“Go ask Alice, I think she’ll know”
Seguendo il Bianconiglio, la psichedelia tra cinema e televisione
Quando ero piccola, i miei cartoni animati preferiti firmati Walt Disney erano Peter Pan, grazie al quale ho rischiato di buttarmi giù dalla finestra sperando anche io di volare (grazie nonna per esserti fatta venire il dubbio che stessi bene mentre eri in cucina), ma soprattutto Alice nel Paese delle Meraviglie. Addormentarsi, mangiando strani funghetti o bevendo strane soluzioni che mi mostravano scenari incredibili e personaggi buffi era per me affascinante, nonché un modo più realistico di credere alle storie. Anni dopo, ho incontrato sul mio cammino le teorie psichedeliche, in particolar modo la psilocibina e, un po’ come Alice, ho seguito il Bianconiglio.
Essendo cresciuta negli anni ’90, tra i video di Floria Sigismondi, la fobia dei nostri genitori per Marilyn Manson o l’isteria collettiva da Millenium Bug che prendeva corpo sul World Wide Web riportandoci in un universo futuristico alla Matrix, un’altra icona di quella decade sono sicuramente i Simpson. Ma mentre moltissimi ne apprezzavano il lato satirico e intelligentemente ironico, le puntate che più guardavo con piacere e che serbo nel cuore, oltre ad alcune legate agli alieni o a X-Files, rimangono quelle ricondotte all’universo allucinogeno e psichedelico, che durante la serie sono state diverse.
L’episodio 9 dell’ottava stagione, El Viaje Misterioso di Nuestro Jomer (Il viaggio misterioso del nostro Homer, 1997), uno dei più riusciti di Matt Groening, parla proprio di un viaggio mistico di Homer che lo aiuterà a ricongiungersi con Marge. L’intera puntata ha chiari riferimenti a, guardo caso, Alice nel Paese delle Meraviglie o a I Am the Walrus dei Beatles. L’idea stessa dell’indigestione e del ritrovarsi in un deserto con un coyote sembrerebbe ricondurci a Carlos Castaneda e ad uno dei suoi libri più celebri Gli insegnamenti di Don Juan.

Ma ci sono altre puntate che alludono ad allucinazioni, non necessariamente di natura psichedelica, ma che prendono molto spunto dall’universo delle sostanze psicoattive.
Nell’episodio Last Exit to Springfield (Occhio per occhio, dente per dente, 17×04, 1993), Lisa ha delle visioni mentre è sotto anestesia e tutto il trip ricorda ancora una volta l’universo dei Beatles e di Lucy in the Sky with Diamonds. Un altro episodio meno felice è invece Selma’s choice (La scelta di Selma, 13×04, 1993), dove Lisa beve del liquido non chiarissimo, mentre è ad un parco divertimenti a tema Duff Beer con zia Selma e Bart, ed avrà allucinazioni meno colorate e felici.
Se pensiamo invece all’universo creato da Seth MacFarlane, ovvero The Family Guy, in Italia conosciuto come I Griffin, citiamo un vero e proprio bad trip, dopo che Brian ha ingerito dei funghi mentre l’intera famiglia è bloccata in casa da un uragano, nella puntata Psichedelik (2×10, 2011). Un trip decisamente più positivo è quello che vediamo fatto da Roger in American Dad, dove l’animazione passa dal 2D al 3D.
Un bad trip che però non ha solo il sapore della semplice potenza allucinatoria ma che porta con sé il carico emotivo di tutte le esperienze irrisolte della propria vita è quello che investe Bojack Horseman nella puntata Downer Ending (Finale deprimente, 01×11, 2014), dove ripercorre alcuni dei momenti più pesanti della propria esistenza, arrivando a immaginare come sarebbe stata la sua vita se avesse scelto di stare con Charlotte.

