Maledetto parassita! …e pensare che è il sangue del mio sangue.
Anonimo
attenzione spoiler
Nereo Ferraù, uno dei personaggi principali della straordinaria serie Big Bang Baby!, è un criminale atipico, pasticcione, sentimentale, sgraziato, grottesco quanto ridicolo. Due le sue ossessioni: i boy scout ma soprattutto George Michael. Impossibile non amarlo, non soffrire con lui dei suoi stessi dissidi, delle contraddizioni che lo lacerano e lo caricano fino ad esplodere. Il suo idolo ossigenato lo abita, quasi manipolandolo dall’interno, facendo fiorire una grazia improponibile in un corpo degradato che non cede alla brutalità del mondo in cui vive e della realtà tossica contro cui lotta. Persino la parrucca bionda che indossa con triste fierezza è un posticcio tentativo di slancio verso una spettacolarizzazione che si trasforma in carneficina. Ferraù si nasconde, parassitando il suo eroe malinconico anni ’80, tanto quanto George Michael si nutre dell’anello debole di una famiglia criminale che nasconde il marcio dietro le quinte fasulle dell’esistenza. D’altronde il riferimento all’omonimo cavaliere saraceno della tradizione cavalleresca è più che evidente. Nella Chansons de geste e nell’Orlando furioso di Ariosto Ferraù è il nemico giurato del primo paladino di re Carlo e ha le fattezze di un cavaliere gigante smanioso di essere considerato il più forte ma anche il fior del mondo, contraddizione evidente nel criminale calabrese. Smanioso, cangiante, agitato e imprevedibile Nereo coincide persino nel carattere tanto quanto nel nome con la divinità greca degli abissi, in grado di assumere forme diverse, come: fuoco, serpente, acqua.

Mutare per salvarsi, cambiare per restare ai margini e non essere centrati. Scartare la posizione di bersaglio e inventarsi una sopravvivenza a latere, conveniente. In effetti, la sostanza dell’essere parassiti è già condensata nel prefisso para-παρά, ossia accanto, vicino, a fianco di, indicando uno scarto minimo di misura che consente l’approfittarsi in maniera per così dire discreta anche se talvolta rovinosa. Non siamo noi stessi esseri umani i primi parassiti planetari? Ayn Rand affermava che Il parassita non apporta nulla alla storia, se non il suo peso morto, ma credo di essere in buona compagnia affermando che le cose non stanno affatto così. Michel Serres nel suo saggio Il Parassita del 1980 conferma la complessità e la vitalità del parassitismo come fenomeno biologico, fisico, logico, antropologico, economico-finanziario, religioso, storico e artistico. Il filosofo francese rovescia l’affermazione della Rand, testimoniando l’essenzialità del parassita e si addentra nei meandri dell’erranza, dell’appropriazione, dello scarto, del recinto e del sacro, fin ad arrivare alla società moderna e ai big data. Proprio l’essere umano sfrutta attraverso un parassitismo senza freni la natura, gli altri esseri viventi, talvolta anche i suoi simili come dati, come opportunità da saccheggiare per i propri comodi. Il parassitismo è un abuso arcaico che ha senza dubbio alcuno contribuito all’evoluzione e alla proliferazione della vita. E’ progresso e inevitabile contaminazione. E’ questione materiale e digitale. Inclusione ed esclusione. Interdipendenza e convivenza. Afferma infatti Serres a conclusione del suo saggio: Che cosa significa vivere insieme. Che cos’è il collettivo? …Non decido sempre se il parassita è relazionale o reale, se è un operatore o una monade.

Nell’ultimo episodio della serie-fenomeno planetario Stranger Things 4, Henry Creed, prototipo numero 001 dai poteri sovrumani, che diverrà il terribile Vecna, cerca con un prolungato monologo esistenzialista di ben 12 minuti di convincere l’eroina 011 del male che si annida nel genere umano. Vedi, gli umani sono un tipo unico di parassita, si moltiplicano e avvelenano il nostro mondo, rinforzando solo la loro struttura che è innaturale…, molto probabilmente la struttura rafforzata dal genere umano si può considerare inter-naturale o sovra-naturale, dal momento che le sempre più sofisticate innovazioni di IA e macchine complesse si stanno evolvendo nella direzione di architetture primitive come batteri, metazoi e funghi. Questo potrebbe contribuire a rendere del tutto flessibili ed autonome le nostre creazioni fino al punto di potersi riparare da sole e parassitare l’intero genere umano, decretando una volta per tutte la fine del tanto vituperato antropocene. Nel videogioco Resident Evil 4 i nemici più pericolosi sono Los Ganados, ossia esseri umani mutanti, a causa di un parassita noto come Las Plagas, aggressivi e resistenti, ma allo stesso tempo furbi e intelligenti, in grado di organizzarsi per catturare il giocatore. Una medesima condizione è quella che contagia gli umani in un altro videogioco (ultimamente serializzato) come Last of us in cui il fungo Cordyceps è in grado di zombizzare i singoli individui. Questo fenomeno non è frutto della fantasia degli autori di videogiochi, né della narrativa fantascientifica, ma è stato studiato da molti anni nell’ambito delle relazioni di parassitismo del fungo Ophiocordyceps nei confronti delle formiche asiatiche e del sud America. La strategia è quindi alla base del parassitismo.
Pensandoci bene l’intera faccenda dell’esistenza potrebbe essere riletta e analizzata sotto la lente di ingrandimento dei processi parassitari. Dalla creazione giù per la spina dorsale della storia, arrivando alla nostra avanzata e claudicante società moderna. Dio non paga mai, va a scrocco. Aspetta solo che qualcuno gli offra da bere, o comunque, gli faccia delle offerte. Bel parassita, Dio…affermava Andrea G. Pinketts.
Fabrizio Ajello
In copertina: Il parassita della serie anime Attack on Titan