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L’uomo nero / Dinamiche dell’immaginario #5 – Sacrifiction

Riprendono gli appuntamenti con  L’uomo nero, la rubrica dedicata alle frequenze, alle interferenze e agli immaginari del contemporaneo. Fuoco d’indagine di questa quinta puntata è il concetto di realtà e finzione: qual è lo storytelling che si crea nelle loro continue interazioni e nel reciproco sacrificio a discapito (o in favore) dell’una e dell’altra? 

Alla base del sublime sta l’asserzione che è concesso
all’uomo di trascendere l’umano, nel sentimento come nella parola.
Se esista qualcosa al di là dell’umano
Dio o gli dei, il demone o la Natura – è oggetto di vivaci polemiche.
Se qualcosa, e che cosa, possa definire la sfera dell’umano
è quasi altrettanto incerto.
Thomas Weiskel, Il sublime romantico

Non esiste altro che finzione, come prossimità al vero. Tutto è finzione, in funzione di un vero incerto. Da con-provare. Soprattutto la finzione inciampa in tutte le sfumature della similarità. Che sia rivelazione, riflesso, labirinto, epifania, poco importa. Resta però assoluto l’indefinito. Lo smacco tempestivo in grado di frangere e fare spazio. Proprio qui fioriscono dubbi. Proprio in virtù del parziale che è cifra inevitabile dell’infinito, come dimensione che rende plausibile e possibile il fingere/fingersi di leopardiana memoria.

…Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura…

Da L’infinito, Leopardi

Fingere – dal latino fingere: plasmare, ornare, inventare, contraffare; è immaginare, simulare, manipolare, quindi falsificare. Si entra a pieno titolo nel regno della narrazione, del linguaggio e della proliferazione per eccedenza; che poi sia spaziale, temporale, acustica o ideale, poco importa, ci si ritira nella finzione, (ci) si immagina. Ci si fa imago e nelle fenditure della fabulazione si arriva a sentire, a vedere-in. “Fare buchi, per vedere cos’è nascosto dietro” affermava Beckett, con un’aggressione che risulta l’unica maniera per difendere e sostenere il linguaggio, per fondare per l’appunto, come sostiene Proust, e costruire mondi aggiungerei.

Una delle mappe fantasy per giochigenerate dal software on-line Inkarnate

Costruire mondi, riporta alla mente l’imprescindibile testo del filosofo statunitense Nelson Goodman Vedere e costruire il mondo del 1978, nel quale viene presa in analisi la molteplicità dei mondi, per ogni diverso modo di combinare e costruire sistemi simbolici. Pratica che rende convergenti spazio, tempo e significanti attraverso il linguaggio, in una perenne ridefinizione e ri-produzione, al punto che lo stesso Goodman affermava che il fare è sempre un rifare.

Still dal film Arrival – 2016

In tal senso nella pellicola statunitense del 2016 Arrival la protagonista Louise viene scelta dall’esercito americano, in quanto linguista di chiara fama, per comunicare con una specie aliena, le cui astronavi si trovano sospese in varie aree del pianeta. Chi sono? Da dove vengono? Ma soprattutto qual è la ragione del loro arrivo e della loro attesa? Qui la questione si complica, dal momento che per effetto della teoria di Sapir-Whorf, secondo la quale la lingua che si parla sarebbe in grado di influenzare i pensieri, Louise arriva a stati percettivi alterati, nei quali il tempo si piega, permettendole di vedere eventi drammatici che la coinvolgeranno nel prosieguo della sua esistenza. Presente/passato/futuro si comprimono, combinandosi in uno spazio in bilico tra sogno e veglia.

