Arte e Fotografia

Reaching for the stars | Palazzo Strozzi

Reaching for the stars è la mostra di arte contemporanea in corso a Palazzo Strozzi fino al 18 luglio 2023. L’intero progetto espositivo si divide in due momenti, superiore e inferiore, e ospita oltre settanta opere realizzate dagli artisti più importanti nell’ambito della produzione contemporanea, che hanno saputo esprimere al meglio diversi temi, esponendoli in maniera enigmatica, intrecciata e debordante al tempo stesso. Mitologia, Femminismo, Corpo, Illusione, Italia, Identità, Pace e Futuro, sono i titoli delle varie stanze che contengono le rispettive opere. 

Il Futuro che si vuole far percepire, è un Futuro incerto, segreto e vicino al nostro tempo presente. Questo tema, così profondo e d’impatto, viene messo in contrapposizione con il Passato, che richiama il ricordo di alcuni fatti che sono divenuti, oggi, parte della Storia. 

I contenuti presentati in mostra tolgono il fiato ed emozionano, facendo provare sensazioni nuove attraversando esperienze visive complesse e ardite.

Il solo pensiero di trovarsi davanti a idee e situazioni che sono riuscite a incidere il loro tempo e intere generazioni, colpisce profondamente lo spettatore.

Proprio in merito alla divisione tra Futuro e Passato, due opere in particolare hanno destato attenzione. 

Partiamo dal Futuro, ciò che da tutti è temuto.

L’artista, Josh Kline, ha realizzato l’opera: “Wrapping Things Up” nel 2016, esprimendo la sua creatività attraverso il concetto del “sublime”, immaginando come le nostre azioni poco oculate, tutt’ora in atto, ci porteranno piano piano a vivere in un drammatico ipotetico futuro apocalittico. Un tempo distopico, tirato all’estremo, dove l’artista raffigura l’umanità – rappresentata da un uomo e da una donna – racchiusa in due buste di plastica trasparenti. 

I due soggetti sono posti a terra, distanti l’uno dall’altro: la donna è vicino all’entrata della stanza, l’uomo dalla parte opposta, vicino alla parete. Entrambe le figure sono in posizione fetale, aperte verso il centro, come per accogliere lo spettatore e invitarlo ad avvicinarsi per osservare i loro corpi mentre dormono sonni profondi. La stanza è buia, piccola, con le luci poste solo sotto le statue. Questi elementi aiutano a entrare dentro l’opera, immergendoci nel concetto spazio-tempo, che risulta inevitabile e sovra-umano; l’artista mette in scena ciò che accadrà all’umanità attraverso una metafora estrema: distrutta da ciò che sta polverizzando il mondo naturale.
Josh Kline, per realizzare questa opera, ha adoperato un gesso stampato in 3D, inchiostro colorato da stampante, cianoacrilato, schiuma e un sacco di polietilene.
 

Appena si entra nella piccola stanza l’impatto è estraniante, non immaginando ciò che si trova all’interno. La tentazione di uscire subito è forte, ma poi subentra una sorta di meravigliata stupore. Ciò che trasmette quest’opera è qualcosa di incredibile e di indescrivibile al momento stesso, che continua a turbare anche a distanza di tempo. Si resta incantati nel vedere quelle due riproduzioni di esseri umani a grandezza naturale così da vicino, con l’ansia e la paura che possano aprire gli occhi da un momento all’altro.

La seconda stanza che ben riflette il tema proposto dalla mostra si trova al piano inferiore, dove tre pareti sono rivestite completamente da prime pagine di giornali, provenienti da tutto il mondo, che annunciano l’attentato terroristico avvenuto l’11 settembre 2001, circa 22 anni fa.
Come sappiamo questa tragedia ha fatto scalpore: la storia, gli Stati Uniti non avevano mai subito un attentato sul loro territorio.

Entrando in quella stanza bianca, si prova la sensazione che le generazioni dell’epoca hanno vissuto sulla loro pelle, non appena hanno sentito la notizia al telegiornale: il VUOTO.
Per chi non era ancora nato o non si ricorda di questa tragedia (come la sottoscritta, ndr), l’installazione aiuta a comprendere quanto questo attentato abbia scosso l’intera umanità, e come mai, coloro che lo hanno vissuto insistono tanto nel parlare e ricordare questo avvenimento. Ha lasciato qualcosa di forte, un segno indelebile che i 2000 non possono capire fino in fondo, perché non ancora nati o perché troppo piccoli per registrare ricordi.
Entrando nella stanza, non si capisce perché siano appesi dei riquadri, poi se ci si sofferma sulle immagini si incomincia a focalizzare, una dietro l’altra, le immagini: esplosioni, fumo, fiamme, lettere capitali che esprimono tutto lo sgomento e la paura. È solo allora che si può provare come una sorta di fitta al petto, gli occhi diventano lucidi contemplando tutte e tre le pareti, lentamente, osservando le varie foto, comprendendo fino in fondo le parole raccolte in quegli articoli.

 

Alexandra Carusi 

About the author

Alexandra Carusi

Alexandra è nata a Firenze nel 2005. Frequenta il 4° anno, con indirizzo multimediale, del liceo artistico di Porta Romana. Si interessa di arte contemporanea, fotografia, disegno, oltre a produrre testi in prosa e a partecipare a spettacoli teatrali come interprete. Alcuni dei suoi testi sono pubblicati sull’applicazione Wattpad.