A Calenzano vicino a Firenze presso il nuovo spazio culturale “Arte in Fabbrica” è in corso la mostra Environments dell’artista Vittorio Corsini. L’evento si sviluppa in realtà in due atti: il primo ha avuto luogo a Milano, presso la Galleria d’Arte Frediano Farsetti, luogo storicamente deputato all’arte dei maestri del XX secolo, dal titolo Unstable. Il secondo appunto a Calenzano in uno spazio di lavoro di Fabio e Paolo Gori, un’eccellenza italiana del tessile. Più che un magazzino è un luogo delle meraviglie, in cui si possono trovare oltre dieci milioni di metri di stoffe, e da cui sono usciti tessuti e oggetti che hanno contribuito a creare costumi e arredi per alcuni film memorabili della storia del cinema mondiale, come: Il Gladiatore, Pirati dei Caraibi, Aladdin, Marco Polo, La la Land e molte altre produzioni di successo. Adesso l’azienda dei fratelli Gori, ha realizzato un altro effetto speciale trasformandosi in una galleria d’arte. Già dal nome scelto “Arte in Fabbrica” si capisce l’eccezionalità degli intenti. Sorto all’interno dei 10 mila metri quadrati di capannone, lo spazio espositivo viene aperto al pubblico durante l’orario di produzione. La volontà è proprio quella di abbinare vita, arte e lavoro, realizzando progetti culturali scanditi dai ritmi dell’azienda.
Per il debutto di “Arte in fabbrica” sono state scelte le opere di Vittorio Corsini, artista nato a Cecina, ma che attualmente vive e lavora a Milano. Tutto il suo lavoro si concentra sul tema dell’abitare come archetipo mentale o come luogo in cui l’individuo si definisce e si realizza. I lavori che Corsini ha creato per Calenzano sono metafora di un rapporto tra l’individuo e il mondo, tra lo spazio privato e quello condiviso, tra quello domestico e quello sociale. L’immagine della casa, tema costante nel lavoro dell’artista, trova qui diverse traduzioni spaziali: una dimensione progettuale nelle mappe tridimensionali in acciaio appese alle pareti, e una installazione nella casa sospesa al soffitto con un filo che ruota lentamente proiettando un fascio di luce sul pavimento. In fondo alla parete un grande quadro a olio: un bosco segnato da una strada che ci proietta fuori dalla stanza indicando una nuova prospettiva. I fratelli Gori vengono da una lunga tradizione di collezionismo, il padre Giuliano è infatti il mecenate creatore della celebre Fattoria di Celle. E dopo essersi conquistati un posto nel mondo del cinema internazionale, proseguono ora nella loro passione per l’arte con Unstable ed Environments.
Questa doppia operazione si può considerare una sorta collegamento che Corsini crea tra Milano e Calenzano, mettendo in relazione geografie e ambienti culturali diversi, abbracciando anche una logica aperta e dinamica, dove l’arte è luogo di affinità e di differenze, di possibilità e di confronto.
“Prevedere la stabilità di ambienti e sistemi è diventata la massima scommessa degli obiettivi strategici di aziende, economie, politiche sociali, gestioni ecologiche – dice Marco Scotini, curatore della mostra e autore del testo nel catalogo – l’abbreviazione dei cicli di vita, il cambio tecnologico, le imprevedibilità sociali sono la nostra sfida contestuale”. “Questa ultima mostra propone nuove fenomenologie, mette in campo ulteriori strategie, creando un cortocircuito tra oggetto della produzione e spazio dell’esposizione”.
Questa doppia personale di Corsini viene collegata dall’artista da un elemento semplice com’è una lampada da cantiere, ma che ora emana una luce rossa dai suoi filamenti creativi privi della griglia protettiva (Light for construction site), che illumina gli ingressi dei due spazi: “una stessa intenzione” tra Unstable e Environments, che pone l’attenzione sul problema all’interno del sistema dell’arte, dell’abitare come occupazione più o meno stabile, che è stato il denominatore comune dell’intera attività dell’artista Corsini, le cui opere le abbiamo già viste a Prato, al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci in “In Forma” (1993), in “Futurama”, in “Continuità. Arte in Toscana, 1968/1989” (2002), poi al Museo di Palazzo Pretorio (2015), ma anche in opere-evento nel Comune di Luicciana (Prato) con “Chi mi parla?” (2007), e infine nella collezione permanente del Centro Pecci con “Anni lunari”.
“Un luogo inesplorato che si colloca all’interno della fabbrica – dice Vittorio Corsini – in cui l’instabilità si pone a a un livello diverso, si cala all’interno delle opere, attraversate dall’instabilità della vita, del tempo, ovvero della prospettiva quattrocentesca”.
Un viaggio che vale la pena di fare fino a Calenzano. La mostra resterà aperta fino al prossimo 30 settembre non solo per la bellezza delle opere di Corsini, ma anche per visitare un nuovo e inconsueto spazio riservato all’arte contemporanea. Nei prossimi mesi si avvicenderanno nuove occasioni d’incontro, perché l’arte è parte integrante della nostra vita moderna, e non può rimanere confinata nei musei così come nella cornice di una tela.
Cecilia Barbieri
Add Comment