Leggere e pesanti, organiche e inorganiche, biomorfe e antropiche: non sembrano sculture, ma organismi che, ancorati alle pareti, prendono campo all’interno dello spazio. Non sculture, dicevamo, ma organismi in movimento. Alla Rizzuto Gallery di Palermo.
Dolcemente accostate, quasi a sembrare sospese come nuvole, le opere dello scultore tedesco Jáchym Fleig si avviluppano delicatamente e armoniosamente allo spazio espositivo della Rizzuto Gallery di Palermo. Sono opere organiche che generalmente invadono paesaggi, strutture, muri, pavimenti, finestre, soffitti e tutte quelle strutture di sostegno che consentono l’ancoraggio di installazioni, naturali o artificiali.
Anche se in qualche modo lo ricordano, non sono come i celeberrimi stucchi dei Serpotta che, proprio a Palermo, hanno fatto scuola, ma proprio come loro, Fleig realizza le proprie opere anche in stucco, in cemento, in calcestruzzo, in gesso, in legno e in poliuretano, materiali edili volti a realizzare opere dalle sinuosità barocche e fortemente dinamiche. Dislocate all’interno della galleria e appositamente pensate per essa, le istallazioni si adattano allo spazio ospite, stravolgendo l’abituale fruizione del luogo, scatenando nel visitatore una forte tensione emotiva di contrasti, frutto di una stabilità precaria delle opere che, al tempo stesso, sembrano possedere una leggerezza spumosa e soffice, danno vita a opere che continuamente oscillano tra leggero e pesante, organico e inorganico, biomorfo e antropico.
Danilo Lo Piccolo
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