Arte e Fotografia

SPAZIO RIVOLUZIONE: racconto di una storia indipendente

Immerso nel centro storico di Palermo nasce, da un’idea dell’artista siciliano Adalberto Abbate, Spazio Rivoluzione che riprende il nome ma anche la simbologia dal luogo che lo ospita. Piazza Rivoluzione vede posta al centro la statua del Genio dove il popolo si radunava, durate i moti del 1820 e del 1848, per protestare contro la dinastia dei Borbone.

Logo Spazio Rivoluzione

Il progetto nasce dalla volontà di gestire in modo assolutamente autonomo e indipendente un luogo che sia non solo svincolato dalle dure leggi di mercato e dai sistemi elitari, ma che sia anche uno spazio di rigenerazione del pensiero che rifletta sullo strato politico e antropologico in un momento storico di forti conflitti ideologici. Riappropriarsi di una libertà comunicativa e creare una rete internazionale senza passare da canali di potere è una scommessa ardua, ma lo è ancora di più se vivi a Palermo. Lo Spazio Rivoluzione però senza farsi intimorire ha già prodotto tre mostre di altissimo spessore concettuale completamente autofinanziate, affermando così la propria linea politica e teorica. Inaugurata il 16 novembre del 2018 la prima collettiva prende il nome di “FANGO vol.1”, termine che a Palermo serve ad identificare gli individui più abietti, con chiarissimi riferimenti a quella gestione corrotta della politica e del sapere. 

“Si può immaginare che le conoscenze, invece di essere diffuse in virtù del loro valore formativo o della loro importanza politica […], vengano fatte circolare negli stessi circuiti della moneta.” (Jean-François Lyotard, La condizione postmoderna-Rapporto sul sapere, pag. 16, Feltrinelli, Milano 1981). 

Riprendendo le parole dello storico francese, già alla fine degli anni 70’ si affrontava la problematica del sapere mercificato come fonte di profitto e mezzo di controllo, mettendo in crisi la legittimazione del pensiero e affermando che è proprio il dissenso a generare nuovo sapere, cambiando le “regole del gioco” e mettendo in discussione i modelli esistenti per generarne di nuovi. Lo Spazio Rivoluzione quasi come un’entità militante, un “contenitore” di sapere, dimostra il proprio dissenso verso quei sistemi dell’arte contemporanea che si muovono nei canali legati alle leggi di mercato. Per Adalberto Abbate “l’arte deve avere anche una funzione di sfogo” e non può prescindere dal pensiero politico. “FANGO vol.1” (Adalberto Abbate, Franko B, Jota Castro, Mario Consiglio, Sandro Mele, Calixto Ramírez e Santiago Sierra) non è solo una mostra ma nasce come progetto itinerante (presentato con il vol.2 al Grimmuseum di Berlino) che elimina il filtro edulcorato del “bello per il bello” per  palesare  la realtà in tutta la sua crudezza. 

Per rimarcare la propria linea teorica, lo spazio di Abbate ospita, nell’ottobre 2019, per la prima volta a Palermo “La Sombra“, video-performance di Regina José Galindo commissionata e prodotta nel 2017 da Documenta 14 (Kassel). Artista straordinaria si serve del corpo e della scrittura poetica per ricodificare drammi collettivi quali la violenza sulle donne, la discriminazione delle minoranze, la negazione dei diritti civili e l’oppressione politica, portando il pubblico in una sorta di catarsi riattivando “tagli” di memorie collettive spesso scomode. 

Regina José Galindo, La Sombra, 2017

“Può essere, tuttavia, che un pattern culturale cerchi di imporsi attraverso vuoti di memoria, come spesso avviene nei sistemi totalitari: “buchi” nella coscienza collettiva, articolazioni sradicate perché troppo complesse e dunque percepite come una minaccia per la rappresentazione culturale identitaria.” (F. Spagna, Cultura e Controcultura, pag. 49, Elèuthera editrice, 2016). 

Pertanto, per evitare che alcuni poteri impongano se stessi attraverso un processo di deculturazione, è necessario che ci siano delle opposizioni culturali che proteggano e rivendichino la propria identità. In “La Sombra”, inseguita da un carro armato tedesco, Regina José Galindo reagisce contro l’ineluttabilità del male, utilizzando gestualità e presenza fisica come simbolo di lotta e resistenza. “In una corsa disperata, incessante, senza né inizio né fine, ci pone davanti al gioco della sopraffazione e dell’abuso di potere; un’angosciante danza macabra fatta coercizioni, soprusi e violente prevaricazioni, che assume fin da subito un carattere universale”(cit. Luisa Montaperto).

