La quarta puntata del reportage di Memecult dedicato al meglio dell’arte contemporanea nella capitale: siamo andati a conoscere da vicino i protagonisti e gli addetti ai lavori della “città eterna” che nel suo glorioso passato trova spazio anche per il contemporaneo. ROMA CONTEMPORARY #4 presenta smART – polo per l’arte e incontra la direttrice Stephanie Fazio.
A cura di Patrizia Genovesi
Stephanie, vuoi raccontarci la storia della galleria?
smART – polo per l’arte nasce come progetto per promuovere l’incontro e il confronto con la comunità artistica e contribuire al dibattito sull’arte contemporanea attraverso un programma di mostre, attività didattiche e incontri culturali.
Dal 2013, con uno slancio mecenatistico, sosteniamo gli artisti nella loro pratica contemporanea, creando opportunità di diffusione del loro lavoro e occasioni d’interazione col pubblico.
Nel far ciò abbiamo scelto di invitare curatori indipendenti a partecipare ai nostri progetti.
Come è strutturata la vostra presenza a livello nazionale e internazionale? Siete parte di un circuito?
Il mondo dell’arte è sempre più interconnesso ed è capace di superare distanze e confini. Gli operatori (artisti, curatori, galleristi, collezionisti…) sono ormai abituati a parlare una “lingua comune” che permette di intendersi molto meglio rispetto a qualche anno fa – anche se a volte si corre il rischio di appiattire le differenze e le sfumature. Per quanto riguarda la nostra breve esperienza, abbiamo partecipato a un paio di manifestazioni (la più recente delle quali è GRANPALAZZO) con le quali ci siamo confrontati con un pubblico e una dimensione internazionale. Abbiamo inoltre lavorato più volte con artisti stranieri: la maggior parte di coloro che hanno preso parte alla mostra STOP AND GO. L’arte delle gif animate era di origine nordamericana, mentre l’esposizione attualmente in corso, Una sola moltitudine, vede accostati i lavori di un autore italiano, Filippo Berta, e di uno messicano, Calixto Ramírez. Le pubblicazioni che accompagnano tutte le nostre mostre, infine, sono in doppia lingua, di modo che i contributi critici possano essere apprezzati anche dalle persone che non sono di lingua italiana.
Quali sono i più importanti artisti da voi rappresentati?
Per noi sono stati tutti importanti e con tutti abbiamo mantenuto un rapporto di fiducia e collaborazione; con Federico Pietrella, Gabriele Picco e con i due artisti della mostra in corso, Filippo Berta e Calixto Ramirez, si è creata una particolare sintonia.
Quali sono state le vostre attività più rappresentative nel corso dell’ultimo anno?
Il novecento in dieci opere, curato da Davide Ferri, ciclo di incontri che nasce con l’intento di raccontare dieci opere del secolo scorso, ha avuto un significativo riscontro e ha visto crescere esponenzialmente il numero dei partecipanti nel corso dell’anno.
La mostra STOP AND GO. L’arte delle gif animate, curata da Valentina Tanni e Saverio Verini, dedicata ai linguaggi della cultura digitale, una delle prime collettive in Europa sull’uso artistico delle gif, ha suscitato moltissimo interesse anche da parte di realtà che ci hanno chiesto di rendere il progetto itinerante.
Una sola moltitudine, doppia personale degli artisti Filippo Berta e Calixto Ramírez, sempre a cura di Saverio Verini, un dialogo tra due approcci diversi alla performance è indicativa del nostro interesse a proporre linguaggi diversi; la mostra ha finora mosso un buon interesse, ma è troppo presto per fare un bilancio.
Come descrivereste la vostra clientela?
Si pensa che i sostenitori principali di una galleria siano i collezionisti. Nel nostro caso la vendita delle opere finora non è stata sufficiente a coprire tutti i costi delle attività; ciò è reso possibile da donazioni private che, insieme alle entrate della didattica, coprono le spese dei progetti culturali e delle attività gratuite.
Quali sono i vostri punti di forza ?
