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L’uomo nero/ Dinamiche dell’immaginario #15 – Amare Derisioni

C’è solo una regola da ricordare: ridi di tutto e dimenticati di tutti.
Anna Frank

Ci sono frasi che si radicano dentro, assorbonendo completamente la tua attenzione, come ad esempio questa del regista teatrale Romeo Castellucci, rilasciata in un’intervista del 2016 (cito a memoria): …l’arte e l’estetica occidentale hanno un rapporto privilegiato con questo aspetto della condizione umana che è proprio la fragilità. Viene rappresentata il più delle volte attraverso una prova, una passione, a cui l’eroe è sottoposto. Anche nelle commedie, anche là dove si ride, si irride la vittima, …la commedia appartiene alla tragedia. Da queste parole non sono mai riuscito a liberarmi. Nel senso che mi hanno abitato implacabilmente, spingendomi a cercare di comprenderne appieno il significato, finendo per sprofondare nel dispositivo umano della risata e del suo doppio oscuro. La questione è seria. La risata è un fenomeno che induce alla crisi, al sospetto, alla critica, insomma non è roba da poco. Non è un caso che alcuni filosofi nel  passato presero posizioni intransigenti in materia. Si pensi a Platone (nella Repubblica), ma anche a Protagora, Epitteto, per non parlare della Scolastica. Ridere è un potere dirompente che mette a repentaglio la rigida sicurezza del potere. Ho sempre pensato in effetti che la Gioconda di Leonardo con il suo celebre sorriso enigmatico, rida proprio di noi, in un rovesciamento di sguardo in cui lo spettatore risulterà sempre nella condizione del ridicolo.

Dettaglio della testa del Kouros di Lentini, part. del volto,V sec. a.C. – courtesy Giovanni Dall’Orto

Ridere avrebbe una provenienza etimologica dalla onomatopeica assonanza del greco Kriddein ossia stridere, suono tutt’altro che rassicurante. Allo stesso tempo il sorriso arcaico di alcune sculture egizie e greche segnalerebbe non tanto un sentimento di allegria, quanto di serenità imperturbabile e superiorità ultraterrena. L’eternità è una candido sorriso? O si sorride in opposizione alla transitorietà della vita stessa e di tutti i suoi tormenti? In tal senso il risus pascalis ci porta a riflettere proprio sul potere e gli effetti del ridere. Anticamente, in oriente, per purificare il luogo in cui doveva essere edificato un tempio venivano invitati dei comici e dei bambini. Una volta sul posto gli attori davano vita ad uno spettacolo comico coinvolgente e divertente. Quando le risate dei bambini diventano incontenibili il rito purificatore era compiuto. Allo stesso modo in alcuni riti pasquali del basso medioevo i giullari fragorosamente irrompevano in chiesa per rallegrare i fedeli per la resurrezione del Cristo. Lo stesso San Francesco si definiva giullare di Dio, anche se il riso e lo scherno erano da sempre mal tollerati dalle istituzioni ecclesiastiche, proprio per il loro potere irriverente e liberatorio. Insomma ridere è l’erma bifronte dell’espressione umana. L’enigmaticità grottesca della risata, ad esempio, è uno dei caratteri più frequenti e insistiti della filmografia di David Lynch. Dal sorriso catatonico della donna del radiatore di Eraserhead del 1977 al ghigno satanico dell’uomo misterioso di Lost Highway, dalle smorfie demoniache e allucinate dello spirito maligno Bob di Twin Peaks, alla risata deformante e mostruosa della protagonista di Inland Empire.