L’ultima collettiva presentata dallo Spazio Rivoluzione, dal 25 ottobre al 30 novembre 2019, prende il nome “GLI ANIMALI” (Adalberto Abbate, Thomas Braida, Andrea Buglisi, Mario Consiglio, Joseba Eskubi, Federico Lupo, Diego Moreno, Gianni Pedone, Laboratorio Saccardi, Antonio Riello) creando una relazione imprescindibile tra umano e animale.

Gli Animali, preview, Spazio Rivoluzione, Palermo, 2019

Quanto la nostra natura animale può prescindere dalla nostra relazione con il mondo? Da sempre l’uomo ha indagato sulla natura e rappresentato, sin dai primi graffiti rupestri, gli animali che hanno accompagnato l’uomo nel suo processo di evoluzione. Animali di compagnia, sacri, d’allevamento, da caccia, da temere, da difendere o da ammaestrare in tutti i casi in continua relazione con l’essere umano in un tacito legame genetico indissolubile. Ma quanto realmente l’uomo può controllare l’animale e il proprio istinto animale in un equilibrio sano? E questo equilibrio, dettato da leggi economiche e morali, è davvero giusto? “GLI ANIMALI” in modo provocatorio rimanda anche a una  natura atavica fatta di istinti primordiali e necessità primarie che poco per volta l’uomo ha represso ma che coesistono con l’uomo stesso. 

GLI ANIMALI, Thomas Braida, Nascondino poco etero, 2012, private collection

“Tanto più ignaro quanto più è sicuro di sapere… Ed è superfluo aggiungere come ciò che definiamo Sapere altro non sia che un’altra forma d’Ignoranza: altamente organizzata, è naturale, ed eminentemente scientifica, ma appunto per questo tanto più completa e tanto miglior produttrice di scimmie inferocite. Quando l’Ignoranza era semplicemente ignoranza, noi eravamo l’equivalente dei lemuri, degli uistitì e delle bertucce. Oggi, grazie a quella Super-Ignoranza che è il nostro sapere, la statura umana si è accresciuta a tal segno che il meno progredito tra noi è ad esso un babbuino, e il più perfetto un orango, e perfino, se ha raggiunto nella società il grado di Saggio, un Gorilla vero e proprio”. (A: Huxley, La scimmia e l’essenza, pag 41, Oscar Mondadori, 1980). 

GLI ANIMALI, Mario Consiglio, Syrian Bear and Orang- Utan, diamanti su carta, 2015

Per attivare una coscienza collettiva è necessario che il sapere non passi attraverso i sistemi del potere. Se l’arte, dunque, vuole essere rappresentazione del mondo non può percorrere unicamente le strade del mercato ma deve necessariamente essere libera nella costruzione di concetti propri che permettano di raccontare la realtà senza filtri. Questo è l’obiettivo di Spazio Rivoluzione che con coerenza si sposta da Berlino al Grimmuseum con FANGO vol.2, passando per Torino in occasione della mostra “MANIFESTO/ Iconografie dell’indipendenza” dove, Spazio Rivoluzione presenta il personale manifesto demarcando i propri principi ispiratori contrapposti alle dinamiche di potere legate al “museo” come istituzione, contro la sudditanza al mercato e ai favoritismi politici. 

Dal 29 novembre al primo dicembre 2019 proprio un museo, il MACRO di Roma, ospiterà la mostra “MANIFESTO/ Iconografie dell’indipendenza” e questo apre uno spiraglio alla possibilità di un dialogo tra istituzione e spazi indipendenti in un processo di rigenerazione del sapere. 

L’arte contemporanea ha il compito di raccontare il mondo e di tenere viva la memoria collettiva ma, solamente svincolandosi dalle leggi del potere e del denaro può diventare un valore aggiunto per la collettività, altrimenti rimane esclusivamente un vuoto esercizio di stile. 

GLI ANIMALI, Spazio Rivoluzione, Palermo, 2019

About the author

Sasvati Santamaria

Nasce il 18/02/1983, a Palermo. Frequenta L’Accademia di Belle Arti nella città nativa. Frequenta un Master allo IED in curatela, facendo la sua prima importante esperienza presso il concorso Talent Prize 2012. Cura diversi progetti, perseguendo sempre l’obiettivo di concentrare l’attenzione sulle pratiche sperimentali di giovani artisti.

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