Lo Schermo dell’Arte dedica quest’anno un focus all’artista austriaco Oliver Laric, artista multimediale che attraverso la scultura e il video esplora temi come la metamorfosi, l’ibridazione, l’autenticità, la riproducibilità. Tra i primi a manipolare i contenuti di YouTube, nei suoi video di brevissima durata combina gli aspetti tipici del mondo digitale sfruttando le potenzialità della piattaforma e utilizzandola, non solo come archivio per estrapolare delle immagini, ma anche come luogo di esposizione e diffusione gratuita delle proprie opere, generando un cortocircuito tra il mondo dell’arte e la cultura popolare.
F.A.: Oliver, il tuo lavoro è fortemente connesso alla manipolazione delle immagini. Di cosa parliamo oggi quando ci riferiamo alla parola immagine? Esiste una sorta di definizione di cosa sia oggi l’immagine in un’era così dipendente dalla percezione visiva e dall’immaginazione?
O.L.: Direi che è molto difficile trovare una definizione. Si tratta di qualcosa che cambia anche mentre se ne parla. Per me è molto più interessante cercare di comprendere cosa un’immagine potrebbe essere mentre lavoro rispetto a darne una definizione definitiva. Non sono interessato a dire cosa sia o cosa non sia un’immagine, anche perchè molto spesso dipende dallo spettatore. Inoltre nel tempo e nello spazio la definizione cambia continuamente.

F.A.: Un’altra considerazione riguarda l’utilizzo di rappresentazioni che provengono dal mondo classico, soprattutto mitologiche, come ad esempio statue di divinità, eroi, filosofi. Esiste oggi una sorta di immaginario mitologico contemporaneo?
O.L.: Certamente. Non è probabilmente proprio il concetto di partenza del mio lavoro, ma anche in questo caso, bisognerebbe indagare meglio il concetto di mitologia, come la si considera, soprattutto quella, che potremmo definire, contemporanea in relazione con quella classica. Forse potremmo considerare quella attuale come un’estensione di quella antica. La presenza di divinità, per esempio, anticamente era non solo qualcosa che si percepiva nella distanza, ma era un fattore quotidiano, nel senso che erano presenza della vita di ogni giorno, connesse alle piante, agli animali, agli esseri umani e, in tal sens,o un certo tipo di interconnessione è ancora presente, ma in modo differente.
F.A.: Esatto, infatti guardando i tuoi lavori percepisco proprio una continuità tra la cultura, diciamo, alta e quella più popolare, come quella dei cartoni animati, dell’animazione…
O.L.: Sì, il rapporto tra la mitologia e la cultura popolare odierna è molto profondo, entrambe sono frutto di esseri umani che si rivolgono ai propri simili, per trasmettere storie, valori, idee, e così via. In tal senso, con il mio lavoro, mi sento in una condizione di continuità tra presente e passato.

F.A.: Per certi versi il tuo lavoro insiste anche sul linguaggio, su come il linguaggio può anche cambiare il nostro punto di vista, quasi in termini semiotici. Penso sempre a quanto le cose che pensiamo e facciamo ci cambiano tanto quanto noi cambiano loro durante il lavoro che stiamo compiendo. Come riesci a capire il momento in cui fermarsi, il momento in cui il tuo processo è per certi versi soddisfacente al punto di non procedere oltre?
O.L.: Mi piacerebbe poter rispondere che questo accade spesso, ma anche dopo anni mi capita di tornare su alcuni lavori per modificarli e intervenire ulteriormente, d’altronde questa è una potenzialità che mi piace molto. Il fatto di poter rimettere in discussione nuovamente ciò che ho realizzato precedentemente è una grande opportunità. Da una parte si tratta di un’estrema libertà, dall’altra ho tantissimi lavori ancora non conclusi. E’ quindi una condizione da “doppio bordo”. Col tempo cerco sempre di più di concludere i miei lavori che sono rimasti per così dire aperti in passato.
Fabrizio Ajello
In copertina: Oliver Laric, Untitled (still da video) – 2014/15, Photo courtesy of the artist
Mostre personali recenti di Oliver Laric: 2021 Stedelijk Museum, Amsterdam; OCAT, Shanghai; S.M.A.K Ghent; 2019 Forum Arte Braga; St. Louis Art Museum Missouri; 2018 Braunschweiger Kunstverein; Tanya Leighton, Berlino; Metro Pictures, New York. Ha inoltre partecipato a mostre collettive presso: Mudam, Lussemburgo (2021); Sharjah Art Foundation (2020); MMK Museum für Moderne Kunst, Frankfurt am Main (2019); ICA, Boston (2018). Ha partecipato a: Triennale Beaufort (2021), Seoul Mediacity Biennale (2021), Yerevan Biennial (2021); Guangzhou Triennial 2018; São Paulo Biennial 2018; Liverpool Biennial 2016 e New Museum Triennial 2015.