Spazi creati, contornati, disegnati dalla luce. Un gesto e un concetto poetico che Massimo Uberti (Brescia, 1966) utilizza per costruire architetture utopiche, luoghi per “abitanti poetici”, come lui stesso li definisce.
Tubi di neon, spesso utilizzati come medium da diversi artisti contemporanei, delimitano e creano uno spazio, un oggetto; danno vita a un contrasto tra illuminato/oscuro, dentro/fuori, vuoto/pieno. Con questo segno Uberti traccia le linee che compongono uno scrittoio, una sedia, una stanza, una porta, un’abitazione, un varco, un’apertura nello spazio indefinito. Evoca luoghi ideali, vuoti ma che nello stesso tempo sono un ambiente dell’interiorità.
Altre opere create con l’utilizzo del neon sono Spazio Amato (2009), Altro Spazio (2011), Abitare (1999), visibili qui.
Massimo Uberti si dedica prima alla pittura, poi alla fotografia, infine all’installazione; è Docente di Pittura e Arti visive presso l’ Accademia di Belle Arti Santagiulia a Brescia, dove vive e lavora.








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