La città di Pistoia ha deciso di accogliere e valorizzare una delle molte iniziative previste nel corso del 2022 pensate per l’Anno della Cultura e del Turismo fra Italia e Cina 2022. Il Museo Civico infatti ospita fino al 29 maggio la mostra personale di Qiu Yi: Archeologie del futuro, a cura di Laura Vecere.
Le opere di Qiu Yi (Yantai, Cina, 1982) occupano gli spazi al piano terreno, il cortile monumentale e la Sala Rossa del museo, confrontandosi e dialogando con la collezione permanete, in special modo con le opere di Marino Marini, (a cui la mostra è dedicata, vista la speciale ammirazione di Qiu Yi verso il grande maestro pistoiese).

Attivo a Firenze dal 2012, l’artista cinese, che ha lo studio presso l’affascinante location del Palazzo dei Pittori, da sempre lavora con la ferma volontà di trovare punti di contatto tra le due culture che fanno parte della sua vita, l’orientale per nascita e l’occidentale per scelta. Senza dubbio le sue opere sono l’essenza del confronto delle due civiltà, che anche se tanto distanti tra loro, hanno dei punti d’incontro e reciproco scambio. Lo studio della propria cultura millenaria e dell’ambiente artistico fiorentino, di cui ormai Qiu Yi fa parte da tempo, gli hanno permesso di costruire un personale dialogo con l’arte occidentale, sia contemporanea, sia antica, dando vita a sequenze di opere, spesso di grande impatto ambientale, che aprono interrogativi sia sul confronto tra questi due mondi, sia più in generale sul futuro stesso dell’arte. Mai come adesso abbiamo bisogno di risposte. Mai come adesso gli artisti s’interrogano sul futuro della Cultura, sul futuro dell’Uomo e su quello del Pianeta.
Il curriculum studiorum di Qiu Yi è davvero fuori dal comune, e ci da un’idea di come tutto in questo artista è rivolto, fin dai suoi esordi, alla conoscenza e allo sviluppo delle due culture. Diplomato presso l’Università d’Arte dello Shandong, Dipartimento di Scultura, ha poi conseguito il diploma di Laurea Magistrale presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Oggi inoltre Qiu Yi è un artista contemporaneo riconosciuto a livello internazionale: è Special Adviser nello sviluppo internazionale del Museo Nazionale d’Arte Cinese, Executive Director della China Urban Sculpture Artists Association, è accademico corrispondente presso l’Accademia delle Arti del Disegno a Firenze, presidente dell’Associazione di Arte e Cultura Contemporanea Cina e Italia.

Il suo fare artistico parte da una serie di approfondimenti che possiamo considerare come dei veri e propri “scavi archeologici”, condotti alle radici della cultura millenaria da cui proviene. La scelta di questo particolare osservatorio gli ha permesso di intavolare un personale dialogo con le discipline artistiche, il tutto avvalorato da una sorprendente capacità nell’eseguire le più svariate tecniche artistiche antiche e moderne.
La mostra di Pistoia rivela “l’assimilazione/sovrapposizione” tra segni orientali e iconografia occidentale, come ad esempio nell’Ultima cena, ricordo del Banchetto imperiale, opera prima realizzata dall’artista a Palazzo Medici Riccardi a Firenze nel 2012, in cui grandi tavoli apparecchiati per un imperatore erano stati allestiti nel grandioso cortile micheloziano. Qiu Yi crea poi una serie di “finestre”, che ricordano quelle del giardino tradizionale cinese, verso gli interni del Palazzo Comunale, che guardano al gruppo scultoreo di Marino Marini dal titolo Miracolo, realizzato nei primi anni ’50 del Novecento.
L’opera più recente e forse la più struggente è quella della sua rilettura del Tondo Pitti di Michelangelo Buonarroti, di cui l’artista crea diversi calchi di una sostanza gelatinosa organica, che durante la durata della mostra si trasformeranno in qualcosa di nuovo e sconosciuto.
I lavori più significativi di Qiu Yi oscillano sempre fra il concetto di fragile e resistente, come scrive Laura Vecere nel bel catalogo della mostra: “…nodi di corde, nodi di polietilene contenenti inchiostro di china ghiacciato, barrette di china solida che crescono come piantine, pietre scrittorie e calchi delle medesime, pennelli (in Cina strumenti principali della scrittura/pittura) impiegati come rametti per costruire nidi, prototipi per eccellenza dell’habitat naturale. Qiu Yi è autore inoltre di una serie di performance intitolate: Il disegno incontra il disegno (2016), che trovano giustificazione nell’antica tradizione della geomanzia cinese, tramite cui si è relazionato a monumenti architettonici di alto valore simbolico, sia italiani che europei, sia antichi che contemporanei. Ogni volta mettendo in dialogo la forma compiuta del monumento con quella incerta derivante delle tracce casuali a china lasciate su fogli di carta da una trottola appositamente costruita. Lo stesso tema di aggregazione/disgregazione della forma raggiunge una potenza quasi drammatica nel più recente Mille parole (2021), una serie di dipinti a modulo quadrato, in cui il dilagare gestuale del segno/ideogramma/pittura è a stento tenuto a freno da una fragile trama geometrica sottostante”.
Due anni difficili quelli che abbiamo vissuto, che hanno costretto gli artisti a lavorare a distanza, lasciandosi ispirare da temi come l’emergenza pandemica, una nuova guerra alle porte, la crisi climatica, o l’attenzione verso il pianeta che l’uomo sta distruggendo velocemente. Mai come ora c’è bisogno di lavorare culturalmente sul dialogo tra i popoli per trovare soluzioni e risposte. Qiu Yi lo fa con grande impegno, coerenza e precisione.
Cecilia Barbieri