MEME TOPICS

MEMEnto n. 0 {Manifesto + Dostoevskij}

1. Manifesto

MEMEnto, il nuovo spazio filosofico all’interno di MemeCult.

Un discorso settimanale su ciò che accade e sul passato che lo ha portato ad essere.

MEMEnto, come la philéin sophia fenomenologica {«ragionamento su ciò che appare»}. Ce l’ha insegnato pure Umberto Eco nel suo saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno del 1961, la filosofia ha il dovere di occuparsi anche della contemporaneità, in tutte le sue varie declinazioni. Dai MEME, ai BOT ai Social Media. Prendiamo un ricordo condiviso, un’immagine tatuata nella nostra percezione quotidiana, e parliamone analizzando.

MEMEnto, come la philéin sophia classica, «amore per il sapere» e dunque percorso a ritroso verso il passato, memoria individuale e collettiva.

MEMEnto, come il monito «memento mori». Tanto perorato narcisisticamente da noi filosofi, quanto annientato dalla società odierna. Presunti cyborg invincibili, declinati nel Metaverso, che mettono la mortalità [unica vera indistinta uguaglianza e certezza dell’umanità] sotto il tappeto (buono). La prospettiva che di noi rimangano solo degli ologrammi. Dell’umano c’è l’epigonismo tracotante e volutamente ignaro del destino, che ci accomuna [come nel finale di Don’t Look Up].

collage di Nina Barnini @nina.barnini con immagini riprese da Pinterest che ben esemplifica il concetto di «Memento Mori»

MEMEnto, come il ricordo. La memoria non selettiva delle persone che {per eccesso di sensibilità e attenzione ai dettagli} non possono [e (forse) non vogliono] dimenticare.

MEMEnto, come la pellicola di Christopher Nolan uscita il 19 gennaio 2001.

MEMEnto, significato primigenio con cui nacque MemeCult nel 2015. E cos’è un MEME se non un ricordo registrato e declinato in altre possibilità, che lo estrinsecano dal significato immaginifico originale? Come la memoria, appunto, ovvero la rielaborazione di un evento attraverso il potere stravolgente della non-sincronicità.

MEMEnto, come la volontà di far fronte alla casualità che ci tiene in balìa. Il fato imperscrutabile, che cerchiamo di fissare in videogrammi mentali per provare a dargli un senso. Il caso è pregnante, come la fissazione mnestica.

MEMEnto, come le frasi parentetiche. Quelle tra parentesi tonde, che sono dei semplici stacchi pertinenti. Quelle quadre, che con la loro forma geometrica mettono per inciso il perentorio.

Quelle graffe, le più belle rubate alle espressioni matematiche e tanto in voga ultimamente.

{qui rivendico un certo copyright, perché ne abusavo in tempi non sospetti e ne ho persino una tatuata sull’avambraccio destro}

  1. Dostoevskij

Giovedì 24 febbraio c’è stato il blackout del mondo occidentale, la Russia ha attaccato l’Ucraina.Il buio, il silenzio, l’ottenebramento della ragione.

Uno shock, a cielo aperto, proprio quando iniziavamo a intravedere lo spiraglio in fondo al tunnel della pandemia.

MEME su Putin, sull’Occidente […].

Silenzio.

Ci sono davvero le bombe, sui civili, sui bambini.

Vicini a noi, ideologicamente più che geograficamente, tangibili [anche se ogni guerra è guerra e non dovrebbero esserci distinzioni (!)].

Silenzio.

I MEME contro la guerra, semplicemente.

Come l’adorabile {perché soddisfa parecchi canoni estetici} @dudewithsign.

FUCK WAR, che altro dire […].

Poi una notizia, nostrana, che arriva la mattina di mercoledì 2 marzo: lo scrittore, traduttore e professore Paolo Nori ha annunciato {in una diretta Instagram} che l’Università di Milano Bicocca [addirittura] gli ha detto di non tenere il suo imminente corso sui romanzi di Dostoevskij, visto il periodo meglio «evitare polemiche».

Pazzesco. Come pensiamo di fronteggiare la barbarie di una guerra che ci tocca da vicino?! Con l’ottica manichea alla James Bond: gli americani sono i “buoni”, i russi i “cattivi”.

Allora infiliamoci anche una bella censura ai danni persino di un morto, nonché di uno dei più grandi romanzieri in assoluto {Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881)}.

Ispirazione letteraria e umana, anestetico per le sofferenze esistenziali di miriadi di adolescenti acculturati.

[Oltre ad essere stato un condannato a morte nel 1849 (come ricorda lo stesso Nori, in un momento di commozione della suddetta diretta) per aver letto in pubblico un testo proibito].

Una subitanea protesta accademica, anche via social, ha ottenuto il ripristino del corso di Nori e una mail di rettifica, per un presunto fraintendimento, dalla Bicocca.

Meglio così, ma ne rimaniamo comunque sconvolti.

Oltretutto, notizia fresca di giornata, Nori ha pubblicamente declinato (sempre sul suo profilo Instagram) l’invito, perché la Bicocca voleva riformare il suo corso [sotto l’impulso di un forzato perbenismo travestito da par condicio] chiedendo al professore di trattare anche autori ucraini, cosa che {con tutto il rispetto} come dice egli stesso sarebbe un’insensatezza:

Allora lasciamoci, con L’idiota.

Una pagina aperta a caso dell’edizione BUR del 1999:

«– Chi attenta alla ‘carità’ individuale – cominciai – attenta alla natura dell’uomo e ne disprezza la dignità personale.

Ma l’organizzazione della ‘carità sociale’ e la questione della libertà individuale sono due problemi distinti che non si escludono a vicenda. La buona azione individuale ci sarà sempre, perché è un bisogno della personalità, il bisogno vivo che ha una persona di esercitare un influsso diretto su un’altra persona.»

Poi la digressione esemplificativa sulla storia di un generale russo, di origini tedesche, che compiva indistintamente piccole buone azioni verso i condannati, i carcerati, i deportati.»

[…]

Forse il mondo non potrà più essere salvato, nemmeno dalla bellezza.

Memento immemore.

Rifletteteci (!)

{tra parentesi graffe, sempre}

Alessandra De Bianchi

[versione video dell’articolo | 1. Manifesto | 2. Dostoevskij | dell’autrice stessa]:

About the author

Alessandra De Bianchi

Classe 1984, due figli maschi, un gatto, un marito e una laurea magistrale in Filosofia. Lavoro: scrittura e correzione testi su commissione come libera professionista, per chiunque ne abbia bisogno. In passato: galleria d’arte, casa editrice e ufficio stampa, collaborazioni come editor, organizzazione eventi e partecipazione come autrice al romanzo In territorio nemico, minimum fax 2013.