In occasione di Accademia Aperta, un gruppo di studenti del biennio specialistico di curatela dell’Accademia di Belle Arti di Brera legge la collezione Enea Righi.
Maledetto Romantico è uno di quei titoli azzeccati che ti rimane in testa come la lyrics di una buona canzone, si porta dietro delle suggestioni immediate e i possibili riferimenti scattano a cascata. Di qui l’ironia nello sceglierlo per intitolare la mostra ospitata nel Salone Napoleonico dell’Accademia di Belle Arti di Brera in occasione della terza edizione di Accademia Aperta, manifestazione che per un mese fino al 12 agosto permette di visitare aule e atelier e scoprire l’attività didattica. Alle fila di studenti del corso di Visual Cultures e pratiche curatoriali è toccato il compito di confrontarsi con le opere della prestigiosa collezione Enea Righi, sotto la guida di un comitato scientifico presieduto da Lorenzo Paini, curatore della collezione. L’emotività è il fil rouge osservato dai giovani curatori e scelto come chiave di lettura della collezione: in quest’ottica il “romantico” del titolo lascia quindi da parte i riferimenti di tipo storico e letterario, per un utilizzo più semplice (ma decisamente non semplicistico) del termine, indagando il sentimento amoroso che lega collezionista e collezione, a volte tingendosi di sfumature fosche.

Si è guidati all’interno della mostra da un’irriconoscibile Tristano e Isotta di Wagner, suonata nella videoproiezione From The End to The Beginning (2014) di Amir Fattal; la straziante aria in cui Isotta piange la morte dell’amato, sadicamente utilizzata nei campi di concentramento per accompagnare la marcia verso le camere a gas, è eseguita e cantata al contrario in un gesto esorcizzante che prova a invertirne il destino fatale. Decisamente più ironico il video del 1990 di Jonathan Horowitz, in cui una sigaretta si consuma lentamente sulle note della canzone Je t’aime che da il titolo all’opera, facendosi subito metafora del decadimento amoroso. Atmosfera malinconica che aleggia e rimbalza da un’opera all’altra, dalle polaroid in macro di Cy Twombly – con le serie Peonies (Bassano in Teverina) (1980), Angel’s Trumpets (Gaeta) (1990) e Details of Neoclassic Sculpture (Gaeta) (1992) –, le rose dell’installazione Should Love Come First (2007) di Andrew Dadson immerse in acqua e tintura nera che viene progressivamente assorbita dai fiori infettandone il candore, il tappeto El Pensamiento (2010) di Carlos Garaicoa che riproduce una porzione della pavimentazione di una piazza cubana su cui si staglia l’ombra dell’artista, rendendone palpabile l’assenza. Sfolgora poi l’Antinoo della fotografia Dante’s Inferno (1990) di Andres Serrano, vessillo di quella che forse è la storia d’amore più struggente dell’epoca romana, immerso in un’atmosfera dorata che solo in seguito, con un misto di schifo e stupore, scopriamo essere urina. Inserite in un continuo rimando di richiami tematici e formali nel contesto neoclassico del Salone Napoleonico con i già presenti interventi di Giuseppe Bossi, Andrea Appiani e i calchi in gesso del fregio del Partenone, le opere riattivano il dialogo tra passato e presente, riconsegnando all’Accademia il suo ruolo originale.

Nel raccontarci il legame quasi morboso del collezionista con le sue opere Maledetto Romantico. Opere dalla collezione Enea Righi riesce a parlarci in modo più assoluto dei sentimenti di dualità, di passione e possesso, dell’inafferrabilità di questo fiore del male che è l’arte. Arte che, molto spesso, è vissuta nei termini di un’accumulazione compulsiva, come quella del collezionista appunto, che diventa così un faraone moderno circondato dalle proprie ricchezze nel tentativo estremo di vincere la morte. E forse è proprio lì il mistero, questa pulsione al possesso, per potersi beare irradiati dall’aura, per dirla con Benjamin, delle opere, che è insieme sfida all’ineluttabilità del tempo e memento mori. Come nell’opera Sleeping Sickness (2012) di Pratchaya Phinthong, disposta al centro della sala: in seguito a un’azione in atmosfera controllata che le ha portate alla morte, un maschio castrato e una femmina di mosche tse tse, portatrici della malattia del sonno, si stringono in un ultimo abbraccio.
Giulia Meloni
Maledetto Romantico. Opere della Collezione Enea Righi
Fino al 12 agosto 2017
Salone Napoleonico, Accademia di Belle Arti di Brera
A cura di:
Vincenzo Argentieri, Michele Argnani, Corinne Cortinovis, Luca Gennati, Matteo Gnata, Emilie Gualtieri, Federica Lamberti, Giacomo Pigliapoco, Chiara Spagnol, Francesco Valli



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