Il ciclo di appuntamenti organizzato presso Palazzo Magnani di Reggio Emilia, si propone di mettere a confronto capolavori del passato e progetti contemporanei, in un dialogo intenso tra opere lontane nel tempo, ma unite da una comunanza di intenti e ispirazioni.
Il recupero del passato, tra esigenza di preservazione e necessità di innovazione, attraversa la storia dell’arte nella sua totalità, coinvolgendo epoche e culture assai diverse tra loro. Lo storico dell’arte Antonio Pinelli descrive l’opera d’arte come «eterno presente che viene dal passato e si inoltra nel futuro». Non riesco a ricordare definizione così essenziale e, al tempo stesso, completa: la creatività umana vive in una condizione di precario equilibrio tra salvaguardia della tradizione ed esigenza di originalità, tra passato e futuro. Il ciclo di appuntamenti organizzato presso Palazzo Magnani si propone di mettere a confronto capolavori del passato e progetti contemporanei, in un dialogo intenso tra opere lontane nel tempo, ma unite da una comunanza di intenti e ispirazioni. Troppo spesso dimentichiamo che ogni opera d’arte è in se stessa contemporanea in quanto espressione del proprio tempo. Consapevolmente o meno ogni artista, inoltre, agisce in un contesto già collaudato: l’opera nasce necessariamente sul terreno dei modelli del passato, sia che assecondi il patrimonio di regole e convenzioni tramandato dalla tradizione, sia che imponga la propria esigenza di originalità. La quarta edizione di Arte in Agenda instaura un parallelo tra il video Isolde’s Ascension (The Shape of Light in the Space of After Death) di Bill Viola (New York, 1951) e il dipinto La Maddalena assunta in cielo, opera seicentesca del pittore parmense Giovanni Lanfranco (1582-1647). La scelta di coinvolgere un artista come Viola in un confronto di tal genere colpisce nel segno: la sua immaginazione creativa si fonda infatti su serrati riferimenti all’arte del passato, in particolare alle opere degli artisti italiani del Rinascimento.
Il marchio di fabbrica dei video realizzati dall’artista statunitense consiste nella dilatazione temporale dell’episodio narrato: la lentezza della sequenza filmica permette all’osservatore di cogliere dettagli altrimenti impercettibili, contribuendo così a conferire nuovi significati alla situazione rappresentata sullo schermo. Lo spettatore delle opere di Viola deve porsi in un atteggiamento di attiva contemplazione: la fruizione del video mette alla prova la capacità di concentrazione di chi osserva, invitandolo a non lasciarsi trascinare passivamente dal flusso delle immagini. L’ambiente in penombra in cui l’opera è collocata agevola la completa immersione dello spettatore nell’immagine proiettata, creando un clima di riflessione e raccoglimento, che amplifica, a sua volta, l’impatto della componente sonora. In Isolde’s Ascension un fascio di luce infrange l’immobile oscurità della notte rischiarando la superficie dell’acqua. La quiete apparente è interrotta da un boato inatteso e assordante: un corpo femminile, ormai privo di vita, emerge dall’acqua e prosegue l’ascesa al cielo, seguendo idealmente la direzione indicata dalla luce. La morte di Isotta è simbolo della ritrovata unione con l’amato Tristano: amore e morte finiscono per coincidere in un’unione indissolubile tra entità apparentemente incompatibili. Il tema dell’ascensione interessa anche l’opera di Giovanni Lanfranco: il dipinto era parte della decorazione del Camerino degli Eremiti nel Palazzetto Farnese di via Giulia a Roma, concepito come luogo di riflessione e meditazione per il cardinale Odoardo Farnese. A differenza di Isotta, il corpo di Maria Maddalena non è privo di vita.
La vicenda è tratta dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine: la donna, durante il lungo periodo di eremitaggio, isolata in un luogo arido e impervio, è quotidianamente sollevata dagli angeli in cielo, dove può nutrirsi di cibi deliziosi al banchetto celeste. L’estasi ascetica della Maddalena, emblema della consapevole accettazione dell’esperienza eremitica come preparazione alla vita ultraterrena e all’unione con Dio, trova immediato riscontro nel nesso tra amore e morte che delinea la vicenda di Isotta. Come la protagonista del mito medievale, anche il corpo di Maddalena nel dipinto di Lanfranco esprime il peso della propria materialità: in entrambi i casi le membra abbandonate e prive di ogni impulso o slancio vitale sono il simbolo del riconoscimento consapevole del proprio destino. Seppur diverse per temi e modalità espressive, le opere di Viola e Lanfranco innestano un cortocircuito interessante, stimolando la componente irrazionale ed emotiva dello spettatore e invitandolo a riflettere sulla labilità dei confini che separano le periodizzazioni storico-artistiche.
Sara Ferrari
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