Seguendo il Bianconiglio, la psichedelia tra letteratura, saggistica e musica
“Per precipitare all’inferno o librarti angelico ti servirà un pizzico di psichedelico”.
Così Humphry Osmond, psichiatra del Saskatchewan Mental Hospital in Canada, parla nel suo scambio epistolare con Aldous Huxley della nuova classe di sostanze di cui stava studiando le potenzialità nel condurre psiconauti all’estasi mistica. È il 1956, tre anni dopo il primo viaggio a base di mescalina dello scrittore Aldous Huxley che, in seguito, pubblica Le Porte della percezione, primo vero e proprio resoconto di un trip psichedelico che avrebbe fornito un vocabolario alle generazioni future per descrivere viaggi di questo tipo.

Non ci volle molto perché da Huxley si arrivasse alla classe intellettuale e artistica occidentale.
Sempre nel 1956 pubblica Paradiso e Inferno, Henri Michaux fa uscire Miserabile miracolo ed è del 1959 Il pasto nudo di William Burroughs (di cui segnaliamo la versione cinematografica di David Cronenberg del 1991). Sono diversi i titoli pubblicati in quegli anni, come il libro di Caino di Alexander Trocchi o ancora di Michaux Conoscenza degli abissi. Nel 1960 Huxley con L’isola tratta della sostanza psicoattiva chiamata moksha, estratta da un fungo, di lì a poco avremo Le lettere dello yage di Burroughs e Allen Ginsberg, i primi testi di Carlos Castaneda. Ricordiamo inoltre Be Here Now di Ram Dass, pubblicato tornato dall’India nel 1971.

Di qualche anno più tardi sono i primi scritti di Terence McKenna, altra figura fondamentale dal punto di vista filosofico per il movimento della controcultura americana di quegli anni, che ha introdotto teorie interessanti sull’evoluzione umana ma non approfondite dalla comunità scientifica internazionale perché solo supposizioni. In italiano segnaliamo: Il cibo degli dei. Alla ricerca del vero albero della conoscenza edito da Piano B e DMT. Conferenze, visioni e predizioni su come raggiungere il piano divino per Shake Edizioni.

Negli stessi anni, siamo ormai a metà degli anni Settanta, un’altra figura inizia a pubblicare diversi saggi che rimarranno nel panorama della cultura psichedelica e non solo: Stanislav Grof, psichiatra ceco che studierà per tutta la vita gli stati alterati di coscienza, come anche lo stato di morte e premorte. Secondo lo psichiatra, infatti, alcuni stati psichici dotati di grande potenziale evolutivo (da lui definiti “emergenza spirituale”) verrebbero letti riduttivamente dal solo inquadramento diagnostico psichiatrico, mentre potrebbero avviare ed esprimere, se opportunamente elaborati, anche un naturale processo di guarigione e sviluppo psicologico. Grof riconosce in alcuni di questi episodi, spesso drammatici, un notevole potenziale evolutivo e di rinnovamento interiore.
Insomma, il periodo degli anni Sessanta è un proliferare di testi che diventeranno bibliografia fondamentale per chiunque si avvicini al tema, che in questa sede abbiamo giusto accennato, e che nel corso dei decenni successivi andranno moltiplicandosi.
Come abbiamo già avuto modo di vedere, la controcultura di quegli anni non si è sviluppata solo tramite l’arte, la saggistica e la narrativa in generale, nonché in campo psichiatrico, ma anche tramite la musica. Anzi, potremmo dire che la musica sia stata il veicolo principale attraverso cui l’ondata psichedelica si è diffusa in tutto l’Occidente.
In quegli anni la musica rock non era solo potenza e vigore. Con l’entrata in scena di queste sostanze, il rock valeva da compendio a quella ricerca dell’inconscio; così quando furono messi in vendita i primi sintetizzatori elettronici, distorsori e gli effetti per chitarra, si aprì un universo di nuove sperimentazioni, dalla California con i Velvet Underground fino all’Inghilterra con il blues dei Cream o dei Traffic.

