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Walt Disney e Francis Bacon: realtà sognata e realtà alienata

Il rapporto tra l’arte di Walt Disney e quella di Francis Bacon: “Entrambi enunciano principi sui comportamenti alienati tipici delle nostre società; ed entrambi, in forma diversa ci convincono ad accettare la realtà come essa è. Disney fa sembrare comici e sentimentali – e perciò accettabili – i comportamenti alienati, Bacon no.”
Ne parla John Berger nel suo “Sul 
guardare“.

Spesso lo sguardo non si sofferma abbastanza, sfiora e non osserva, allontana significati profondi, a volte duri ed “indigesti”, rendendo tutto molto più semplice, sopportabile, leggero, distante.

L’opera d’arte, di contro, fissa e rende visibili sfumature, percezioni, alienazioni e pensieri che spesso sfuggono alla memoria o alla sfera emozionale, mostrando impietosamente comportamenti difficilmente accettabili o catalogabili sotto la voce “normalità”, meglio sotto quella “realtà”.

Allo stesso modo John Berger (Londra, 1926) nel libro Sul guardare stimola curiosità e capacità critica, guidando il lettore nella profondità di inusuali assonanze e somiglianze tra artisti all’apparenza inavvicinabili, quali Francis Bacon (Dublino, 1909 – Madrid, 1992) e Walt Disney (Chicago, 1901 – Burbank, 1996).

Accomunati dalla distorsione delle proporzioni anatomiche che, inserite in un insieme di toni reali, permettono all’irreale di assumere una forma non riconducibile a schemi conoscitivi, da un lato Bacon imprime con violenza d’immagine le proprie angosce e frustrazioni, esaltando l’alienazione con densi carichi emotivi mostrati senza soluzione alcuna, fino alla percezione ed accettazione di una realtà in cui non esiste speranza o altra espressione. Dall’altro, Disney lascia che umorismo e amore siano patina dorata sotto cui personaggi immaginari – dotati metaforicamente di attributi umani – incarnino la visione di un mondo in cui c’è sempre una soluzione.

Entrambi gli artisti appartengo ad una realtà ormai lontana rispetto alle nuove dimensioni di espressione, in cui l’essere umano continua a stupire ed evolversi, creando universi digitali che oltrepassano le barriere fisiche e virtualmente qui si espone, cercando di celare le proprie alienazioni dietro una maschera perfetta ed intangibile. Diversità e comportamenti alienati vengono sempre più allontanati dal mondo reale e relegati in un cyberspazio emozionalmente distante, una nuova coscienza collettiva disgregante. Bacon oggi avrebbe mai postato i sui dipinti su Facebook? Quanti avrebbero capito, commentato, quanti “mi piace”?

Paperman, cortometraggio di animazione Disney, un mix tra disegno a mano dei cartoon in bianco e nero e le ultime tecniche digitali, forse è la soluzione.

Un perfetto gap creativo in una vertigine di possibilità, in cui l’amore, chiave di violino capace di armonizzare note scomposte buttate qua e là sul piano reale, ancora cambia, stupisce, emoziona, ferisce. Forse, riuscire a comporre vecchio e nuovo, percezione e immagine, trovare un equilibrio tra arte ed espressione può permetterci di convivere ed accettare l’imperfezione cui l’essere umano è massimo esponente.

 

Greta Bonini