Arte e Fotografia

ROMA CONTEMPORARY #3 | La galleria Monitor

La terza puntata del reportage di Memecult dedicato al meglio dell’arte contemporanea nella capitale: siamo andati a conoscere da vicino i protagonisti e gli addetti ai lavori della “città eterna” che nel suo glorioso passato trova spazio anche per il contemporaneo. ROMA CONTEMPORARY #3 presenta la galleria Monitor.

A cura di Patrizia Genovesi

Come è strutturata la vostra presenza sul territorio? 

La galleria ha la sua base a Roma, anche se ha avuto anche una presenza a New York per circa due anni, all’inizio mediante progetti “pop up” sparsi per la città e in seguito con una sede fissa nel Lower East Side. Nell’aprile 2016 abbiamo organizzato “Corale”, l’esposizione di apertura di Frigoriferi Milanesi, un importante centro di arte contemporanea nella città di Milano.  E’ stato un progetto interessante nato dal connubio tra tre diverse gallerie, Monitor, Spazio A di Pistoia e P420 di Bologna. Da due anni inoltre insieme alla galleria di Federica Schiavo proponiamo “Gran Palazzo”, una fiera di arte contemporanea a Zagarolo, che ha visto coinvolte 18 gallerie il primo anno e ben 28 il secondo. Collaboriamo spesso con altre gallerie con l’obiettivo di consolidare una rete nazionale e internazionale affinché le iniziative espositive abbiano sempre più presa sul territorio. In passato la galleria ha avuto diversi artisti che hanno esposto mostre ad esempio al Castello di Rivoli, alla triennale di Milano, al Mussino di Bolzano. Abbiamo tenuto collaborazioni di questo genere molto di frequente, soprattutto dal 2003 al 2011 per supportare per lo più i nostri artisti emergenti.

Come nasce Monitor? Come nasce questa modalità innovativa di presentarsi sul panorama nazionale e internazionale? 

Monitor è nata nel 2003. All’epoca eravamo prevalentemente focalizzati sul linguaggio video. Negli ultimi anni abbiamo deciso di sfruttare il tessuto connettivo che nel frattempo si era creato per darci un’apertura più ampia e più fruibile, anche attraverso progetti di collaborazione con altre gallerie come il già nominato “Gran Palazzo”.

Pat O'Neill, solo show, 2016, installation view at Monitor
Pat O’Neill, solo show, 2016, installation view at Monitor

Qual è il punto di forza della galleria? Potete attingere a un bacino particolare di artisti ? Riuscite ad intercettare le nuove tendenze ?

Potrei direi che il nostro punto di forza è la qualità degli artisti che rappresentiamo. Ma c’è stato un cambiamento lungo la storia della galleria. Inizialmente proponevamo esclusivamente artisti emergenti, per farli conoscere alla critica e al collezionismo. Negli ultimi tre anni invece abbiamo collaborato per lo più con artisti “storici”, che hanno alle spalle decenni di produzione ma non hanno avuto la possibilità di interfacciarsi con il territorio. Per esempio stiamo lavorando con l’archivio di Elisa Montessori, in vista di un’esposizione alla FIAC Parigi in cui verranno esposti lavori del 1980. Montessori è stata l’ultima artista italiana ad entrare in galleria secondo questa modalità; il primo è stato Claudio Verna, un artista che il pubblico di Monitor non conosceva. Ci occupiamo esclusivamente di artisti viventi, poiché la relazione diretta con l’autore rende la fruizione dell’opera ancora più significativa ed appagante.  Abbiamo quindi diversi elementi di specificità e tendiamo a non omologarci alle “mode”. Non potrei mai proporre al pubblico di Monitor un lavoro che non mi piace, anche se l’artista è di grande tendenza ed impatto sul mercato.  Negli ultimi due anni abbiamo portato avanti una ricerca importante sulla pittura figurativa, con ben tre mostre  dedicate ad un pittore tedesco e a due italiani.

Esiste una corrente che tende ad escludere il figurativo dall’arte contemporanea. C’è il rischio che in questo modo il valore attribuito alle opere non dipenda dalla loro qualità ma all’opinione di pochi critici?

