Arte e Fotografia

Luigi Basiletti e l’antica Brixia

La mostra “Luigi Basiletti e l’Antico”, promossa da Ateneo di Brescia e Fondazione Brescia Musei, è stata inaugurata in occasione del bicentenario degli inizi degli scavi archeologici del Capitolium di Brescia antica, Brixia. Dipinti, disegni, acqueforti, medaglie dialogano con la collezione permanente di Palazzo Tosio, la casa museo di Paolo Tosio, oggi sede dell’Ateneo e dalla quale si avviò il nucleo originario della Pinacoteca Tosio Martinengo. La mostra, curata da Roberta d’Adda, Bernando Falconi e Francesca Morandini, accademici dell’Ateneo, ripercorre la vita dell’artista, attraverso le sue opere e fonti scritte. L’Ateneo fu fondato da Napoleone Bonaparte re d’Italia nel 1810, come luogo di diffusione della cultura in Brescia e provincia. Ha istituito il Museo dell’Età Romana, dell’età Cristiana e quello di Storia Naturale, oggi musei civici.

Basiletti nasce nel 1780 a Brescia, da un’agiata famiglia bergamasca. A 8 anni entra nel Convitto presso il Ducale Collegio Casalanzio a Correggio, dove rimane fino al 1797 ricevendo una formazione umanistica e scientifica. Il Collegio, destinato a giovani rampolli dell’aristocrazia e della borghesia, si fondava su una rigorosa disciplina di studio e di vita. Durante gli anni di formazione a Correggio, Basiletti apprende il disegno e l’ornato, ottenendo il titolo di Accademico in arti. A soli 17 anni frequenta la bottega del pittore Sante Cattaneo, originario di Salò, attivo a Brescia, specializzato in opere a soggetto religioso. Due anni più tardi, Basiletti è ammesso all’Accademia clementina di Belle Arti di Bologna, dove si specializza nell’arte di figura. Realizza soggetti mitologici e letterari. 

Uno dei primi momenti di confronto con l’Antico avviene in occasione del primo soggiorno a Roma (1803-09). Qui ha modo di viaggiare e visitare la campagna laziale e napoletana. A quest’epoca risalgono i suoi disegni paesaggistici, conservati in parte presso la Pinacoteca di Brescia come “ricordi di viaggio”. Ritornerà nella Città Eterna per ritirare il prestigioso diploma presso l’Accademia di San Luca nel 1814, associazione di artisti, fondata nel 1593 da uno dei massimi esponenti della pittura manierista Federico Zuccari, con il presupposto di elevare il lavoro degli artisti al di sopra del semplice artigianato. Durante l’ultimo soggiorno a Roma, Basiletti frequenta i pittori fiamminghi e nordici ivi presenti, specializzandosi nell’arte del paesaggio. Oltre ad essere pittore, curioso, Basiletti è collezionista, per sé ma soprattutto per l’amico Paolo Tosio, conte, concittadino e suo mecenate, principalmente di opere del Cinquecento e Seicento ma anche contemporanei come lo scultore Thorvadlsen. A Roma Basiletti assimila l’arte neoclassica, frequentando anche il celebre artista Antonio Canova. Nel 1810 è socio ordinario dell’Ateneo di Brescia, accademia di scienze, lettere ed arti, la più antica istituzione culturale della città. L’Ateneo contribuì alla riscoperta dell’Antico collaborando con la congregazione municipale.

Dal 1811, per circa quattro anni è occupato a sovrintendere i lavori di restauro e decorazione dell’appartamento del nuovo palazzo Tosio, secondo i canoni del neoclassicismo. Il palazzo era destinato ad accogliere la collezione d’arte della famiglia, grazie al contributo di Basieltti e divenuta nel 1851 la prima Pinacoteca pubblica della città. L’artista ricevette l’incarico di ristrutturare alcune sale al piano nobile, nell’ala nord e in quella orientale, ma nel 1824 fu sostituito dall’architetto Domenico Vantini, forse perché troppo assorbito dal faticoso impegno di dirigere gli scavi archeologici.

