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The Tellers | Un viaggio tra futuro e passato a Villa Romana

In The Tellers, gli artisti ci invitano a entrare in un tempo immaginario. La costruzione di scenari futuri agisce come una sorta di ciclo di retroazione temporale, connettendo queste diverse versioni del futuro al presente o al passato remoto. Si tratta di speculazioni in forma d’intuizioni riferite a oggetti, luoghi o addirittura eventi collocati nel futuro o relegati in un passato lontano, siano essi immaginari o semplicemente così traumatici da sottrarsi alla memoria. Gli artisti ricorrono allo storytelling per costruire nuovi miti e nuove storie, per mettere in discussione la storia ormai dimenticata e rimossa usandola come simulacro per una critica sociale. Per loro, diventare narratori comporta l’impegno a esaminare le narrazioni esistenti e a costruire nuove verità che si collochino al di fuori della storia culturale dominante. Questi artisti sfidano ognuno di noi a comprendere la prospettiva dell’altro, ci accolgono nei loro mondi nuovi e ci spingono ad avventurarci sulla confusa linea di demarcazione tra reale e immaginario.

Davood Madadpoor – dal foglio di sala

 

Se il futuro è quello ipotizzato e indicato dalla maggioranza degli artisti contemporanei c’è da stare poco sereni. Tranne che per rari casi, potremmo essere inondati, annientati, smaterializzati, esiliati su altri pianeti e via discorrendo. Che si tratti di un allarme generale, della involontaria preveggenza degli artisti, anche se non ho mai creduto del tutto all’artista profeta, o di pura casualità, certe opere ci pongono questioni che sono già dentro di noi da tempo. Questa è la sensazione che pervade i lavori che compongono il progetto The Tellers presso Villa Romana a Firenze. L’enigmatica immagine che stigmatizza questo viaggio è un frutto di melograno su fondo nero, Looking after the Red Pomegranate di Islam Shabana, perfetto nella sua sfericità rosso-bruno attraversato da fenditure dorate, che al contempo ne contraddicono l’integrità ma ne rivelano anche delle misteriose geometrie dorate. Un contrasto potente tra natura e manipolazione ci introduce alla visione a tratti drammatica, a tratti surreale di The Tellers.

Basim Magdy, installation view

 

Il lavoro fotografico proposto di Basim Magdy ci propone una riflessione multicolor sullo sguardo. Cosa guardiamo? Come guardiamo? Come cambia ciò che fissiamo attraverso la nostra scelta, la nostra attenzione? Le composizioni fotografiche combinano astrazioni biologiche, frammenti macro, frasi lapidarie, dilatazioni ipersature, sempre in funzione della presenza costante dell’occhio. Che si tratti di un antico sguardo da ritrattistica romana o da intenso ammiccamento di un giocattolo, siamo allo stesso tempo soggetti e oggetti di queste composizioni, che richiamano la nostra attenzione per raccontarci brevi squarci narrativo-evocativi. La parola come cosa, la cosa come parola. In tensione, come la colorazione delle pareti, parte integrante del lavoro che ci coinvolge nelle nuance delle sfumature dell’alba e del tramonto, in contrasto con i colori vividi delle composizioni fotografiche.
La perfezione sferica, la poesia come intuizione dell’anello fragile della catena del mondo, mi torna in mente il grande poeta italiano Montale, sono invece i caratteri dominanti dei lavori presentati dall’artista egiziano Islam Shabana. Il video An Aperture Looking Out Onto Barzakh irretisce con il suo fluire iridescente da palla di vetro da chiromante, rivelando interazioni tra natura e architettura in una deformazione conturbante. Mentre il raffinato booklet unisce l’impatto tattile e visivo ad una eccentrica ricercatezza formale, ricucendo prosa e poesia.

Islam Shabana, An Aperture Looking Out Onto Barzakh (2021),, 1′ 40″

 

Il mondo si crea, si espande, si può articolare in un divenire che riconfigura continuamente spazi, possibilità, operazioni, modelli. I 40 minuti del lavoro video False Mirro: Exploring the Acid Park di Ali Eslami ci accompagna in un futuro virtuale in cui ambiente naturale e ambiente urbano si fondono e possono essere manipolati, rovesciati, esplorati. Tutto è nelle nostre mani, persino il volume di ciò che ascoltiamo. Sarà realmente così? Quante alternative avremo rispetto alla virtualità delle nostre esistenze effimere? Ci riporta con i piedi per terra, per modo di dire, il lavoro di Mohamed Abdelkarim, con un video-racconto di un futuro non remoto, in cui la sua città verrà sommersa dalle acque. I disegni che accompagnano la proiezione sono tentativi di rappresentazione di umanoidi anfibi, che cercano di coniugare il loro corpo con attrezzature atte a galleggiare e spostarsi in ambienti acquatici. Il percorso espositivo si conclude con il video-still-narrativo 2026 (2010) di Maha Maamoun. Drammatici fermo-immagine in bianco e nero ci mostrano un uomo costretto da strani oggetti collegati a cavi a una sorta di dolorosa cecità. La voce narrante ricuce frammenti narrativi che suonano sempre attuali e incredibilmente indicativi di un futuro passato che torna continuamente a bussare alle nostre porte. Forse narrare è una delle resistenze necessarie contro i disastri di ogni epoca, compresa la nostra.

18.03 – 29.04.2022
The Tellers
Mohamed Abdelkarim, Ali Eslami, Maha Maamoun, Basim Magdy, Islam Shabana
a cura di Davood Madadpoor e Katharina Ehrl (Sumac Space)

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.