Arte e Fotografia

Salvador Dalì | Il sogno del classico

A distanza di qualche anno dal grande evento a Palazzo Reale di Milano, l’artista catalano Salvador Dalì è tornato sotto i riflettori del Bel Paese con una serie di retrospettive.

Dalì. Il sogno del classico è il nome che Palazzo Blu ha scelto per una esposizione a lui dedicata, inaugurata l’1 Ottobre 2016 e prorogata fino al 19 febbraio 2017 per il gran numero di visitatori (oltre 65mila).

Organizzata in collaborazione con La Fundación Salvador Dalì e Mondo Mostre, la mostra è a cura di Montse Aguer i Taeixidor – direttrice della Fondazione stessa – ha presentto al pubblico più di 150 opere provenienti dal Museo Fundación Salvador Dalì di Figueres, dal Dalì Museum St. Petersburg in Florida e dai Musei Vaticani.

La tematica della grande ammirazione per il Rinascimento viene affrontata in modo decisamente introspettivo ed intimo a tratti: diverse linee temporali corredate da avvenimenti chiave e frasi autobiografiche di eco storica hanno accolto i visitatori nelle prime sale, concedendo qualche pausa narrativa attraverso grandi fotografie murali in bianco e nero su cui è stato piacevole soffermarsi.

Salvador Dalì, Senza titolo. Giuliano de’ Medici dalla tomba di Giuliano de’ Medici di Michelangelo (1982 c.a.)

Dalì appare così attraversato da una forte ammirazione per Michelangelo, Raffaello, Dante e Cellini, tanto da riflettere questa era di misticismo nel suo lavoro per il Teatro Museo di Figueres – ancora oggi emblema di inquietudine stilistica, misticismo ed innovazione.

Un’ampia sezione è stata poi dedicata a Port Lligat, il “luogo dell’anima” dell’artista, ove ha vissuto dal 1930 fino alla morte della moglie e musa Gala nel 1982. Qui l’artista cresce: rimane coerente a quello spirito ambizioso che tanto ridondava nei suoi diari adolescenziali, pur crescendo, trovando in sua moglie la sua unica Musa e faro angelico nella tempesta, studiando e reinterpretando il “classico”. Appartiene a questa sezione una interessante riflessione sul paesaggio che diviene l’elemento fondamentale della produzione artistica di Dalì, caratterizzato dall’importanza totale della luce che rende ogni cosa atemporale ed incorporea.

Salvador Dalì, Paesaggio a Port Lligat (1950)

Gli anni che vanno dal 1950 al 1970 appaiono quindi come una sorta di chiave di volta: le prime mostre importanti (a Roma nel 1954 ed a New York nel 1965), la serie di illustrazioni per la Divina Commedia, l’inizio dei lavori per il teatro-museo, la ricerca della tridimensionalità.

Ed è proprio la sezione degli acquerelli dedicata a Dante quella che più ha stupito e fatto emergere un lato sconosciuto dello stesso artista, identificato con i suoi orologi molli o con quella che possiamo definire come “metafisica del colore” del tutto personale e riconoscibile. L’acquerello, la gouache, la sanguigna, permettono di manifestare in folio tutta una serie di influenze che vanno da Blake, a Doré, a Botticelli e non nascondono certo quella “tendenza classicista” su cui è imperniata l’intera esposizione.

Illustrazione per La Divina Commedia, Paradiso, Canto VII (1950)

Il culmine del percorso illustra ancora un altro lato poco noto dell’artista: grazie ai 30 disegni ed acquerelli che raccontano la vita di Benvenuto Cellini, riusciamo a completare un puzzle intricato ed introspettivo, in cui Dalì appare realmente una figura poliedrica, complessa e che abbraccia più discipline.

Senz’altro una mostra che ha richiesto tanto impegno e si è servita di menti che amano realmente l’opera daliniana, tanto da riuscire a trasmettere questa ammirazione a chi l’ha visitata ed ha percorso le sale in gruppo con le guide o da solo con un paio di cuffie.

Pamela Buonsante

About the author

Pamela Buonsante

Classe 1989, da sempre amante dell’arte nelle sue molteplici forme. Sceglie di studiare Scienze dei Beni Culturali ad indirizzo storico-artistico presso l’Università di Bari, dove termina il primo ciclo di studi. E’ una viaggiatrice instancabile e una divoratrice di libri. Tra i suoi principali interessi figurano le Arti Visive e le Arti Applicate, la buona musica e la buona tavola.

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