Le sue figure emergono dall’oscurità della stanza. Le forme geometriche diventano protagoniste, introducendo quasi idee cubiste. Il soggetto del quadro ha un ruolo subordinale, ma serve come pretesto per un puro valore estetico.
Leibl lavora molto sulle vedute, sui paesaggi mescolando elementi di luce, aria, ombre., immagini di prati, alberi. Studia il cambiamento della luce, attraverso la resa delle figure in interno. Verso la fine della sua vita, Leibl ricerca nuovi motivi, attraverso tratti forti e vigorosi, quasi irrequieti tendendo a forme sempre più geometriche, dove l’oscurità, il nero e le ombre sono quasi protagoniste della composizione.
Eva Pugina
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