Still dal film Doctor Strange – 2019(sulla scia della pellicola Inception del 2010)

La protagonista della pellicola è parlata ed agita da una visione che si contorce su sé stessa all’interno di un elemento cardine e atteso perchè già compiuto altrove nel tempo: il fatto. Ed ecco che la narrazione si sovrascrive alla fattualità nel suo svolgersi e si avvera quanto ipotizzato da Rimbaud nella lettera a Izambart del 1871: “Io è un altro…”. Astraendo il concetto dal corpo al processo, non si può fare a meno di raccordare la coagulata e drammatica riflessione del poeta francese nell’affermazione perentoria di G. Deleuze (Critica e clinica): “Le cose si succedono in tempi diversi, ma nello stesso tempo sono anche simultanee, e permangono in un tempo qualsiasi“. Lo spazio non può che adeguarsi e accartocciarsi come un foglia riarsa dal sole, o svolgersi in una configurazione distorta e centrifuga, fenomeno messo in scena in diverse pellicole: Inception di Christopher Nolan del 2010 e  Doctor Strange di Scott Derrickson .

Francesca Woodman, Untitled – 1975-76

La fotografa Francesca Woodman, nel suo celebre scatto del 1975-76 Untitled, attenderà in eterno chi è già lì, tra le sue braccia, non arrivando mai. L’avventurarsi nello strappo temporale genera un’emersione sdoppiante e riflessiva, propria del cogitare, sempre in bilico tra l’essere e il pensiero (di essere), portando la stessa affermazione cartesiana a vacillare, per effetto tracimante di ogni possibile certezza. D’altronde in In Alice attarverso lo specchio del 1871, L. Carroll così ci rende partecipi dell’incontro tra la protagonista e l’unicorno: “Anch’io ho sempre pensato che gli unicorni fossero mostri fantastici. Non ne avevo mai visto uno prima d’ora!” – “Se credi in me io crederò in te”. Vedere per credere? Quasi non credo ai miei occhi. Ma oltre alla percezione visiva c’è molto altro. I primi cacciatori ancestrali erano soliti vestire pelli di lupo, non tanto per camuffarsi, quanto per essere uguali e diversi, molteplici. Un mascherarsi per risultare ambivalenti. Tant’è che in francese loup significa la mezza-maschera che lascia scoperte le labbra, quasi a imitare il muso dell’animale e ricordare questo duplice sortilegio metamorfico.

dettaglio della Wunderkammer pressoil Museo di Storia Naturale di Venezia – foto di Licia Bianchi

Lo stato onirico consente un simile processo meta-temporale, ricchissimo di modulazioni narrative interne. La trovata/burla del sogno di F. A. Kukelé, è illuminante in tal senso. Il chimico tedesco, durante una festa in suo onore a Berlino, raccontò di aver sognato nell’inverno del 1861, mentre si trovava a Gand in Belgio, un serpente che si mordeva la coda. Da questa visione onirica avrebbe ricavato la struttura chimica del benzene. Lo studioso conosceva bene, da quasi undici anni, la struttura che avrebbe reso pubblica in seguito e di conseguenza la rivelazione composta in chiave visionaria gli permise di raccordare chimica-alchimia-mitologia-sogno-simbologia esoterica archetipica, in un perfetto (almeno per l’epoca) meccanismo narrativo. Che si sia trattato poi di una forma di plagio o di criptomnesia, come affermò all’epoca C.G. Jung poco importa, la questione del potere della fabulazione rimane il cardine dell’esperienza (percettiva e proiettiva) umana. In tal modo la verità si approssima alla finzione e la finzione si meticcia con la verità in ramificazioni stratificate. In questo processo di duplice sacrificio incrociato, viene generata la terza zona del reale dove non c’è verità in quanto tale, nè finzione in quanto tale. Si ha solo il grado assoluto dello story telling.

Struttura chimica del benzene di Kukelé e Ouroboros

Nell’ambito della spettacolarizzazione, il vero è un momento del falso, sosteneva Guy Debord nel suo testo profetico La società dello spettacolo. Il mondo in tal senso è uno sterminato palcoscenico, nel quale i programmi del falso e del vero tendono a combaciare, intrecciarsi, rimanendo instabili e mai definitivi. Carlo Collodi aveva ben compreso questi processi, riassumendoli in una delle fiabe più articolate e profonde della tradizione europea di tutti i tempi: Le avventure di Pinocchio.
Ma questa è un’altra storia…

Fabrizio Ajello

Maurizio Cattelan, Daddy Daddy – 2008 

Immagine in copertina: Ryan McGinley, A delicate balance – 2012

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.

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