E’ importante conoscere la storia dei coniugi Tosio, come scrive la curatrice Roberta D’adda “… due persone che – ancor prima che specchiati esempi per i loro concittadini – erano parte viva e amata di quel mondo che trovava espressione nell’Ateneo bresciano, il quale del resto aveva a sua volta nel salotto Tosio la sua naturale e informale appendice…”

Nel 1823 l’Ateneo lo nominò, assieme all’amico architetto Vantini e all’archeologo Giovanni Labus, membro della commissione incaricata di condurre gli scavi archeologici nell’area del Capitolium. La scoperta del Capitolium culmina con il ritrovamento della scultura bronzea della Vittoria Alata nel 1826.  Gli scavi interessarono oltre alla zona del Tempio Capitolino, il Foro e il Teatro.

La campagna di scavi fu resa possibile grazie ai fondi raccolti in soli tre mesi anche attraverso una pubblica sottoscrizione promossa dall’Ateneo.  Gli scavi erano documentati dallo stesso artista attraverso una serie di piccole vedute prospettiche a matita.

Basiletti era impegnato da tempo a sensibilizzare i suoi concittadini per poter intraprendere una campagna di scavi per riportare alla luce la Brixia antica. Dopo il ritrovamento della statua bronzea della Vittoria alata, il 17 agosto presentò alla Municipalità il progetto per la costruzione del Museo Patrio, inaugurato nel 1830. “Obiettivo della costituzione di un museo è lo stimolo per le giovani generazioni ad amare la storia per la città attraverso i documenti reali, e al contempo lo sprone perché la generosità dei cittadini renda possibile tale realizzazione.” (F.morandini). Basiletti fece sentire “l’importanza di formare un museo di antichità bresciane, onde impedire i guasti dei monumenti e letterari e di belle arti antiche…”

Il sito archeologico fu a tutti gli effetti un cantiere ben organizzato: Basiletti prese spunto dagli scavi archeologici che aveva assistito durante i soggiorni a Roma. La conservazione dei monumenti, la creazione del museo, la documentazione ma anche l’amministrazione finanziaria del cantiere, la gestione del personale e la catalogazione, costituirono il cuore del suo metodo di lavoro, sempre con lo scopo di restituire i risultati delle ricerche alla comunità. Tra i grandi progetti si annovera l’ideazione del Museo bresciano illustrato, una raccolta di testi e 60 tavole di edifici e reperti archeologici, che vedrà la luce vent’anni più tardi. Tale opera editoriale era destinata principalmente ad eruditi ed artisti, prevedendo la stampa di soli cinquecento esemplari. Per una serie di dissapori, legati probabilmente alla scelta stilistica nella resa delle tavole, Basiletti prende le distanze dal progetto, fino a togliersi del tutto senza più comparire. 

Nel 1825 vi fu la visita al cantiere archeologico dell’imperatore Francesco I d’Austria e della consorte Carolina Augusta di Baviera. Per tale occasione furono realizzati alcuni fascicoli del museo bresciano illustrato. 

Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò al restauro di tele di maestri antichi, come Palma il Giovane.  Nel 1859 Luigi Basiletti morì nella sua dimora bresciana, dopo un breve periodo di malattia. La sua tomba si trova nel cimitero vantiniano: il gruppo scultoreo La preghiera fu presentato all’Esposizione artistica di Milano del 1891 da Emilio Quadrelli. 

Cimitero Vantiniano monumento funebre famiglia Basiletti Bonfadio Emilio Quadrelli 1891 Brescia

E’ posta un’epigrafe che recita: “Marietta Mazzola vedova Lorenzo Basiletti per volontà del marito pose questo monumento in memoria della spenta famiglia che novera tra i molti ricordabili Luigi pittore lodato e diletto dal sommo Canova. MDCCCXCI”.

La mostra si rivolge a un pubblico principalmente di studiosi ma ha due grandi meriti: una forte capacità divulgativa, storica, scientifica e narrativa; un utile e originale sussidio ai turisti che desiderano visitare Brescia.  

Eva Pugina

Per prenotazioni visite: https://www.bresciamusei.com/inaugura-luigi-basiletti-e-lantico/

About the author

Eva Pugina

Formazione in storia dell'arte, con un master specialistico in progettazione culturale, mi occupo di ideazione e gestione di progetti in ambito culturale e sociale. Curo l'attività di ricerca storica, iconografica, la redazione, la traduzione in francese e in inglese, l'impostazione grafica. Assistente di produzione per il settore audiovisivo-documentaristico. Scrivo recensioni di mostre e interviste in campo artistico. Mi occupo di creare contenuti per siti, social e scelta delle immagini.