La prima puntata del reportage di Memecult dedicato al meglio dell’arte contemporanea nella capitale: siamo andati a conoscere da vicino i protagonisti e gli addetti ai lavori della “città eterna” che nel suo glorioso passato trova spazio anche per il contemporaneo. ROMA CONTEMPORARY #1 presenta la galleria Gagosian.
A cura di Patrizia Genovesi
Volete raccontarci la storia della galleria? Come è strutturata la vostra presenza a livello nazionale e internazionale?
Larry Gagosian ha aperto la sua prima galleria, specializzata in arte moderna e contemporanea, a Los Angeles nel 1980. Cinque anni più tardi ha allargato la sua attività a New York, inaugurando la prima galleria a Chelsea con una mostra di lavori dalla collezione Pop Art di Emily e Burton Tremaine. Dal 1989 al 1996 ha aperto una galleria al 65 di Thompson Street a Soho con il famosissimo dealer Leo Castelli, nella quale organizzarono mostre di Ellsworth Kelly, Roy Lichtenstein, Bruce Nauman e altri artisti importanti della generazione del dopo-guerra. In trent’anni Gagosian Gallery si è evoluta in un network globale con sedici spazi a New York, Los Angeles, San Francisco, Londra, Parigi, Roma, Atene, Ginevra e Hong Kong. La mostra attualmente in corso, Fish Lamps di Frank Gehry, è la quarantesima inaugurata nello spazio romano. Abbiamo un head-quarter a New York e una visione unica, articolata attraverso i diversi programmi di mostre nelle singole gallerie.
Quali sono i più importanti artisti da voi rappresentati?
Ogni artista con il quale lavoriamo è importante per noi, tra i nomi più noti possiamo citare Damien Hirst, Jeff Koons, Anselm Kiefer, Giuseppe Penone, Takashi Murakami tra molti altri. Lavoriamo inoltre a stretto contatto con le fondazioni che rappresentano artisti quali Cy Twombly, Roy Lichtenstein, Giacometti e Willem de Kooning.

Quali sono state le vostre attività più rappresentative nel corso dell’ ultimo anno?
Per quanto riguarda la galleria di Roma, senz’altro l’intera programmazione dell’anno, che ha spaziato da mostre collettive come Prototypology, focalizzata sul momento creativo che precede la creazione finale di ogni artista, a personali di artisti come Taryn Simon, Frank Gehry e la brasiliana Adriana Varejão che apriremo in ottobre.Tra i progetti in collaborazione con musei pubblici possiamo ricordare la straordinaria mostra di John Currin al Museo Bardini di Firenze, attualmente in corso fino ad ottobre.
Come descrivereste la vostra clientela?
Appassionata, preparata, variegata. Grazie alla disponibilità di opere comprese in un range di prezzo molto ampio (dai 7.000 usd a qualche milione di dollari) possiamo dialogare con un pubblico sfaccettato.
Quali sono i vostri punti di forza ?
Non dovrei essere io a dirlo, ma credo l’attenzione speciale dedicata agli artisti, l’altissimo livello qualitativo dell’offerta artistica e quindi commerciale che possiamo proporre, la professionalità dello staff.
Come descrivereste la vostra strategia di sviluppo per il prossimo biennio?
Realizzare progetti espositivi sempre più importanti ed ambiziosi nelle nostre gallerie, entrare in contatto con una fetta sempre più ampia di pubblico e collezionisti, e continuare la collaborazione intrapresa con le istituzioni pubbliche e private.

Su quali artisti, quali tendenze, quali generi secondo voi i clienti dovrebbero investire? Dove va il mercato in prospettiva?
Non credo ci sia una vera tendenza o, comunque, se sia bene seguirne una. Io consiglio sempre di collezionare artisti che si amino e opere dalle quali poi si desideri essere circondati a lungo, se non per sempre. Scegliendo una galleria capace e artisti seri e intelligenti, l’investimento verrà da sè. Il mercato richiede un contenuto valido ormai, e il pubblico e i collezionisti sono, a ragione, sempre più attenti ed esigenti.
Che cosa rende un “prodotto artistico” appetibile per i vostri collezionisti?
La struttura del progetto al quale appartiene e la forza dell’opera in sè. Da non dimenticare la compatibilità con le possibilità di spesa personali. Quando questi e altri elementi si combinano, si può assistere a dei veri e propri “colpi di fulmine”.
Galleria Gagosian, Via Francesco Crispi 16, Roma
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