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Rinascimento Psichedelico #4: Good vibrations!

Nel corso di queste puntate, abbiamo visto come il movimento controculturale giovanile degli anni ’60 e ’70 sia stato brutalmente represso dalla propaganda reazionaria della classe politica statunitense, che temeva un ammutinamento nazionale e internazionale contro i valori di una generazione intera.

Da qui psilocibina, LSD, mescalina, MDMA vengono inserite tutte nella Tabella 1, che indica le sostanze con un alto potenziale di abuso o farmaci che non hanno usi medici riconosciuti – ma che probabilmente sarebbero stati riconosciuti se quegli studi non fossero stati tranciati via così radicalmente.

In questo modo, l’illegalità apre loro la strada degli ambienti underground ed è proprio grazie a quel sottobosco di vissuti sporchi, ruvidi e anarchici se siamo riusciti a mantenere vive, nella nostra collettività di paesi occidentali, quelle sostanze così tabù nella nostra società borghese.

In questi anni fioriscono le esperienze e gli studi di autrici e autori che diventeranno istituzioni fondamentali all’interno dell’universo psichedelico.

Sono i primi anni infatti degli studi di Stanislav Grof, psichiatra ceco, che nel corso di tutta la vita condurrà ricerche sugli stati alterati di coscienza, sulle esperienze extra corporee, sulle esperienze al limite tra vita e morte, e che ha dato, e continua a dare (classe 1931), un contributo fondamentale agli studi in questo campo. Per fare un esempio, nel libro Incontro con la morte, del 1977, parla della

 morte come di un’avventura della coscienza, piuttosto che di disastro biologico definitivo

che la nostra società Occidentale non prende assolutamente in considerazione in questa produttività frenetica e iperbolica.

Stanislav Grof

Altra figura di spicco che emerge in quegli anni, e che diventerà fondamentale tra queste costellazioni di pensatrici e pensatori, è Terence McKenna, che tra le varie portò avanti una teoria, non confutata ma sicuramente interessante, secondo cui a giustificare l’evoluzione umana così repentina in termini geologici ci fosse lo zampino delle sostanze psichedeliche. Ne parla ne Il cibo degli dei (1992).

In Italia negli anni ’90 nasce Shake Edizioni che porta nel nostro paese testi ormai insostituibili nel panorama psichedelico. Negli stessi anni nasce la SISSC, la Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza, grazie a Giorgio Samorini, botanico di fama internazionale.

In qualche modo il fermento rimane attivo su questi due fronti: quello più underground e quello delle ricerche, soprattutto in campo filosofico e letterario. Fronti, in ogni caso, che si ibridano e si mescolano costantemente.

Se da un lato abbiamo i contesti clinici, legati alla psichiatria e alla psicologia (vedi Sandoz, Osmond, il primo Leary e colui che fu poi Ram Dass), dall’altro abbiamo la controcultura giovanile, quel sottobosco di cui si accennava prima legato all’illegalità, alle esperienze vive e apparentemente disorganizzate della sperimentazione personale. Ed è proprio grazie a quest’ultimo campo se oggi possiamo parlare di Rinascimento Psichedelico.

È infatti il movimento rave che eredita e sintetizza la filosofia hippy e punk con un uso orizzontale e collettivo delle sostanze, non gerarchizzato e libero.

Il merito dei rave però non è solo quello di aver traghettato le sostanze psichedeliche attraverso l’illegalità, mantenendo viva l’attenzione e cercando di scardinare il tabù su sostanze che ci permettono, per certi versi, di

guardarci riflessi in uno specchio di inconscio.

Il merito della cultura rave è stato anche quello di aver contribuito a creare una coscienza attorno agli psichedelici, codificando figure come sitters, per assistere le persone che durante le giornate di musica intensa e sostanze avessero problemi di salute o anche solo problemi di carattere emotivo.