La mia galleria esiste da 13 anni e non ricordo in Italia grandi mostre di arte figurativa. Credo proprio che la mia generazione non abbia mai avuto gli strumenti adeguati per giudicare la figurazione. Perché forse non sono stati forniti dei parametri di giudizio da chi avrebbe dovuto estenderli. La collezione di musei come il Moma ha uno zoccolo duro proprio sulla pittura, e questo dovrebbe far riflettere molto.

Thomas Braida, Solo show, 2016, installation view at Monitor, Rome
Thomas Braida, Solo show, 2016, installation view at Monitor, Rome

Dove consiglieresti ai tuoi clienti di investire? Come è costituito e come si articola il mercato? 

Potrei sembrare snob, ma davvero questo tema non mi interessa. E non perché vendere non sia importante: al contrario, se non vende una galleria chiude. Non mi interessa perché credo che le valutazioni di questo tipo non mi competano. Soprattutto all’inizio alcuni clienti mi domandavano: “Questo tra tre anni quanto varrà?” Ovviamente non avevo nessuna risposta certa, ma ero in grado di valutare se un dato artista aveva il potenziale per essere valorizzato dal mercato. Ma la mia motivazione per vendere un prodotto non è mai la probabilità che esso aumenti di valore dei prossimi tre anni: è invece la sua qualità e la sua aderenza al gusto del cliente. Io mi rivolgo a persone che capiscono che cosa sia una collezione d’arte e che interagiscono con serietà sia con la galleria, sia con l’artista. Per me questa è una condizione necessaria.

Quindi la maggior parte dei tuoi clienti sono collezionisti. Dove vanno a finire le opere che vendi? Che ruolo hanno le istituzioni? Le affitta per le esposizioni ?

Alcuni collezionisti tengono le opere presso di sé, altri le concedono in comodato ai musei. Si può comprare arte per vari motivi: per piacere, oppure per fare un investimento. Una motivazione non esclude l’altra: si può acquistare per piacere facendo nel contempo un investimento. Ma tra le due motivazioni c’è una differenza. Ho la fortuna di avere sempre clienti che condividono il mio spirito e colgono quella differenza. Spero che sia sempre così.

CORALE, curated by Monitor, P420, Spazio A, installation view at FM Centro per l'Arte Contemporanea, Milan, Photo Credit Lorenzo Palmieri
CORALE, curated by Monitor, P420, Spazio A, installation view at FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milan, Photo Credit Lorenzo Palmieri

Hai avuto clienti che non fossero collezionisti d’arte? 

Sì, ma anche in quel caso si trattava di persone che si avvicinavano alla galleria con l’intento di iniziare a collezionare, per il puro gusto del piacere, e che poi sono diventati veri e propri collezionisti. .

Che ruolo svolge l’istituzione pubblica nel mondo dell’arte contemporanea? 

L’istituzione manca totalmente nella sua funzione di sostegno agli artisti italiani. In paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna spesso gli artisti emergenti hanno la possibilità di esporre le loro prime opere all’interno di strutture istituzionali; ciò li aiuta a migliorare la consapevolezza di sé e ad impostare efficacemente lo sviluppo della propria carriera. In Italia non esiste niente di questo:  i giovani artisti che escono da un’accademia d’arte trovano ad attenderli un vuoto istituzionale dove le uniche ancore di salvezza sono i privati. E’ per questo che all’estero gli artisti italiani si conoscono così poco: l’Italia non li propone, non li sostiene, è completamente assente.

Nella vostra comunicazione vi rivolgete esclusivamente ai collezionisti o anche alla gente comune? 

La galleria non ha un ufficio stampa e per la comunicazione utilizza i metodi canonici, vale a dire le email, le riviste di settore, i quotidiani e i siti internet specializzati. La comunicazione raggiunge un pubblico vasto ed eterogeneo, tanto che a visitare le nostre esposizioni abbiamo una gran parte anche di pubblico generalista.                                     La galleria d’arte, soprattutto in Italia, ruota tutta intorno alla figura individuale di chi la fonda e la promuove. E’ una piccola impresa individuale, che cresce di pari passo con la crescita personale di chi l’ha creata.

Nicola Samorì, Solo show, 2016, installation view at Monitor, Rome
Nicola Samorì, Solo show, 2016, installation view at Monitor, Rome