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L’uomo nero/Dinamiche dell’immaginario #16 Onora il padre

Mater semper certa est, pater numquam.
locuzione latina

-attenzione: spoiler

Nella nostra società in ebollizione si procede sempre più spesso per cancellazioni, censure e smantellamenti. Attraverso le critiche più recenti, talvolta anche spietate verso i modelli patriarcali, a venire immolata come vittima sacrificale troviamo la figura del padre che oscilla pericolosamente in definizioni frettolose tra la prepotenza del padre padrone e l’insignificante negligenza del padre assenteista. Comportamenti violenti e dispotici fanno da contraltare alla drammatica leggerezza di atteggiamenti e modelli discutibili e sconvenienti, tra questi due estremi impera un vuoto silenzioso. Possibile non ci sia niente tra i due estremi? E in tal caso quale è la voce di questo niente? Cosa ci racconta? Forse sarebbe proprio il caso di tendere l’orecchio. La radice della parola padre sarebbe il sanscrito pa-(rafforzativo italiano pa-pà), con un duplice significato di protezione, pastore è in tal senso un’evidente estensione significativa, ma anche di nutrimento, d’altronde anche il vocabolo pane avrebbe la medesima radice. Nel breve ma intenso capolavoro La strada di Corman McCarthy, un padre e un figlio attraversano l’America, dirigendosi a sud per sfuggire ai rigori dell’inverno. L’intero pianeta è stato segnato da una catastrofe che ha decimato la popolazione mondiale e i due protagonisti dovranno fronteggiare avversità, fame, aggressioni di bande armate, per sopravvivere e il vero culmine dell’intera avventura è concentrata in un brevissimo ma intenso scambio tra i due: Sono qui. Lo so. Ecco il padre: chi è lì sempre e comunque e questa presenza granitica è certezza necessaria e affido totale.

Una still-image tratta dal film Titane, 2021

Nel film Titane ( Palma d’oro al 74º Festival di Cannes), la irrequieta e violenta protagonista Alexia dovrà fare i conti con il suo passato attraverso un processo doloroso di rimediazioni e riprogrammazione delle dinamiche genitoriali. Braccata per aver commesso diversi omicidi, si finge il figlio scomparso di un capo pompiere apparentemente impavido e autoritario anche se in piena crisi d’identità. Vincent, interpretato da uno straordinario Vincent Lindon, incarna il disagio di un uomo in lotta contro il suo corpo che lentamente decade e sembra non voler essere in linea con un ideale adonico di perfezione, dramma che ovviamente raddoppia lo sconforto angosciante della perdita del figlio. Nonostante la condizione di malessere e di degrado di entrambi i protagonisti, sarà proprio una nascita commovente quanto tragica a riordinare le traiettorie dei due. Il padre tra lacrime e sangue pone nuovamente sui cardini il tempo corrotto e deragliato dalle incertezze e dalle scelte scellerate. Afferma Luigi Zoja, psicoanalista e sociologo junghiano, nel suo saggio Il gesto di Ettore (vivamente consigliato!): il padre è costruzione, il padre è artificio: diversamente dalla madre, che continua in campo umano una condizione consolidata e onnipresente ai livelli che contano della vita animale. Il padre è programma, è intenzionalità, è volontà ed è, quindi, autoimposizione. Potremmo quindi  affermare che il padre sia la soglia della cultura, la svolta dell’intraprendere l’avventura dell’esistenza stessa? C’è un solo avventuriero al mondo, e ciò si vede soprattutto nel mondo moderno: è il padre di famiglia, affermava C. Péguy, nel suo Dialogo della storia e dell’anima carnale.

Darth Vader (Father?)- saga di Star Wars

L’avventura del padre coincide inoltre con il rischio incessante di essere dalla parte scorretta, dalla parte errata, nera. E’ un rischio la sua stessa esistenza, sempre in balia dell’uccisione rituale, di un sorpasso rovinoso. Azione simbolica che nella mitologia greca dovrebbe liberare ma che alla fine scatena il caos e innesca l’ira della Erinni, entità demoniache, nate proprio dall’evirazione di Urano da parte di suo figlio Cronos e dalla generazione di uno spazio intermedio tra cielo e terra. Il tempo è quindi simultaneamente acerrimo nemico e compagno fedele della figura paterna. Mette alla prova ma convalida, rivela la fragilità della corazza (ciò che protegge il cor, ossia il cuore in latino) necessaria per affrontare il mondo. Nuovamente in Zoja troviamo l’incisiva analisi sulle tre vie dell’uomo: Achille, il prode e crudele, Ulisse, il furbo e l’avventuriero e infine Ettore, il guerriero e il padre. Tre sfumature che chiariscono come senza padre si cade fuori dalla società, fuori dal rispetto, nel nulla. Ed è proprio in quell’assenza che, come accade oggi sempre più spesso, si sceglie un’alternativa nefasta a cui ispirarsi: il capobanda, il violento di turno, lo sbandato. Fulgido esempio è la vicenda di uno dei burattini più famosi, quel Pinocchio che sceglie di seguire Lucignolo, invece del timoroso e povero babbo Mastro Geppetto. La ricerca di una figura paterna valida fuori dalla cerchia familiare invita a riflettere sul fenomeno culturale dell’invenzione della famiglia. Se il Vincent di Titane è un padre al di là della famiglia, la cui identità viene confermata proprio dall’evento di una nascita, Massimo, il protagonista del film America Latina dei fratelli D’Innocenzo, è un pater familia proiettato e instabile, ma autentico nella mole delle ferite che comporta la solitudine e la spasmodica ricerca di un ruolo nella bufera dell’esistenza e nelle caselle anguste della società. Massimo è la crepa del dubbio che palesa la certezza del non essere all’altezza del ruolo, notevole in tal senso la locandina che ne mostra il capo rasato e fratturato, quasi un uovo di pasqua corrotto che cela una nerissima sorpresa.

Alfred Guillou, Adieu – 1892

In effetti Edipo non era in grado di vedere la tragica condizione in cui era sprofondato, così come l’antieroe Massimo vede ciò che lui stesso ha elaborato, meticolosamente costruito e organizzato attorno a sé per motivare le sue scelte, per dare ordine ad impulsi irrazionali e violenti. Una posizione sempre scomoda e in bilico, che spaventa in entrambe le direzioni, che angoscia e mette in allarme. Nella sua Lettera al padre, F. Kafka (in letteratura abbiamo altre celebri lettere al padre, non meno intense, si pensi a Leopardi ad esempio) afferma senza mezzi termini: Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché mai sostengo di aver paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in parte proprio per la paura che ho di te, in parte perché questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente. Desiderio e timore si rimescolano in relazioni tutt’altro che lineari e semplici. Distanze impercorribili anche all’interno delle stesse mura domestiche. Incomunicabilità che mina e rende pericolanti le fondamenta. Elementi, questi, che portano in mare aperto, faccia a faccia con il naufragio, con il disagio del riconoscersi per poter prendere il largo, per trovare altri orizzonti, come riassunto nel fenomenale teorema in pellicola Il ritorno del regista russo Andrej Zvjagincev, in cui l’improvvisa riapparizione di un padre misterioso e taciturno segna drammaticamente il futuro di due ragazzi coinvolti in una gita per certi versi senza (appunto) più ritorno. Un rovesciamento d’intreccio dove a precipitare non è Icaro bensì il padre Dedalo, in effetti già disperso in un labirinto perfetto quanto irrisolvibile. Aveva proprio ragione William Hodding Carter quando affermava: Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali.

Fabrizio Ajello

In copertina: La maschera di Agamennone,  XVI sec. a.C. circa

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.