È in contesti come questi che crescono organizzazioni come Zendo Project che si occupano della salute e del benessere delle e dei partecipanti ai diversi festival.

Ma se all’interno di questi contesti si tratta di riduzione del danno, di informazione e assistenza, esiste un altro tipo di supporto che si differenzia dal semplice “sitting” o supporto in caso di necessità. In questo senso, ad oggi abbiamo un prolificare di figure che si dedicano, fuori dall’ambito clinico, al benessere di persone non necessariamente affette da patologie o condizioni psicologiche più o meno invalidanti.

In più, è giusto ricordarlo, gran parte del sapere di questo tipo è stato custodito da moltissime allieve e moltissimi allievi di psicologia e psichiatria proprio nel fermento culturale dei decenni precedenti, che hanno studiato magari con Timohy Leary o Ram Dass. Nel corso quindi di queste decadi hanno continuato segretamente e illegalmente ad aiutare le persone non solo attraverso percorsi di terapia classici, ma anche grazie soprattutto all’aiuto di percorsi con sostanze psichedeliche.

Tra questi nomi, troviamo Ann e Alexander “Sasha” Shulgin, il padrino psichedelico, coniugi recentemente venuti a mancare (rispettivamente 2022 e 2014) che sono stati linfa per le ricerche intorno all’MDMA, riscoprendo questa sostanza e dando vita agli studi inerenti. Ricordiamo quindi i loro scritti PiHKAL e TiHKAL, (acronimi rispettivamente di Phenethylamines I Have Known And Loved e Tryptamines I Have Known And Loved) scritti a quattro mani, che raccontano le loro esperienze con diverse sostanze psicoattive.

Alex Grey, The Shulgins and their Alchemical Angels, 2010

Nel momento storico attuale, di vivacità culturale e scientifica intorno al potenziale di queste sostanze, si inserisce quindi la costellazione di individui che, nei paesi in cui ciò è legale, assistono chi necessita di un supporto psichedelico.

Il background di queste persone che lavorano tra Paesi Bassi, Messico e Stati Uniti (dove legale), giusto per citarne alcuni, è piuttosto eterogeneo e dipende dalle diverse storie soggettive e professionali di ogni “guida” o “tripsitter” – anche se non per tutte e tutti è consono utilizzare questi termini.

Nel corso della mia ricerca, iniziata grazie a Eta, italiana che vive a Utrecht da diversi anni e di cui si trova un estratto su Vice Italy, ho potuto intervistare persone che provengono dalla psicologia, da un percorso quindi più canonico, dall’arte e dal reiki oppure da esperienze personali legate alla botanica. Non esiste quindi un approccio univoco ma, anzi, quello che è possibile constatare è un firmamento infinito di persone che di mestiere si fanno carico delle esperienze di chi supportano e li assistono in questa esplorazione oltre lo stato di veglia. C’è chi fa tenere una mascherina sugli occhi, mentre si è a letto, memori dagli insegnamenti legati alla psicologia e alla psichiatria, c’è chi lascia liberi di esplorare, guardare e attivare i sensi. La musica è immancabile.

Da MYR di Chiara Francesca Rizzuti, il supporto di Loes, 2020

Ma ci sono sicuramente alcuni passaggi fondamentali condivisi. Diversi incontri pre-sessione, molti confronti, il digiuno prima dell’esperienza, un momento a posteriori di integrazione per dialogare e capire cosa possa averci insegnato.

C’è chi pratica da solo o da sola e chi offre invece strutture adibite ad ospitare più persone per i trattamenti, con tanto di sessioni di yoga e meditazione. Si lavorerà quindi con sostanze legali come psilocibina e salvia divinorum, nei Paesi Bassi per esempio. E fino all’anno scorso, per esempio, prima che finisse nella Tabella 1, la ayahuasca in Italia godeva di uno statuto speciale che consentiva di lavorare con retreats ad hoc, nonostante il DMT, il principio attivo, fosse (ed è tuttora) illegale.

