In un mondo frenetico, dove la maggior parte delle persone mangia fuori casa, si possono capire molte cose sbirciando nei frigoriferi altrui… Alcuni artisti aprono gentilmente le porte dei loro frigoriferi a Memecult.it e ci raccontano le loro abitudini alimentari. In questo nuovo appuntamento di “In the fridge of…” Memecult.it incontra l’artista Silvia Idili.
A cura di Laura Brignoli
Descrivici il contenuto del tuo frigorifero (E il tuo rapporto con il cibo).
In questo momento nel mio frigo c’è molta più roba da bere che da mangiare.
Le birre ed un po’ di frutta non mancano mai.
Mangio soltanto quando sento veramente fame, perciò non ho orari fissi. Se mangio a casa, preferisco mangiare a letto mentre guardo un film e nell’arco della giornata è più facile che salti il pranzo piuttosto che la cena. Prediligo le verdure, i formaggi, le uova, i legumi ed il pesce. Non mangio carne da anni ma questo non vuol dire che sia vegetariana, per me è soltanto una scelta che mi fa stare mentalmente e fisicamente meglio.
Cucini spesso?
Si, specialmente per il mio cane che non mangia ne scatolette e neanche croccantini ma a volte trovo molta soddisfazione nel cucinare anche per me stessa. Anche la cucina è chimica.
Cosa preferisci sgranocchiare o bere mentre lavori?
Mentre lavoro preferisco non mangiare niente, ma ad una certa ora, scatta il momento della birra.
Qual è il tuo ristorante preferito?
Le Capannelle a Milano è l’unico ristorante che rimane aperto fino alle sei del mattino ed oltre ad avere i ravioli sardi di ricotta hanno anche un ottimo mirto fatto in casa.
Dove trovi i migliori prodotti gastronomici?
Sicuramente nei mercati rionali il cibo è più fresco e a prezzi più vantaggiosi.
I supermercati sono spesso dei posti alienanti e con cibi pieni di conservanti, responsabili anche della mumificazione dei corpi, io preferirei tornare cenere alla cenere.
Il primo sapore che ricordi?
La crostata di mele di mia madre.
Se fossi un cibo…
Un’oliva nera. Consumo barattoli interi.
Il nutrimento per la tua creatività?
Non avere limiti alla propria conoscenza e alle nuove esperienze.
C’è un piatto che colleghi ad un particolare momento della tua carriera?
Sinceramente no, forse perché sento una distinzione da ciò che mi nutre fisicamente a ciò che è nutrimento per la mia pittura.
Lascia una ricetta ai nostri lettori…
Una volta un mio amico mi ha insegnato a fare le piadine con semplici elementi:
farina, acqua, olio e sale.
Basta impastare un po’ di farina con qualche grammo di olio, acqua e due cucchiai di sale fino ad ottenere un composto uniforme e non appiccicoso. Si lascia riposare per circa un quarto d’ora e si realizzano delle palline da stendere fino ad ottenere delle piadine.
Si bucherellano leggermente con una forchetta e alla fine, si cuociono una alla volta su una padella calda ma non troppo.
Le piadine fatte in questo modo, risulteranno dure dato che non hanno il lievito, io preferisco condirle con le verdure alla griglia, un po’ di formaggio, pomodorini e olive taggiasche.
Silvia Idili nasce a Cagliari nel 1982, vive e lavora a Milano. Tra le mostre personali ricordiamo Visionaria, Studio d’Arte Cannaviello, Milano; tra le collettive Il reale non basta, Caredda | Sea Creative | Idili | Ronchi, Museo di Arte Contemporanea di Lissone, 2015; Shout, a cura di Sonia Borsato e Maurizio Coccia, Masedu – Museo d’Arte Contemporanea, Sassari, 2013 ; All I Desire, a cura di Andrea Lacarpia e Pietro Di Lecce, Spazio Orlandi, Milano, 2012 ;54a Esposizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Padiglione Sardegna, Museo Maseddu, 2011; Sassari
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