Ciò che ci connota e in parte ci differenzia da altre realtà è uno scambio ravvicinato con gli artisti,
coi quali costruiamo un rapporto stretto e confidenziale; da questa collaborazione scaturisce non solo il progetto espositivo, ma anche il suo catalogo e i programmi culturali e didattici.
Lavoriamo insieme per periodi che vengono di volta in volta definiti e spesso si crea una frequentazione che va oltre la durata e gli spazi della mostra.
Aggiungete pure un elemento del quale volete parlare che non rientri tra le domande precedenti. (Qualcosa di cui siete orgogliosi?)
Fin dall’inizio abbiamo sostenuto il lavoro degli artisti, acquisendo alcune loro opere con l’intento di formare una collezione che tracci la storia della nostra linea espositiva e rappresenti un valore aggiunto per i nostri visitatori e collezionisti che sappia rinforzare l’idea che smART sia un luogo dedito all’arte contemporanea e impegnato nel suo sviluppo.
Come descrivereste la vostra strategia di sviluppo per il prossimo biennio?
Continueremo a esplorare approcci differenti. Non vogliamo caratterizzarci come lo spazio espositivo che tratta soltanto questo o quell’artista, questa o quella “tecnica”. La nostra è prima di tutto una missione culturale e vogliamo che a distinguerci siano serietà, “scientificità” dei contenuti, possibilità di divulgarli a un pubblico che non sia soltanto formato da addetti ai lavori. In questo senso sono parte fondamentale del nostro programma gli incontri con gli artisti che espongono da noi, le attività didattiche e altri momenti di approfondimento con critici e curatori.
Dove andrà secondo voi l’arte nei prossimi dieci anni?
Credo sia una domanda alla quale è praticamente impossibile rispondere, visti i cambiamenti di gusto che si sono susseguiti freneticamente negli ultimi decenni. Negli anni Settanta abbiamo vissuto la grande stagione dell’arte concettuale; negli anni Ottanta abbiamo assistito al ritorno della pittura; negli anni Novanta l’affermazione definitiva della videoarte e poi delle installazioni… Ovviamente questa “periodizzazione”è una semplificazione, ma è comunque indicativa della difficoltà che anche gli operatori incontrano nel cogliere e anticipare possibili cambiamenti e novità. Insomma, la storia dell’arte è fatta di azioni e reazioni e, a volte, di ritorni! Sicuramente mi auguro che si superino certi formalismi e certi approcci che oggi portano a rendere indistinguibili artisti che, magari in due punti lontanissimi del mondo, praticano lo stesso tipo di arte. Per quanto riguarda smART, in questi tre anni di esperienza, abbiamo cercato di esplorare i più possibili linguaggi e “generi”: dalla pittura all’installazione, dalle immagini in movimento alla performance, sempre seguendo il nostro gusto e mai semplici tendenze.
Su quali artisti, quali tendenze, quali generi secondo voi i clienti dovrebbero investire? Dove va il mercato in prospettiva?
Di certo la pittura ha il vantaggio di poter essere facilmente acquistabile ed esponibile in un contesto domestico, almeno sulla carta. Detto questo, io credo che si debba investire nelle opere capaci di dar forma e corpo a un’idea e a un pensiero; poco importa che siano dipinti, installazioni, fotografie o video. Per quanto riguarda gli orientamenti del mercato, direi che le difficoltà sono le stesse che si riscontrano nel capire “dove va l’arte” e che ho affrontato nella risposta precedente.
Che cosa rende un “prodotto artistico” appetibile per la vostra clientela?
Sicuramente un’opera agevolmente installabile in una casa ha un vantaggio innegabile rispetto alle altre. In questo senso pittura, installazioni e fotografie – anche per la loro “manutenzione”, generalmente più semplice – sono più appetibili. Ciò premesso, la nostra clientela e il nostro pubblico cercano lavori che – attraverso una forma capace di soddisfare anche l’occhio! – possano trasmettere un pensiero e dirci qualcosa sul nostro tempo, rappresentando possibilmente qualcosadi nuovo.
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