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Sumac Space presenta: Frames Cracked by Lines of Doubt, una mappa interattiva

Nella lingua greca, dialogo viene da διά-attraverso e λογος-parola/pensiero, è una conversazione, un movimento attraverso uno spazio aperto tra differenti dimensioni di sentire, pensare, agire, dove tutto può accadere. Cercando un format adeguato, abbiamo  sviluppato un’altra tipologia di spazio e un’altra dinamica di confronto: un trialogo, un incontro a tre, una conversazione continua senza un obiettivo specifico predeterminato. Dialogando e lavorando insieme attraverso spazio e tempo in regolari sessioni online, abbiamo testato come sia possibile condividere ed collaboare insieme in uno scambio libero da ruoli assegnati, aspettative e strutture.

Attraverso la seguente mappa, noi, Anahita Razmi (artista), Jaroslava Tomanová (curatrice/ricercatrice) e Fabrizio Ajello (scrittore/artista) abbiamo impostato un confronto, triangolando le nostre ricerche e i processi di pensiero ed esperienze artistiche su temi quali: stereotipi, decostruzione, decolonizzazione, traduzione e la figura del Trickster, il tutto corredato da una serie di domande stringenti sui temi trattati. Includendo link a risorse come articoli e libri, la mappa presentata può essere vista come una biblioteca che mostra in un unica visione le relazioni tra gli argomenti trattati. Questo progetto vuole essere così un punto di partenza per un’ulteriore crescita, una creatura di pensiero in continua evoluzione che presto prenderà la forma di un tetralogo, pentalogo, e così via.

La mappa presentata (visibile tramite il sito: https://sumac.space/dialogues/) serve come pietra angolare della nostra conversazione in evoluzione e continuerà a cambiare durante il processo collaboarativo. Se vuoi unirti ai nostri incontri liberi, irregolari, informali e non moderati che ruotano liberamente intorno alle domande proposte, invia una richiesta di modifica della mappa all’indirizzo: editorial@sumac.space.

Le seguenti domande possono essere intese come nodi flessibili, tese a stimolare una discussione e un confronto in fieri. Non determinano o precludono alcuna struttura o forma; possono essere affrontate singolarmente, o utilizzate come punto di partenza per focalizzare e processare insieme pensieri e intuizioni.

  • Quali relazioni vediamo oggi tra le pratiche di decostruzione e decolonizzazione? Quali possibilità ha la nozione di decostruzione rispetto agli stereotipi culturali attuali?

  • Come operano e scelgono oggi i luoghi del potere (istituzionale, economico, accademico…)?

  • Quali sono le figure che possono proporre alternative e sovvertire i sistemi di rappresentazione e di potere?

  • Il Meme? Il Trickster? Il Matto? Il Fake Account?

  • Trickster come alter-ego: questa “figura” è in grado di confondere, destabilizzare, scuotere il terreno del privilegio bianco e dello sguardo occidentale moderno e patriarcale?

  • Come può l’appropriazione essere impiegata per smantellare stereotipi culturali e costrutti ideologici?

  • Quali relazioni esistono tra tradizione, traduzione e originalità nell’arte contemporanea e nei linguaggi estetici?

  • L’ironia può formare una sorta di “intimità critica”? (vedi Spivak sulla mappa)

  • Il cinismo/nichilismo è l’opposto dell'”intimità critica”?

  • Cos’è un malinteso?

  • Cosa significa “lost in translation”? Come possono gli slittamenti accidentali del proprio pregiudizio inconscio rivelare una forzatura ideologica?

  • Cosa succede quando la grammatica, il sistema di regole di una lingua, viene applicata in un’altra lingua?

  • Questo fenomeno può raccontare la storia di un trauma passato? Può dare una testimonianza di una mente colonizzata?
  • https://sumac.space/dialogues/

    Sumac Space
    cerca di far luce sulla scena artistica del Medio Oriente in particolare. Questo progetto si basa sulla crescente esperienza di Sumac Space che funziona come piattaforma di ricerca così come spazio espositivo digitale per artisti contemporanei emergenti del Medio Oriente. In particolare, Sumac Space si concentra suilla forma dei
    Dialoghi, come mezzo per presentare diverse forme di ricerca e scrittura sulle pratiche creative del Medio Oriente. Questo format mira a stimolare l’interazione e la polivocalità, incoraggiare il pensiero critico e la conversazione intima che non è limitata dalla distanza fisica o da particolari mezzi di espressione.

In copertina: Anahita Razmi, REIGN COATS, 2018 – courtesy Anahita Razmi + Carbon12 Gallery

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.

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