Sempre parlando di bad trip, in un’altra serie di Netflix vediamo i protagonisti intraprendere un viaggio psichedelico. Si tratta di Big Mouth (2017), serie scritta da Nick Kroll, Andrew Goldberg, Mark Levin e Jennifer Flackett, dove nella penultima puntata della quarta stagione, Horrority House (La confraternita degli orrori) troviamo i protagonisti farsi inconsapevolmente di ayahuasca ad una festa della KKKill, una confraternita locale, facendo pace con alcune problematiche che stavano affrontando.
Nella stessa serie, nell’episodio Sugarbush (09×06) è presente un riferimento ai funghi, quando i due mostri degli ormoni Maurice e Simon Sex decidono di rilassarsi un po’ mentre i ragazzi di Bridgeton si dedicano ad una festa a tema mascolinità tossica.
Un’altra serie animata, sempre targata Netflix, che non racconta di trip psichedelici, almeno non in sostanza, ma che prende moltissimo dalla cultura psichedelica è la perla meravigliosa The Midnight Gospel (2020), creata da Pendleton Ward (Adventure Time, 2010) e dal comico Duncan Trussell, già autore del podcast che l’ha ispirata, The Duncan Trussel Family House.
La serie è magistralmente scritta e ci fa rimanere incollati allo schermo per seguire ciò che accade e ciò che viene raccontato nel corso delle interviste. Nella terza puntata Hunters Without a Home (Cacciatori senza dimora), Clancy incontra Derryl (doppiato da Damien Echols – se siete fan di Stranger Things e avete amato Eddie Munson, consiglio di fare questa ricerca incrociata).
Nel corso del loro viaggio fatto di ghiaccio, contrabbando e gatti, leitmotiv della serie sono la meditazione, la magia e l’illuminazione. Nel corso dell’intervista infatti vengono nominati personaggi come Aleister Crowley, famoso esoterista britannico, e Ram Dass (per una rinfrescata, clicca qui), il quale nell’ultima puntata ricorderà a Clancy e a noi che stiamo guardando: “sii presente adesso” (“just be here now”), la sintesi dell’intera filosofia di Ram Dass e omonimo libro, considerato il suo capolavoro.

Ma ritroviamo Ram Dass in un’altra serie tv, questa volta non animata.
In Lost sono presenti diversi trip, si potrebbe pensare che l’isola stessa favorisca questa attività immaginifica, mistica e psichedelica, ma è intorno alla figura di John Locke che ruotano due viaggi fondamentali. Uno è quello che John impone a Boone per slegarsi dal rapporto con la sorella Shannon (sconsigliamo vivamente di somministrare sostanze psicoattive e psichedeliche a persone non consenzienti – di base, per ogni pratica suggeriamo di chiedere il consenso a chi ci sta accanto); mentre l’altro, più legato se vogliamo ad un fare sciamanico, è quello che vede John nella capanna sudatoria, dopo aver ingerito qualcosa simile ad un impasto di piante – possiamo supporre che contenga DMT come l’ayahuasca. Tramite questo viaggio John riuscirà a fare ammenda dei suoi errori, comunicando con l’isola.
Nel settimo episodio della terza stagione fa il suo ingresso il personaggio di Richard Alpert, nome che, come altri dati ai personaggi di Lost che fanno riferimento a filosofi e autori celebri, era quello originario di Ram Dass prima del suo viaggio in India.
Tornando alla DMT, una pellicola che dallo stesso regista viene definita un “melodramma psichedelico” è Enter the Void (2009) di Gaspar Noé.

All’inizio del film vediamo il protagonista fumare della DMT e l’intera pellicola ruota attorno al concetto di morte che si mescola con le visioni psichedeliche, le quali danzano con la morte stessa. La DMT viene considerata una sostanza con un pensiero, una filosofia, in grado di metterci in contatto con delle entità capaci di comunicare con noi. Secondo Terrence McKenna la DMT era la regina tra le sostanze psichedeliche e, come tutte le sostanze psichedeliche, in grado di farci viaggiare a livello interdimensionale. I viaggi, secondo McKenna, sono reali, non proiezioni personali, ed è curioso notare come molto spesso nella comunità psichedelica si parli di alieni nei trip sotto DMT.
Meno filosofico e decisamente più pop, un altro film di Gaspar Noé a tema psichedelia è Climax. Uscito nel 2018, tratta di una compagnia di danza in ritiro in un posto sperduto nella neve per preparare una nuova coreografia. Le prove si mescolano ad una festa, dove qualche presente decide di diluire di nascosto il punch con dell’LSD. Ne nasce quindi un climax claustrofobico e onirico, che ci riporta ai riti bacchici descritti da Euripide, vita e morte si (con)fondono in un connubio orgiastico e le pulsioni più profonde si fanno corpo.

