Arte e Fotografia

Il Rinascimento Elettronico di Bill Viola

La visita alla mostra Bill Viola. Rinascimento elettronico, organizzata a Palazzo Strozzi a Firenze, è una vera esperienza sensoriale.

Dopo la mostra su Ai Weiwei, (che ha superato i 150 mila visitatori, che pur tra le molte polemiche, ha avuto il favore della critica),  la Fondazione Palazzo Strozzi ha inaugurato il 10 marzo scorso un’altra grande mostra monografica, con una vera star del panorama di arte contemporanea internazionale, l’americano Bill Viola (New York, 1951). Si è voluto celebrare il maestro indiscusso della videoart attraverso un inedito confronto con le opere di cinque grandi maestri del Rinascimento Pontormo, Masolino da Panicale, Paolo Uccello e Lukas Cranach, in inedito dialogo tra antico e contemporaneo.

I grandi maestri del passato sono stati per l’artista americano fonte di ispirazione e ne hanno segnato l’evoluzione del suo particolare linguaggio artistico. A cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e di Kira Perov, moglie di Viola e direttore esecutivo del Bill Viola Studio (la quale collabora con lui da oltre 35 anni), la mostra fiorentina, aperta  fino al 23 luglio 2017, si pone come un evento unico attraverso straordinarie esperienze di immersione tra spazio, immagine e suono, ripercorrendo la carriera dell’artista, segnata dall’unione tra ricerca tecnologica e riflessione estetica.

Esplorando spiritualità, esperienza e percezione, Viola indaga l’umanità. Le persone, i corpi, i volti sono protagonisti delle sue opere, caratterizzate da uno stile poetico e fortemente simbolico, in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze ed energie della natura come l’acqua e il fuoco, la luce e il buio, il ciclo della vita e quello della rinascita.

Non solo Bill Viola porta un cognome italiano (il padre italiano originario di Pavia), ma muove i primi passi nella videoarte proprio a Firenze. Quando Bill Viola nel 1974 arrivò nella nostra città, era un giovane newyorkese appena laureato in Belle Arti alla Syracuse University. Da sempre appassionato d’arte, era convinto che la pittura vecchia maniera fosse superata. “La storia dell’arte mi annoiava moltissimo”, racconterà poi. In riva all’Arno venne proprio a cercare nuovi strumenti e nuove ispirazioni, approdando così all’Art/Tapes/22 di Maria Gloria Bicocchi di via Ricasoli, uno dei primi studi al mondo in cui si sperimentano le rudimentali tecniche video, quale medium per creare espressioni figurative nuove. Qui Viola inizia a lavorare seriamente dietro la macchina da presa, muovendo i primi passi di una carriera che sarà straordinaria, e che lo consacrerà pioniere e maestro indiscusso della videoarte, ed è proprio in Toscana che Viola scopre la profondità dell’arte, la sua magia.

Il percorso della mostra unisce il Piano Nobile e Strozzina attraverso una selezione di 26 opere che vanno dal 1973 a oggi, poste in dialogo con l’architettura del palazzo.

La mostra si apre con gli elementi dell’acqua e del fuoco nel video The crossing (La traversata, 1996). Ma è il buio il vero elemento che accompagna i visitatori attraverso lo straordinario corpus di opere, fatto di grandi installazioni esposte accanto all’opera rinascimentale da cui è nata l’idea: come nel caso di The Greeting, un dichiarato omaggio alla Visitazione del Pontormo di Carmignano del 1528/1529, presentato la prima volta con clamore nel padiglione americano della Biennale di Venezia nel 1995.

Questo video ha una notevole importanza nel corpus dell’artista e corrisponde al primo lavoro di una nuova sperimentazione legata all’arte antica. Il confronto venne fatto già una volta, nel 2001 a Carmignano, e poi ripetuto nell’epocale mostra del 2014 Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della Maniera a Palazzo Strozzi, ma in entrambi i casi in modo indiretto, ovvero con il video allestito in un ambiente separato rispetto al dipinto. In quest’opera una scena di pochi secondi viene dilatata attraverso un rallentamento estremo, grazie all’utilizzo di una telecamera speciale in grado di ottenere trecento fotogrammi al secondo. Ciò che interessava all’artista era la rappresentazione di un momento preciso, semplice e quotidiano, quello dell’incontro fra tre donne, all’interno del quale mostrare le complesse dinamiche interiori e sociali di un fatto così ordinario. Una sfida, che secondo l’artista, era ancor più dura per i pittori del passato, che potevano contare su un solo fotogramma, attorno al quale “mettere una cornice”.

La mostra prosegue con piccoli schermi al plasma in cui le forme umane sono inondate di luce, acqua o fuoco, che annullano e rigenerano l’uomo, le sue passioni e le sue fragilità. Molte opere di Viola derivano da suggestioni pittoriche da opere quali il dittico Adamo/Eva del Cranach, o l’allucinato Paolo Uccello del Diluvio universale e recessione delle acque, o ancora, il Masolino del Cristo in Pietà di Empoli, che sono state poi all’origine di altrettanti video, da The Greeting (Il saluto, 1995) al dittico Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (Uomo alla ricerca dell’immortalità/Donna alla ricerca dell’eternità, 2013), da The Deluge (Il diluvio, 2002) fino a Emergence (Emersione, 2002). In queste opere ciò che conta non è il richiamo diretto all’antecedente pittorico, ma il processo della visione, con le sue implicazioni affettive. Nelle opere di Bill Viola, rendere visibile l’invisibile sembra il fulcro attorno a cui tutto ruota, attraverso la lentezza e la materialità del sentire. L’opera, la cui straordinaria energia visiva è come trattenuta, ci trasmette la transitorietà dell’essere umano e la sua fragilità rispetto agli elementi naturali.

La riflessione sulla provvisorietà e la delicatezza delle forme è spesso resa attraverso l’acqua, protagonista di molti video dell’artista americano, l’elemento liquido nel quale tutte le forme diventano possibili. In tutto ciò la tecnologia e la sperimentazione giocano un ruolo decisivo e straordinariamente emozionante.

La forza delle immagini che vengono dal passato sgorga immutata e potente anche dalle immagini contemporanee, capaci di sovvertire più delle armi l’ordine delle cose, come ci ricorda Viola, “l’arma usata nell’11 settembre è stata l’immagine e non l’aereo”.

E dunque per apprezzare appieno la mostra di un videoartista come Bill Viola bisogna essere disposti a fare un’esperienza di riscoperta della percezione e della meditazione. Entrare alla mostra è già di per sé un’esperienza sensoriale, le grandi sale sono immerse nel buio, il silenzio è rotto soltanto dai suoni dei video, ognuno dei quali dura un tempo lungo, che favorisce la riflessione sulla tecnica, sul movimento, sulla lentezza, sulla fragilità dell’uomo, sul trascorrere del tempo, sul nascere e il morire, sul passato dell’arte e sul presente. E d’improvviso il tempo sembra fermarsi…

Cecilia Barbieri

 

About the author

Cecilia Barbieri

Nata a Firenze, dove vive e lavora, ha conseguito la Laurea in Storia dell’Arte all’Università di Firenze. Ha lavorato nell’organizzazione di mostre ed eventi e ha curato nel corso degli anni diverse pubblicazioni di Storia dell’Arte e di Storia del territorio. Giornalista pubblicista collabora costantemente come freelance con diverse testate di settore.

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