Furono i Pink Floyd i primi a immergersi nell’ambiente psichedelico, nonostante il loro intento non fosse mai dichiaratamente politico ma semplicemente quello della pura sperimentazione musicale. Nel 1967 esce uno dei più grandi album del rock psichedelico: The Piper at the Gates of Dawn, che fu registrato ad Abbey Road, contemporaneamente ai Beatles e ad un altro album considerato altamente psichedelico Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Nel 1971 esce invece Meddle che segna la fine dell’era Syd Barrett e l’inizio della direzione di Roger Waters, i Pink Floyd qui mantengono lo stile di Atom Heart Mother per esplorare nuovi scenari visionari e infiniti, rispettando le radici blues, la musica si riempie quindi di nuovo significato, andando verso letture più intimiste.
Nel 1973 esce l’album The Dark Side of the Moon, perfetta sintesi di quei suoni mistici che accompagna viaggi interiori.
Abbiamo già citato Revolver dei Beatles nel corso di questa rubrica, i brani più lisergici che fanno considerare l’album di un rock ante litteram, uscito nel 1966, sono I’m Only Sleeping, She Said She Said, che si ispira ad un trip di LSD, Doctor Robert che parla appunto di un “dottore lisergico” e soprattutto Tomorrow Never Knows, ispirato al Libro tibetano dei morti.
Ma non sono solo gli artisti americani e inglesi di questi anni come Bob Dylan, Mick Jagger e Keith Richards, John Lennon o Paul McCartney, che nel 1967 alla rivista “Queen” raccontò della sua esperienza con l’LSD, a parlare di psichedelici, anche in Italia, forse più timidamente, si accenna ad esperienze con sostanze psicoattive. Oltre a Federico Fellini e alla scrittrice Elsa Morante che ne lascia traccia in La Sera Domenicale, c’è chi ipotizza che Primo intermezzo di Fabrizio De André alluderebbe ad un’esperienza psichedelica a base di LSD, mentre Lucio Dalla ne fa omaggio esplicito nel brano LSD del 1966.
Suggeriamo qualche approfondimento sulla psichedelia italiana: su Stone Music alcuni pezzi fondamentali, mentre qui qualche informazione sulla scena nostrana. Sempre su Stone Music un altro approfondimento sul rock psichedelico in generale.
Arrivando ai giorni nostri, la letteratura psichedelica si fa ancora più varia.
In Italia dagli anni ‘90 la SISSC, la Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza, inizia a pubblicare Altrove, una collana di saggi dedicati al tema.
Di recente il panorama editoriale italiano fiorisce di testi interessanti: abbiamo già citato più volte Michael Pollan o La scommessa psichedelica di Federico di Vita (di cui suggeriamo ancora una volta il podcast Illuminismo Psichedelico insieme a Psichedelika, della Società Psichedelica Italiana). Nel 2018 per Nottetempo è uscito La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami di Davi Kopenawa e Bruce Albert, uno straordinario resoconto della vita e del pensiero cosmo-ecologico di Davi Kopenawa, sciamano e portavoce dell’Amazzonia brasiliana.
Ricordiamo inoltre la sterminata bibliografia del ricercatore Giorgio Samorini, prolifico botanico italiano conosciuto in tutta la comunità psichedelica internazionale.
Sempre per approfondire dal punto di vista prettamente clinico, segnaliamo la realtà di Psy*Co*Re che pubblica anche raccolte degli interventi grazie alla casa editrice Anima Mundi.
Con una prefazione di Vanni Santoni, figura di spicco della psichedelia italiana, di recente ADD Editore ha pubblicato Pharmako gnosis. Piante psicoattive e la via venefica di Dale Pendell, un’immersione nell’universo culturale e spirituale dei veleni e dei medicamenti, un percorso che attraverso la conoscenza occulta conduce il lettore-adepto a una gnosi dal potere guaritore, un viaggio giocoso ed erudito nella cultura psichedelica e terapeutica, i cui riferimenti spaziano da Anaïs Nin a Friedrich Nietzsche, da Carlo Ginzburg a Timothy Leary, e la cui lettura o consultazione è inebriante.
Chiudiamo questa carrellata assolutamente non esaustiva ma giusto di assaggio della psichedelia, a cavallo tra musica e scritti, con un progetto inglese con sede a Londra: Wavepaths.
Wavepaths, fondata da Mendel Kaelen e Anna Wakefield, è un progetto che si dedica a sviluppare musica per le terapie assistite a base di psichedelici, di cui parleremo nelle prossime puntate.
Chiara Francesca Rizzuti
v*immagine di copertina: Alex Grey, Collective Vision, 1995, olio su lino, 38×38 in.