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The Blind leading the Dead – I fratelli Chapman a Pietrasanta

Sarà ancora possibile visitare fino al 5 novembre presso la galleria The Project Space di Pietrasanta la mostra The Blind Leading the Dead di Jake & Dinos Chapman. Protagonisti dell’ultima rivoluzione dell’arte europea, i fratelli Chapman rappresentano l’ala più provocatoria e trasgressiva della Young British Art. Per Jake & Dinos Chapman questa personale, allestita dal team della galleria The Project Space, segna il ritorno in Italia dopo decenni. Facilitati dal loro collaboratore di lunga data, il curatore e critico d’arte Mark Sanders, propongono un percorso espositivo di 28 lavori, tra opere ormai entrate nell’immaginario collettivo del mondo dell’arte contemporanea e alcuni inediti.

Il disagio è una condizione che nell’arte contemporanea sta scomparendo lentamente, o se vogliamo essere più precisi, se ne percepisce sempre meno la pressione. Nei rigori del politically correct, della cancel culture, dei formalismi da belle addormentate nel bosco, si annidano sempre di più moralismi sospetti e serpeggianti morbosità che poi esplodono nelle irritate ipocrisie di chi l’avrebbe mai detto. Meno male che ci sono i fratellini Chapman a giocare con il profondo rosso dei nostri incubi e delle nostre quotidiane ritualità. Non si tratta di provocazione o voglia di stupire, ma il turbamento che generano i due artisti inglesi proviene dalla spinta iconoclasta e allo stesso tempo irritante e divertita che emana dalle loro opere. Irritanti sicuramente, ma sempre in grado di colpire nel segno. Monument to Homeless Representation del 2019 è un chiaro esempio di riflessione tridimensionale sul processo effimero e drammatico della storia e delle storie dei singoli esseri viventi. La scultura a dimensioni reali, con manto e cappuccio del KKK, tende un pennello ad un antico dipinto rielaborato e degradato dagli stessi artisti. Il tempo sulla tela passa inesorabile, il degradarsi dell’umanità risulta impietoso. I personaggi raffigurati vengono deformati dallo sguardo imperfetto della storia, del male incarnato, di ognuno di noi, spettatori occasionali e transitori. Vittime e carnefici. Il gioco dell’esistere vale veramente la candela? La risposta ammiccante sembrerebbe positiva, ma grazie a dosi massicce di ironia e autocritica.

dettaglio di Monument to Homeless Representation

È un gioco di sguardi. Impietoso. Un feroce fermo immagine in cui il tempo ha continuato a macerare le carni, in un’erosione dei corpi, dei volti, per metterci di fronte alla brutalità del fatto, per usare una definizione particolarmente amata da Francis Bacon. La deformità mostruosa accentua la scena macabra, potenziandone ulteriormente la banalità della crudeltà umana. Nel catino putrido di sangue ristagna tutto il nostro tempo, tutto il nostro incomprensibile ribollire di conflitti e violenze. Eppure non riusciamo a non essere attratti da tanta grottesca ferocia. Un’attrazione epidermica per ogni singolo lavoro dei Chapman, che si tratti di una scultura, di un diorama, di un lavoro grafico, di un dipinto manomesso. Affermava in un’intervista di qualche giorno fa il filosofo Slavoj Žižek di aver scoperto on-line su diversi siti per sadomasochisti una nutrita varietà di testicle crashers (rompi testicoli) che i nazisti usavano per torturare i prigionieri. La domanda conseguente che si poneva il pensatore sloveno, ossia: a che punto siamo arrivati se quella che meno di cent’anni fa era considerata la peggiore forma di tortura, oggi si può comprare per il piacere? ci impone una riflessione amara, che si coagula nelle recenti sculture in bronzo dipinto Monument to Immortality, corpetti imbottiti di cartucce colorate che richiamano quelli esplosivi utilizzati dai terroristi. Un realismo spietato, e proprio il caso di dirlo, che trasforma un’arma terribile in un oggetto coloratissimo e infantile.

Monument to Immortality

Ed in effetti il gioco, spesso distruttivo e libero dei bambini emerge di continuo dalle opere dei fratelli Chapman, una scomposizione capricciosa e dissacrante, come ad esempio nella scultura Ronald McDonald, in cui un idolo africano sfoggia il ghigno malefico del pagliaccio della più famosa catena di fast food statunitense, oppure nei perversi diorami che dispiegano violenze e crudeltà in miniatura, scempi animali, torri gemelle di cadaveri. Eppure da queste opere estreme emerge una sfacciata voglia di dissacrare per ritrovare una vitalità che forse ad oggi è necessaria per attraversare un’epoca troppo spesso sempre più spaventosa e scioccante. Affermava Camus: Il male che c’è nel mondo viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione. Ma la comprensione spesso da sola non basta e forse sarebbe il caso di completare la riflessione dello scrittore francese con le parole di Stephen King: Si può uccidere il male seppellendolo di risate. L’importante è sempre tenere alta la guardia e ben aperti gli occhi. Poi se siano i ciechi a guidare i morti non riesco a dirlo con certezza, ma in tempi così cupi e sempre più bui, dovremmo allenare la nostra attenzione e non seguire chi ci vuole in coda nella parabola triste verso il baratro della morte.

Fabrizio Ajello

*in copertina dettaglio di Monument to Homeless Representation

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.