Tocca a te, droppa il 2022 (!)
Era più o meno partito così il 2022 in Italia, con il ritorno in presenza del Festival di Sanremo. Un’Orietta Berti evergreen, che a quasi ottant’anni ha saputo reinventarsi e trionfare nel mainstream. La sua mise poco sobria lì per lì poteva sembrare solo una goliardata kitsch, ma guardandola a posteriori pare invece esemplificare il clima psicotico e bipolare che stiamo vivendo. Rossa, come la madre Russia, dragheschi spunzoni sulla schiena e guanti neri con artigli. Un presagio nefasto, lo show di paillettes che si frantuma nel macabro voltafaccia.
E voi, come droppereste il 2022?
Voce del verbo «DROPPARE», derivante dall’inglese to drop che, come sempre accade con tale lingua, ha molteplici significati che vanno da un estremo all’altro. Le possibili traduzioni sono infatti: uscire, cadere, omettere, rinunciare, accompagnare, spedire, figliare, sganciare, perdere, prendere, far uscire […].
Cosa significa DROPPARE ultimamente in italiano? Significa «Pubblicare un’immagine sui social», semplicemente. Il rimando al drop inglese dà il senso di trascinamento e far cadere, proprio l’azione che compiamo sui nostri smartphone quando attingiamo alla galleria di immagini e le trasferiamo nell’app di un social per pubblicarle.
Questo termine ha iniziato a circolare più del solito quando, qualche settimana fa, su Instagram è stata innescata la catena-challenge «Foto estate 2021, chi non la droppa avrà un’estate orribile» [e io a un’estate ho messo giustamente l’apostrofo, perché è femminile, ma tanto per cambiare non c’era].
È la nuova funzione del «tocca a te», che chiunque abbia un account può usare per lanciare una sfida e cercare di avere un seguito nella proposta di pubblicazione.
Così, ci siamo ritrovati pieni di story {non stories, declinato al plurale, perché con le parole straniere in italiano funziona così, altra regola ampiamente dimenticata}, dove soprattutto i millennial mettevano delle fotine ricordo, perlopiù al mare, delle ultime vacanze estive.
Sottolineiamo millennial, perché il «tocca a te» sarebbe un’usanza più diffusa tra i teenager, che ogni giorno inventano qualche droppare – se non droppi una qualunque cosa (dalla foto delle scarpe al colore preferito) rischi la peggior cosa (dal brutto voto alla solitudine).
Mentre la voglia di seguire la versione attuale delle vecchie catene di Sant’Antonio ha stavolta incastrato quelli un po’ più over, nell’età in cui l’unico bagliore di speranza sta nel riuscire a farsi almeno qualche giorno di ferie – per la maggior parte non pagate, perché di ‘contrattati indeterminati’ ce ne sono davvero pochi – in spiaggia o in un’altra meta instagrammabile.
Fotine spensierate intervallate – però – da riflessioni pesanti, sulla guerra, sulla pandemia. I social stanno messi così, il trionfo dell’assenza di via di mezzo. Si va dalle pose estetizzanti ai morti di Bucha, senza gradualità. Dall’estetica frivola, al cosiddetto warporn, ovvero la curiosità malata verso le immagini e i video degli orrori che stiamo vivendo.
È stata emblematica Chiara Ferragni che, mentre era in ospedale con Fedez post delicato e preoccupante intervento chirurgico, oscillava da un frame struccata sul lettino accanto al marito, agli immancabili adv per promuovere la sua nuova linea make-up. E che deve fare? In effetti, anche lei esemplifica perfettamente i nostri tempi e c’è poco da fare i moralisti.
Allora lasciamoci con il grande padre della filosofia occidentale, Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), perché consciamente o inconsciamente tutti coloro che sono venuti dopo hanno dovuto confrontarsi con lui.
Al solito, una pagina aperta a caso della Fenomenologia dello spirito:
«Come in precedenza erano i Penati a sprofondare nello spirito del popolo, così adesso sono gli spiriti vitali del popolo a inabissarsi, mediante la loro individualità, in una comunità universale, la cui universalità semplice è priva di spiritualità e morta, e la cui vitalità è costituita dall’individuo singolare in quanto singolare. La figura etica dello spirito è scomparsa, e il suo posto è preso da un’altra figura»
Rifletteteci (!)
{tra parentesi graffe, sempre}
Alessandra De Bianchi