Da MYR di Chiara Francesca Rizzuti, Funghi B+, 2022

Il merito di questo tipo di approccio è quello di ricordarci che non esiste una sanità mentale (o fisica) e la malattia e che aprirsi oltre le mura delle terapie cliniche è necessario affinché chiunque abbia il diritto ad esplorare sé stessə.

C’è chi ha bisogno di prepararsi per momenti della vita, chi affronta un lutto, chi vuole lavorare su un tratto di sé, chi per capirsi meglio. Sono vari i motivi e non necessariamente rientrano nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Malattia e sanità non sono infatti due categorie indipendenti ma sono anzi flussi continui da un polo all’altro che cambiano a seconda del contesto culturale, declinando condizioni non solo geograficamente ma anche secondo condizioni di classe, di genere e di provenienza.

Aprire le porte della percezione anche a chi non convive con condizioni mentali più o meno invalidanti è fondamentale per poter lavorare sul benessere psicologico, emotivo e generale dell’individuo nella sua interezza.

Va ovviamente ricordato che se si è sotto psicofarmaci o si soffre di schizofrenia, è sempre molto più che raccomandato ascoltare un parere medico esperto.

In ogni caso, le esperienze psichedeliche possono aiutare e hanno un potenziale enorme che sta destando parecchi dal proprio torpore, per tornaconto economico, per sano e onesto interesse del benessere della collettività, ma non sono una bacchetta magica.

Ci vuole anche del nostro, non solo per non impossessarci di strumenti legati a tradizioni native (e su questo punto torneremo presto) ma anche per non capitalizzare su sostanze che possono sì mostrarci un’altra via ma che rischiano di entrare in un circuito farmaceutico, depotenziando il loro potere visionario e, con questo, anche mistico, magico e rivoluzionario.

Meme di meme_psichedelici

In fondo, le sostanze psichedeliche sono capaci di condurci per mano in spazi e universi dentro di noi che non abbiamo mai realmente accettato come reali, se così la si vuole leggere, ma anzi che abbiamo rifuggito in nome della produttività, della performance e della perfetta funzionalità in questa società. I funghi, e non solo quelli “magici”, ci insegnano la cooperazione collettiva (grazie Paul Stamets per farsi interprete), l’ayahuasca, sperando che non venga divorata dal turismo, ci mostra ancora che non siamo solo carne, ossa, sangue e soldi, il peyote è un pezzo fondamentale delle culture native americane che svolgono un ruolo fondamentale all’interno della comunità.

Gli psichedelici sono un richiamo alla nostra natura di esseri umani, vivi, figli e figlie di una natura che stiamo distruggendo in questo Capitalocene. La Natura trova sempre un modo per proliferare e sopravvivere, in questo scenario potremmo però non esserci noi.

Secondo lo psichiatra Piero Cipriano al convegno dell’Associazione Luca Coscioni, tenutosi il 14 Ottobre a Modena in occasione del panel di MAPS Italia di Federico di Vita e Diletta Cecchi (torneremo anche su questo), c’è una grossa probabilità che la rivoluzione psichedelica non avverrà e che queste sostanze verranno depotenziate e che quindi perderanno questo enorme potere naturale e viscerale. Ma c’è ancora un po’ di speranza.

Gli psichedelici possono salvarci da questo sistema sociale ed economico che ci sta portando al collasso? E noi, soprattutto, saremo in grado di ascoltare?

*copertina: gentile concessione di Chiara Fossati dal libro Whatever, edito da Cesura Publish, 2021.

Chiara Francesca Rizzuti

About the author

Chiara Francesca Rizzuti

Cremona, 1991. Studia arte e cinema al DAMS di Bologna e approfondisce gli studi sull’immagine contemporanea al master di Fondazione Fotografia. Attualmente vive ancora a Bologna dove fotografa molto, lavora ancora di più e non studia abbastanza antropologia. Qualche volta scrive.