La piattaforma no-profit Sumac Space è stata ideata e curata da Katharina Ehrl e Davood Madadpoor per promuovere la visibilità dell’arte contemporanea del Medio Oriente, offrendo la possibilità a giovani artisti e curatori di creare mostre, di porre domande e di far sentire voci diverse. In un contesto sociale e politico difficile, il Medio Oriente ha conosciuto negli ultimi anni un notevole rafforzamento artistico. Sumac Space intende così affrontare temi centrali e le urgenze contemporanee per rispecchiare il presente attraverso la lente degli artisti coinvolti.
Intervista a cura di Fabrizio Ajello
Partirei da una domanda secca: che accade artisticamente oggi in quello che definite Middle East, dal momento che oggi i “confini” si stanno moltiplicando per via della pandemia, e come avete deciso di rappresentarlo e raccontarlo?
Anche se attraversato da condizioni socio-politiche complicate, il Middle East negli ultimi anni sta conoscendo una notevole crescita artistica, soprattutto nella scena dei giovani talenti. In varie zone, sono evidenti molte opportunità del tutto nuove in termini di collezioni, musei, centri culturali, ecc…, ma i problemi connessi ai confini e alle limitazioni negli spostamenti all’estero, costringono soprattutto i giovani poco noti, per certi versi a non avere riscontri internazionali. Per noi è fondamentale ripensare il World Wide Web per un settore artistico il più ampio possibile, per facilitare e promuovere, non come esclusivo strumento del mercato dell’arte. Per la prima volta in Europa, è emersa chiaramente la questione della mobilità e delle restrizioni come problema cogente. Per i cittadini EU si tratta di qualcosa di nuovo, ma per persone di altre nazioni è una condizione con cui fare i conti quotidianamente proprio per le proprie origini. Ci piacerebbe dissolvere questi impedimenti e offrire un posto per esporre senza nessuna restrizione e costrizione burocratico-politica.
A quanto emerge da una nostra ricerca ci sarebbero almeno 55000 musei che richiedono un visto per poter essere raggiunti. Un esempio è proprio la Germania, dove i cittadini di più di 100 paesi devono applicare per un visto per poter accedere, in UK vale lo stesso per almeno 50 paesi.
Viviamo tempi sospesi, drammatici ed emergenziali, tra le parole chiave del progetto Sumac Space ho trovato “attivare l’immaginazione”, “nuova dimensione per lo spazio pubblico” e “solidarietà”, mi interesserebbe approfondire questi concetti che a mio avviso sono centri nevralgici del rapporto tra produzione di cultura e comunità contemporanea.
Il nostro progetto è dedicato alla scena artistica prendendo in considerazione le “limitazioni” socio-politiche tra globale e locale. Sumac Space è sostiene artisti e giovani curatori offrendo la possibilità di realizzare mostre superando tutti i problemi nel mondo “reale”. Crediamo fortemente che artisti e curatori possano dare forma al futuro e rivelare il filo rosso che lega l’intera umanità. Sicuramente tutti noi dobbiamo adattarci alle differenze e ai nuovi format che ci vengono imposti dall’emergenza, ma gli artisti devono dare nuove opportunità proprio per questa situazione. Con Sumac Space cerchiamo di mettere in atto un nuovo approccio in merito all’esposizione on line. Per noi l’artista è il fulcro del progetto ed infatti abbiamo creato la “Artists’ Rooms” che vengono curate dagli stessi artisti e funzionano come un autoritratto sperimentale. Questo è un ulteriore livello di percezione e comprensione, attivata attraverso l’immaginazione dell’artista e il suo lavoro, dei suoi percorsi mentali, del suo modus operandi.
Timo Nasseri, LIGHTBLUE-RED – 2019
Avete anche progettato per il futuro un ideale scambio con artisti, curatori, ricercatori, studiosi italiani?
Sumac Space è stato presentato giorno 8 Ottobre, e nuove voci da Tel Aviv, Vienna, Berlino e Lisbona si sono aggiunte sotto forma di ospiti curatori e autori della nostra sezione di dialoghi. Questo chiarisce la nostra convinzione che la piattaforma nasce proprio per invitare le persona per collaborare e creare un dialogo in una prospettiva internazionale che possa offrire spunti e soluzioni per riflettere sul genere umano. Le soluzioni innovative emergono proprio quando il dialogo diviene protagonista. L’umanità condivide molto più di quanto si creda. Ma per essere più precisi in merito alla domanda, al momento Pietro Gaglianò, curatore e studioso basato a Firenze, sta collaborando proprio nella sezione dei dialoghi.
La scelta della dinamica del testo dentro lo spazio della pagina web, quasi in stato di galleggiamento, mi ha ricordato lo stato di naufragio. Come mai questa scelta?
Abbiamo volutamente scelto la Dinamica, proprio perché la vita non è strettamente legata ad un solo posto. Focalizzandoci sul Middle East prendiamo in esame la sua diaspora globale e il nostro mondo in continuo cambiamento.
Farzaneh Hosseini, Buffoon – 2015
Come potrebbe cambiare nei prossimi anni la produzione e la fruizione di opere d’arte? Non siamo in una condizione di eccessiva smaterializzazione dell’opera in quanto oggetto fisico e di distanziamento dall’esperienza culturale comunitaria? Rischiariamo una forma di appiattimento virtuale?
Le questioni inerenti a ciò che potrebbe accadere per via dei cambiamenti connessi al progresso tecnologico o all’innovazione sono emerse già dal periodo dell’industrializzazione – si pensi al testo di Walter Benjamin L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Di sicuro ci saranno cambiamenti connessi a differenti possibilità tecnologiche – ma questo è evidente in moltissimi ambiti già dal XIX secolo. Oggi più che mai le innovazioni ci forniscono non solo nuove possibilità per produrre arte, ma anche per poterne fruire. Ma se osserviamo bene il mondo della produzione artistica e quello del mercato dell’arte emerge evidente che nonostante lo sviluppo tecnologico e le innovazioni, le tecniche tradizionali (pittura, scultura, fotografia) continuano a prevalere. Siamo convinti che questa continuerà ad essere una costante perchè è la natura stessa del “fare arte”. Tuttavia, siamo fortemente convinti che lo spazio virtuale non è un sostituto del museo, ma piuttosto un complemento. I vantaggi per quest’ultimo saranno sia la permanente disponibilità – adatta ai nostri tempi – sia un’acessibilità trans-nazionale.
Fabrizio Ajello
In copertina: Anahita Razmi, Iranian Beauty (video still) – 2013
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Davood Madadpoor, nato nel 1981, Tehran Iran.
Ha studiato fotografia presso la Casa dei Fotografi Iraniani e l’Università di Scienze Applicate e Tecnologia di Teheran. Dopo aver conseguito la laurea in Belle Arti, si è laureato in Progettazione e cura degli allestimenti artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze con una tesi incentrata sul contesto locale come impulso e ispirazione per le pratiche artistiche degli artisti in residenza. Attualmente lavora a Villa Romana, Firenze, come assistente curatore e coordinatore del progetto.
Katharina Ehrl, nata nel 1985, Monaco di Baviera Germania.
Dopo un Bachelor Professional of Trade and Commerce, ha studiato Storia dell’Arte a Monaco di Baviera e Venezia. La sua ricerca si concentra sullo sviluppo dell’arte moderna e contemporanea nel mondo arabo e nella sua diaspora, con particolare attenzione al Libano. Attualmente è dottoranda all’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera.
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