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L’uomo nero/Dinamiche dell’immaginario #17 – Dalle stelle allo stallo

La cultura è ciò che gli altri mi hanno fatto,
l’arte è ciò che faccio io agli altri.
Carl Andre

Uno dei carnevali più cupi della storia questo, che stiamo soffrendo e attraversando in una tensione bellica che rilancia l’intero pianeta in un tetro Novecento che speravamo digerito, anche se a fatica. Invece, placata la bufera pandemica ecco il conflitto che non ti aspetti (ne siamo sicuri?). Una guerra ibrida ed erroneamente ritenuta periferica. Artiglierie pesanti, trincee, bombe a grappolo, cyber attacchi, propaganda e sanzioni, il braccio di ferro tra i due blocchi a comparti sempre meno stagni si è arenato in una palude definitiva,  stallo paralizzante di una vicendevole miopia da parte delle singole forze in campo. In un’era di ipertrofica comunicazione la sensazione è che non riusciamo più a dialogare, a trovare il punto di contatto. L’empatia sembra essere stata sostituita una volta e per tutte dal chiasso martellante del diluvio informatico. Mi chiedo se e come sia possibile accostarsi e comprendere quel che accade attorno a noi. Con sconfortante sincerità, devo ammettere che è sempre più difficile, molto spesso impossibile. Finale di partita? Dovremmo riconfigurare i nostri sistemi analitico-valoriali e riconsiderare scenari e panorami differenti? Molto probabilmente è proprio così, siamo inadeguati. Grosso modo ognuno a modo suo; …il prezzo che paghiamo per la conoscenza è la perdita della nostra capacità di comprensione, affermava Benjamin Labatut nel suo La pietra della follia. Il futuro sarà da de-algoritmizzare e de-socializzare, per ricostituire il valore del singolo e della comunità.

Un’abitazione dello spazio virtuale (MUVE) Second Life

Non c’è Futuro, inconsistente ora/ Non c’è Passato che significhi ancora/ Niente che valga il buio del presente/ Il buio del presente, così cantava G.L. Ferretti in Neukölln, anno di grazia 2000. Si concludeva il secolo breve e doveva essere chiaro il messaggio. Ma questo chiarore deve aver avuto un effetto collaterale di cecità assoluta. Così i pensieri procedono in ordine sparso, senza più mira, intensità, fatica. Chiunque può esprimersi in pieno disordine, metavertirsi, precipitare nel divertimento che spaesa e spodesta la vita per sostituirvi lo stupore del palcoscenico scosceso e sovraffollato. La zattera della medusa su cui siamo confinati con i nostri follower è alla deriva senza avere orizzonti disponibili attorno. Giorgio Manganelli nel 1990, proprio prima della sua morte, scrive il suo ultimo romanzo La palude definitiva, il viaggio fatale di un cavaliere e il suo destriero all’interno di un luogo in cui è difficile entrare e impossibile uscire. La traversata del protagonista di questo romanzo si amplifica in un’interrogazione sconfinata in cui vagano parole nello smarrimento senza via d’uscita. E’ come se tutto il mondo fosse sospeso. Un disorientamento che coincide con l’mponderabile, lo sconfinare oltre i bordi del consentito, del programmato, nell’angolo cieco spazio temporale da cui non si torna indietro. Alla fine della vicenda  tutto si ricompatta in un unicum tracollante e consumato. Palude, cavaliere, casa, destriero coincidono nell’insensata vanitas delle imprese intentate. Ascesa lenta per catabasi immediata e definitiva. La stessa sensazione che accompagna l’ascolto ossessivo che mi accompagna in questi giorni del De Profundis di Arvo Pärt.

L’incubo di Sir. Gawain – dal film The Green Knight del 2021
E’ l’effetto zattera dell’omonimo capitolo del film Creepshow 2, per il quale una romantica gita si trasforma in un tragico incubo. Nel breve episodio, quattro ragazzi decidono di spendere qualche ora in un lago desolato e nonostante il rigore della stagione e delle acque, s’immergono per raggiungere una zattera ancorata al centro dello specchio d’acqua. La giocosa impresa viene interrotta da un agglomerato melmoso di materia che si avvicina minaccioso. Uno dopo l’altro i malcapitati verranno inglobati e disciolti dalla terrificante fanghiglia semovente. Metaforicamente la grottesca avventura de La zattera fotografa la condizione di pervertito divertimento che ha inquinato buona parte del pensiero critico nel “sistema atlantico” attirando una sostanza ancora non definita pronta a rivendicare la sua stessa natura degenerativa o comunque metamorfica.
Affermava il filosofo Boris Groys nel saggio-intervista Politica dell’immortalità del 2002: la Russia non è una realtà formatasi storicamente, ma piuttosto un progetto, una promessa, un nuovo inizio. La Russia è qualcosa che ancora non c’è. Si tratta di un futuro eterno, che forse non diventerà mai realtà – tanto che il vero posto della Russia non può essere trovato nella storia, ma solo dopo la storia, in una prospettiva apocalittica. Questa condizione oggi non riguarda più soltanto una porzione di pianeta ma tutti noi. Ed è così che con i drammatici eventi di questo incipit oscuro del XXI secolo sono falliti un certo modo di percepire e di raccontare; conseguentemente i nostri tentativi di comprensione sono stati scaraventati bruscamente in un caos turbolente di interconnessioni, parzialità e nuovi isolamenti mascherati. Di questi tempi la zattera non sembra essere più un mezzo di salvezza, bensì un confinamento instabile dentro un’agitazione di rottami assortiti. Corpi martoriati, meme, super eroi, sesso, bombardamenti, poesie, videogiochi, gattini si rimescolano davanti ai nostri occhi, anestetizzando, alterando e stravolgendo qualsiasi processo cognitivo.
Fabrizio Ajello 
In copertina: Atreiu e Artax alle prese con le Paludi della tristezza nella Storia infinita (1984)

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.