Alcune still-images con risate tratte dai lavori di David Lynch

Mostrare i denti in fin dei conti nel regno animale è un messaggio chiaro di ferinità e di prossima aggressione. La Crocuta crocuta, meglio nota come Iena ridens ha almeno undici differenti emissioni sonore, dal grido al gemito. La risata è la più riconoscibile e significativa di queste, con una sfumatura che va dall’ansia e la paura, fino all’eccitazione e alla recriminazione gerarchica in merito alla spartizione del cibo. Ecco che la risata oltre ad esprimere sentimenti, può essere anche un elemento politico, può rivendicare, può rovesciare uno status quo. Forse uno degli esempi più riusciti di questa ambiguità e drammatica metamorfosi della risata è la novella di Luigi Pirandello, C’è qualcuno che ride. Una controversa storia in cui una singolare “riunione” in bilico tra una festa e un funerale viene disturbata da una risata che proviene da un luogo non meglio identificato. La folla decide di scovare l’autore e una volta trovati i responsabili (una donna, il padre e il fratello che confabulavano), li insegue come a volerli punire della grave offesa arrecata. Una volta raggiunti i tre si rendono conto della minacciosa adunata e spaventati decidono di scappare, mentre la folla erompe in una risata immotivata ed isterica. In questo caso la risata in un riverbero ossessivo si corrompe in una sorta di elogio della follia che ricorda certi soggetti della pittura fiamminga, dalle risate grottesche di alcuni personaggi della Salita al Calvario di Hieronymus Bosch, alla straordinaria analisi del Prof. Walter S. Gibson su Pieter Bruegel e l’arte della risata. Svariate deformazioni del viso segnalano deturnamenti del pensiero. Talvolta scrosciante e imprevedibile la risata risuona quasi come un avvertimento, un rovinoso precipitare nell’irragionevolezza.

La smorfia di Totò nel film Totò Diabolicus di Steno – 1963

Recenti ricerche rivelano che nella vecchia Europa i bambini riderebbero in media duecento volte in una giornata mentre gli adulti soltanto venti. La risata può essere contagiosa, può portare anche letteralmente a morire, come è accaduto per fenomeni di complicazione isterica. Un caso su tutti: l’epidemia del 1962 che paralizzò alcuni distretti scolastici nel Tanganica. Basta leggere il saggio di Vilayanur S. Ramachandran La donna che morì dal ridere, Breve storia della risata di Terry Eagleton, o Ridere di David Le Breton, per comprendere quanto sia complesso e sfaccettato l’affare risata. Molte strategie di marketing  si basano proprio sul potere della risata, dell’umorismo e dell’ironia. Basti pensare a quante campagne pubblicitarie sfruttino il sorriso per portare i potenziali acquirenti ad uno stato di immedesimazione e di appagamento preventivo, funzionale al desiderio e quindi all’acquisto. Potremmo anche spingerci alla carica dirompente delle freddure e delle barzellette. Alla fin fine quelle che colpiscono di più sono proprio quelle politicamente scorrette, proprio quelle che aggrediscono l’ordine costituito, che ci vanno giù pesante su chi o cosa risulta intoccabile. Istituzioni, forze dell’ordine, minoranze, la Chiesa, qualsiasi forma di potere e divinità, nessuno si salva dal feroce arrembaggio delle risate scaturite dalle barzellette. Ciò che opprime e limita viene temporaneamente sbaragliato. Lo psicanalista Sándor Ferenczi osservava che rimanere seri è una repressione riuscita, mentre il filosofo Henri Bergson affermava che tutto l’umorismo è interamente finalizzato allo scherno e all’umiliazione. Insomma la fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà! come affermava qualcuno, forse Michail Bakunin, magra consolazione per un pianeta sempre più monopolizzato da poteri umbratili, e isolamenti autoinflitti.

Fabrizio Ajello 

In copertina: Jacob Cornelisz van Oostsanen, Laughing Fool (dettaglio), ca. 1500

About the author

Fabrizio Ajello

Fabrizio Ajello si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, con una tesi in Storia dell’Arte Contemporanea.
Ha collaborato in passato attivamente con le riviste Music Line e Succoacido.net.
Dal 2005 ha lavorato al progetto di arte pubblica, Progetto Isole.
Nel 2008 fonda, insieme all'artista Christian Costa, il progetto di arte pubblica Spazi Docili, basato a Firenze, che in questi anni ha prodotto indagini sul territorio, interventi, workshop e talk presso istituzioni pubbliche e private, mostre e residenze artistiche.
Ha inoltre esposto in gallerie e musei italiani e internazionali e preso parte a diversi eventi quali: Berlin Biennale 7, Break 2.4 Festival a Ljubljana, in Slovenia, Synthetic Zero al BronxArtSpace di New York, Moving Sculpture In The Public Realm a Cardiff, Hosted in Athens ad Atene, The Entropy of Art a Wroclaw, in Polonia.
Insegna materie letterarie presso il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze.