Le coloratissime e minimali astrazioni della coreana Soonja Han (Seoul, 1952) sono esposte fino al 7 luglio a Firenze in una mostra personale presso la Galleria Il Ponte, che con questo evento chiude la stagione espositiva prima della pausa estiva.
Artista nota soprattutto per le sue vibranti opere astratte, ma anche per raffinate sculture e brillanti installazioni, la Han si concentra da anni sulla forma del cerchio. “Il cerchio è la vita continua – ha dichiarato l’artista – se si lancia non si rompe. La vita è formidabile, la vita è solida, la vita è felicità. Quando lavoro ad un quadro che mi piace immagino che esso romperà gli schemi”.
La percezione dei luoghi è inoltre per l’artista coreana fondamentale, che si basa per la sua ricerca sull’energia creativa che i luoghi stessi le trasmettono.
La mostra fiorentina della Galleria Il Ponte, che porta il titolo “Destini incantati” e curata da Soojung Hyun, riunisce dieci grandi dipinti, sette sculture, otto disegni e un’animazione digitale, e rappresenta una nuova sfida per l’artista alle comprensioni convenzionali del luogo. Per Soonja Han lo spazio é inteso come una realtà fisica, ma nel processo di visualizzarlo come un’opera d’arte, diventa qualcosa oltre lo spazio fisico stesso. Han combina o separa l’opera d’arte e lo spazio che lo abita in diverse dimensioni. Il segno, simbolo circolare, è il vero contenuto dell’opera. Una sorta di mondo interiore che lei vuole esprimere in un totale senso di libertà. L’artista rifiuta di legare la sua creatività a qualsiasi nozione ideologica e si mantiene fedele alla sua volontà di superare le sorgenti tradizionali orientali e occidentali che in lei si combinano, per creare un suo proprio universo spirituale.
In questa mostra l’artista interpreta la città di Firenze come un’immagine e uno spazio millenario, ma guardandola da una prospettiva diversa. Tutto nasce dal ritrovamento di una foto d’archivio in bianco e nero di Firenze risalente al XX secolo, e da li sviluppa l’idea della mostra. L’immagine raccontava delle diverse stratificazioni storiche della città, a cui l’artista ha sovrapposto una lamina circolare rossa trasparente con due cerchi ritagliati, dando come risultato una visione di Firenze non più nel passato, ma proiettata verso spazi avveniristici, attraverso l’intervento e la particolare visione dell’artista stessa. “Sono stata a Firenze – ha commentato ancora la Han – per la prima volta circa 30 anni fa, per me è simbolo di vitalità ed energia. In questa opera ho utilizzato una foto di Firenze così come l’ho lasciata, e non ho mai dimenticato.”
Oltre a ritrarre narrazioni culturali nell’ambiente urbano, Han esplora i concetti correlati di forma, colore e luce attraverso i suoi dipinti circolari, installazioni e disegni. Le sue luccicanti forme rotonde si legano a specifiche idee astratte e alla fine proiettano la nostra percezione di Firenze in una nuova luce.
Anche l’opera che apre la mostra intitolata Firenze (2017), crea una connessione tra la luce che si riversa attraverso l’oculo del Pantheon a Roma e l’effetto della luce che si riverbera tra i cerchi multicolori di due forme semicircolari ondulate in alluminio specchiante, che, collocate sul pavimento all’ingresso della galleria, riflettono le decorazioni circolari del soffitto a cassettoni rinascimentale sovrastante. “Quest’opera –spiega Soojung Hyun – simbolicamente rivela la sua pura luce e, nel fare questo, visualizza l’intensa passione artistica che questa città ha avuto. La luce cadendo nello spazio interno del Pantheon si conchiude in un unico circolo che riflette la forma della finestra aperta”. Si tratta di un elemento circolare specchiante, diviso in due parti. Separazione che suggerisce lo spazio immaginario dove l’artista può reinterpretare la sensazione della caduta di luce.
Ma le opere più sorprendenti esposte in mostra sono quelle tele in cui l’artista realizza un grande cerchio attraverso l’uso di cerchi più piccoli, ognuno con tre cerchi ritagliati all’interno, i quali sono uniti fittamente in un grande cerchio realizzato in un unico smagliante colore acrilico su fondo neutro. Si tratta di Smelling Pink Flower, Purple Universe e Blue Indigo Universe, tutti realizzati nel 2017, i quali sono tre manifestazioni di una identica forma vibrante e otticamente pulsante, che vuole essere una risposta unitaria della Han alla bellezza degli antichi capolavori fiorentini, creando una connessione tra spazio e tempo, con effetti davvero essenziali ed energici.
L’artista, che si è formata in Corea, si trasferisce a Parigi nel 1983, città nella quale riscopre se stessa in una città piena di energia con un ambiente artistico dinamico e aperto. Decide quindi di restare e continuare i suoi studi all’Ecole Nationale Supérieure des Arts-Décoratifs. In seguito viaggia in tutta Europa, per assorbire la sua concezione di composizione formale, che lei poi arricchirà di un vocabolario cromatico più complesso. Soonja Han tiene la sua prima personale alla Jean-Claude Richard Gallery a Parigi nel 1988. Da li inizia un susseguirsi di mostre realizzate un po’ in tutto il mondo, non tralasciando naturalmente l’Italia, dove espone per la prima volta a Milano nel 2002, con la mostra Cerchi alla Galleria Vismara, in cui presenta le sue emblematiche forme circolari in tonalità luminose e vivide, e segna un significativo punto di svolta nella sua carriera.
Questi dipinti dai toni positivi ed energici, riscuotono grande attenzione e successo e la Galleria Vismara le organizza nel 2004 e 2006 altre due nuove mostre. Queste esposizioni aprono la strada anche ad un’altra importante mostra realizzata a Napoli a Palazzo Crispi nel 2007. Durante questo periodo la Han continua a sviluppare nei suoi dipinti maggior movimento, dinamismo, vitalità, e cromaticità. Anche i Musei cominciano a prendere atto del suo lavoro e le offrono la possibilità di presentare opere di grandi dimensioni e di esplorare più a fondo le relazioni tra dipinti e spazio.
L’artista coreana coniuga nei suoi lavori, forse in maniera involontaria, la tradizione della cultura orientale da cui proviene con quella della cultura occidentale di cui ormai fa parte vivendo a Parigi da oltre trent’anni. Nella sua arte le due culture da lei assimilate e altamente meditate vengono ricombinate e riproposte con risultati assolutamente nuovi ed emozionanti, attraverso un linguaggio estetico colto e raffinato, che tende verso una comunicazione universale.
Cecilia Barbieri
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