In questo excursus, assolutamente non esaustivo, di viaggi e psichedelia nell’universo cinematografico e seriale, va citato il classico on the road Fear and Loathing in Las Vegas (Paura e Delirio a Las Vegas, 1998), dove i protagonisti, Johnny Depp e Benicio del Toro, si fanno costantemente di mescalina, LSD, etere e altre sostanze psicotrope.
Non basterebbe una tesi di dottorato per fare una panoramica di tutti i prodotti cinematografici e seriali che trattano o in cui compaiono sostanze psichedeliche, per questo, rimandiamo a questo link per approfondimenti e passiamo ad un’altra tipologia di narrazione che nella comunità psichedelica prolifica in maniera piuttosto consistente: i documentari e le docuserie.
Tornando nel catalogo di Netflix e i suoi prodotti molto popolari, rimandiamo a Have a Good Trip: Adventures in Psychedelics (Un buon trip: Avventure psichedeliche) del 2020, scritto e diretto dal produttore, scrittore e regista Donick Cary e condotto da Nick Offerman. Il film vede celebrità raccontare aneddoti sull’uso di sostanze psichedeliche.
Meno spensierato e dall’impostazione più scientifica, troviamo il documentario Magic Medicine (2018), diretto da Monty Wates, che snocciola la ricerca del Dr. Robin Carhart-Harris presso l’Imperial College di Londra su come la psilocibina riesca ad attenuare gli effetti della depressione, illustrando le esperienze di alcuni uomini tramite i trial clinici.
Fantastic Fungi (Funghi Fantastici, 2019) è fruibile sia come documentario, scritto da Mark Monrow e diretto da Louie Schwartzberg, che come libro, edito in Italia da Piano B Edizioni.
La pellicola combina fotografia time-lapse e CGI, nonché interviste.
Insieme al micologo Paul Stamets e Michael Pollan studiamo il regno dei funghi e la loro vitale importanza sul pianeta Terra, approfondendo il biorisanamento che questi organismi sono in grado di attuare: viene utilizzato il micelio dei funghi per attuare questo processo di bonifica per decontaminare l’ambiente e che prende il nome di Micorisanamento. È infatti dimostrato che possono essere un modo estremamente economico, sostenibile ed efficace per rimuovere agenti inquinanti. Ovviamente viene approfondito anche l’aspetto psichedelico di alcune tipologie di funghi, quelli contenenti psilocibina.
Avendo parlato di Ram Dass, e rimanendo a tema Netflix, non possiamo non citare il documentario sulla sua figura, diretto da Dereck Peck, uscito nel 2017, dal titolo Ram Dass: Going Home (Ram Dass – Ritornare a casa).
A proposito di MDMA invece, troviamo Trip of Compassion (2017) di Gil Karni, documentario israeliano che mostra casi clinici che utilizzano questa sostanza come trattamento per la sindrome da stress post-traumatico, PTSD.
Per quanto riguarda invece la ayahuasca, consigliamo una pellicola non prettamente documentaria ma che prende molto da fatti realmente accaduti: Icaros: A Vision (2016) di Matteo Norzi e Leonor Caraballo. Come spiega Matteo Norzi stesso: «Diversi aspetti del nostro film sono basati sulla reale esperienza della co-regista Leonor Caraballo, che ha scoperto di avere un tumore incurabile prima dell’inizio delle riprese ed ha dedicato al progetto anima e corpo, morendo tristemente prima di poter vedere l’opera finita. Icaros: A Vision è una storia sulla paura e il rilascio dalla paura. È ambientato in un centro di medicina tradizionale amazzonica che ospita veri sciamani e non-attori indigeni della comunità Shipibo. Il film è ispirato dalla convinzione che riconoscere il valore delle piante è il modo migliore per cambiare il futuro pregiudicato dell’Amazzonia, anch’essa un paziente in fin di vita».
Per avere un’ulteriore panoramica per quanto riguarda la produzione di documentari, rimandiamo a Zamnesia e al loro blog, con focus dedicati all’LSD o alla psilocibina.

Prima di congedarci e invitarvi al prossimo articolo dove parleremo di libri e musica, in pubblicazione prossimamente, ricordiamo che proprio il 12 luglio è uscita una docuserie sulla piattaforma Netflix tratta dal libro Come cambiare la tua mente di Michael Pollan, che Adelphi ha anche pubblicato di recente in edizione tascabile.

Chiara Francesca Rizzuti