In occasione di Palermo Capitale della Cultura 2018 e dei 70 anni dalla Fondazione di Magnum Photos, al Real Albergo dei Poveri una mostra dedicata alle più celebri fotografie di Robert Capa.
Fino al 9 settembre 2018 al Real Albergo dei Poveri di Palermo (corso Calatafimi, 217) è in corso Robert Capa Retrospective, mostra fotografica di una delle più note figure di spicco del fotogiornalismo del XX secolo, nonché cofondatore di Magnum Photos, nel 1947, insieme con Henri Cartier Bresson, George Rodger, David “Chim” Seymour e William Vandivert.
Questa monumentale retrospettiva riunisce 107 fotografie in bianco e nero stampate su medio e grande formato, immagini che hanno fatto la Storia: sia perché, eliminando le barriere tra fotografo e soggetto, sono testimonianza unica e iconica della sofferenza, la miseria, il caos e la crudeltà dei cinque grandi conflitti mondiali del XX secolo, di cui Capa è stato testimone oculare; sia perché hanno scandito, eternandola, la breve vita di Robert Capa, pseudonimo di Endre Friedmann (Budapest, 22 ottobre 1913 – Thai Binh, 25 maggio 1954).

L’esposizione è articolata in 12 sezioni che si susseguono, grosso modo, rispecchiando l’ordine cronologico con il quale sono state scattate. Si comincia con Copenhagen 1932, data nella quale Robert Capa, appena 19enne, ha rubato, usando una piccola Leica, un celebre scatto a Lev Trockij, che non amava essere fotografato e ripreso, durante una Conferenza tenuta a Copenaghen: in essa è riuscito a cogliere la vigorosa gestualità e la ferma convinzione nelle sue idee.
Segue la sezione Francia 1936-1939, nel quale è riuscito a immortalare i fermenti popolari parigini degli anni ’30, cui segue la sezione Spagna 1936-1939, in cui ha documentato per immagini la guerra civile e della quale, in particolare, ha scritto che “Nessuno è sicuro in nessun luogo in questa guerra, le donne si tengono in disparte, ma la morte ingegnosa le scova dal cielo”. In questa sezione è esposto il celebre scatto che raffigura la morte di un miliziano lealista, colto proprio nel momento in cui sta per cadere al suolo. Recenti ricerche hanno dato un nome a questo volto, come ha riportato il curatore, Denis Curti: si tratterebbe dell’operaio tessile Federico Borrell García, detto “Taino”, appartenente alla Juventudes Libertarias, ucciso nel 1936, all’età di 24 anni, da una pallottola franchista sulla collina di Las Malaguenas, presso Cerro Muriano.

Seguono, poi, le sezioni dedicate alla Seconda Guerra Mondiale, denominate Cina 1938, Gran Bretagna e Nord Africa 1941 – 1943, Italia 1943 – 1944, Francia 1944, Germania 1945: in esse spiccano senza ombra di dubbio i 3 degli 8 scatti superstiti che hanno documentato il D-Day: Robert Capa fu l’unico fotografo della Storia a seguire lo sbarco in Normandia e a produrre ben 106 scatti che, a causa errori tecnici di stampa sono andati quasi tutti perduti. Ne sono rimasti solo otto e tre sono inclusi in Robert Capa Retrospective: sono scatti assai sfocati che paiono disegni, e non foto, ma che riescono ugualmente a trasmettere la fatica e le forti emozioni provate dai soldati in quei memorabili istanti. Come ha, infatti, osservato Richard Whelan, biografo e studioso di Capa, che ha originariamente curato Robert Capa Retrospective, “Se la tendenza della guerra è quella di disumanizzare, la strategia di Capa fu quella di ri-personalizzare la guerra registrando singoli gesti ed espressioni del viso”.

Assai interessante è la sezione dedicata alle fotografie scattate da Robert Capa in Sicilia, tra il 1943 e il 1944. In essa sono riuniti molti primi piani, scattati nei paesi dell’entroterra in cui sono passate le truppe americane dopo il loro sbarco nell’Isola: sono ritratti di gente comune entusiasta ed ospitale, proprio come il piccolo pastore di Troina intento ad indicare la strada a un grande soldato statunitense. È in queste foto che Capa corrobora l’idea che “Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino” perché è da vicino che la fotografia diventa un’emozione.
Le ultime sezioni sono intitolate Europa orientale 1947, Israele 1948-1950, Indocina 1954 e documentano pure scene e momenti di tensione civili, in cui spesso Capa era direttamente coinvolto e a causa dei quali rischiò più volte di perdere la vita. E non è un caso che si spense all’età di 40 anni a Thai Binh, in Indocina, finendo sopra una mina antiuomo: paradossale è che si recò in quella regione come sostituto del fotografo chiamato a realizzare quel reportage. Chissà quanti altri reportage fotografici avrebbe potuto realizzare se non fosse deceduto prematuramente!

La mostra si conclude con una peculiare sezione dedicata ai Ritratti dello stesso Capa insieme con i ritratti di suoi amici e di artisti: Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston, William Faulkner, John Steinbeck; e infine un immagine sornione di Capa, scattata da Ruth Orkin nel 1951.
In questa sezione emerge un Robert Capa che amava scherzare e circondarsi di amici e vivere in allegria, forse per potere allontanare dalla sua testa e dai suoi ricordi le immagini di sofferenza che vedeva e viveva in prima persona quando fotografava la guerra.
La rassegna palermitana è promossa dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana e organizzata da Civita in collaborazione con Magnum Photos e la Casa dei Tre Oci.
Margherita Musso
in copertina: Pablo Picasso e Françoise Gilot, Golf Juan, Francia. Agosto 1948
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