In un mondo frenetico, dove la maggior parte delle persone mangia fuori casa, si possono capire molte cose sbirciando nei frigoriferi altrui… Alcuni artisti aprono gentilmente le porte dei loro frigoriferi a Memecult.it e ci raccontano delle loro abitudini alimentari. Questa volta Memecult.it incontra l’artista-tassidermista Polly Morgan.
A cura di Laura Brignoli
Descrivici il contenuto del tuo frigo (E il tuo rapporto con il cibo)
Il contenuto reale del mio frigorifero si distanzia enormemente da quello dei miei sogni. Questo accade perchè non do mai la priorità alla spesa quando sono impegnata, tendo invece ad essere creativa con quello che ho a portata di mano; di solito sono degli avanzi di carne, pane raffermo e chutney.
Dopo l’arte, il cibo è il mio grande amore. Sono così fortunata a non ingrassare, dato che ho un particolare appetito per i cibi pesanti e non mi trattengo mai dal mangiare ciò che mi va.
Cucini spesso?
Si, cucino quasi ogni giorno il pranzo per me e chiunque stia lavorando con me nel mio studio quel giorno. Cucino anche per me stessa, quando sono sola. Mi piace che la giornata sia scandita da veri e propri pasti.
Cosa preferisci sgranocchiare o bere mentre lavori?
Al mattino bevo Earl Grey e caffè nero molto forte. Non mangio nulla a colazione, mi fa sentire fiacca, quindi mangio solo alcuni pezzi di cioccolato che mi aiutano ad avere energia fino all’ora di pranzo. Certamente è un’abitudine molto poco sana, ma per me funziona.
Qual è il tuo ristorante preferito?
J Sheeekey a Londra. È intimo e retrò – sembra di stare sull’Orient Express- ogni cena sembra un’occasione speciale. Il fatto che il cibo sia squisito è quasi un di più!
Dove trovi i migliori prodotti gastronomici?
Faccio la spesa dove mi è comodo. Sono piuttosto innovativa nella mia cucina e lavoro con tanti ingredienti. Vado di frequente in un discount turco qui in zona (Hackney N.d.r.), hanno frutta e verdura di qualità.
Il primo sapore che ricordi?
Mi ricordo di aver mangiato una coccinella che si era posata sul mio cucchiaino mentre mangiavo un gelato quando ero molto piccola. Avevo una mentalità aperta sul cibo già allora!
Se fossi un cibo…
Dovrei per forza essere un formaggio a pasta molle. Anche solo per il fatto che ne ho mangiato così tanto durante la mia vita che deve essere parte del mio DNA ormai.
Come nutri la tua creatività?
Cerco sempre di fare una pausa pranzo e cucinare qualcosa: un sandwich, uno stufato o una zuppa. Sono rinomata per aver cucinato cose prelibate come fegato scottato o pere sciroppate per me e i miei assistenti. Mi sembra di avere un’energia incredibile al mattino, prima di mangiare e poi, una volta pranzato, mi rallento. Di conseguenza cerco di non mangiare niente di troppo pesante, tipo la pasta, mentre lavoro.
C’è un piatto che colleghi ad un particolare momento della tua carriera?
Ce ne sono due. Il primo non lo raccomando decisamente ed è una coscia di volpe fritta con aglio e vino rosso. È successo dopo aver scuoiato una volpe per uno dei miei primi lavori (2006), che era stato fotografato dal mio amico Fabio Paleari. Fabio, Paul Fryer, che era il mio ragazzo ai tempi, e io avevamo bevuto un sacco di vino mentre lavoravo sulla volpe e ci incitavamo l’un l’altro a cucinarla e provare che sapore avesse, perché la carne era freschissima. Mi piace provare tutto una volta nella vita, quindi l’ho cucinata e ne ho mangiato un pezzo. In un primo momento aveva un buon sapore, ma allappava e aveva un retrogusto stantio.
Il secondo piatto è molto meglio. Nel 2009 mi sono trasferita in uno studio tutto mio e ho iniziato a lavorare su opere più grandi. Avevo ben quattro stagiste grandiose, che mi hanno aiutato con i pulcini per Carrion Call e, in seguito, con le ali per Blue Fever. Durante questo periodo cucinavo per tutte noi sempre lo stesso pranzo, ma a nessuno sembrava importare. Era una tortilla con papaia, cetriolo, avocado, parmigiano, yogurt greco, pinoli, basilico e capperi. Credo di aver mangiato questo piatto ogni giorno per un anno e non l’ho più mangiato dopo. Sono certa che se lo preparassi di nuovo mi riporterebbe a quei giorni così felici.
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Zuppa di eglefino affumicato, mais e pancetta
In una casseruola, soffriggere una cipolla in una noce di burro, una volta ammorbidita, aggiungere i filetti di eglefino affumicato e cuocerli finchè non diventano dorati, aggiungere della panna, un po’ di latte, due patate ridotte in purea, mais, aglio, peperoncino e rimestare. Cuocere la pancetta in una padella a parte, finchè non diventa croccante. Guarnire il tutto con la pancetta e del prezzemolo.
Nata a Banbury, nell’Oxfordshire, Inghilterra, Polly Morgan si è trasferita a Londra per studiare letteratura inglese nel 1998. Durante gli studi incontra e frequenta molti artisti promettenti della zona di East-London e, spinta dal loro esempio, si dedica alla tassidermia, iniziando a creare sculture nel 2004. Dopo aver studiato con il tassidermista scozzese George Jamieson, Polly Morgan incomincia a giocare e a demolire la tassidermia tradizionale, creando sculture che attirano l’attenzione di diversi importanti collezionisti e curatori, sia inglesi che internazionali. Polly Morgan vive e lavora a Londra.
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