Un’osservazione personale su alcune realtà della condizione contemporanea, attraverso il ponte virtuale Milano-Sarajevo: ultima settimana per visitare THIS WILL FIX YOU, mostra di Lucia Cristiani con opere inedite del 2016, presso lo spazio indipendente t-space di Milano. Fino al 6 Novembre.
La personale di Lucia Cristiani (Milano, 1991) negli spazi versatili di t-space è un racconto tessuto tra poche installazioni e un video, il cui filo conduttore è il continuo spostarsi dell’artista tra Milano e Sarajevo. Attraverso l’esperienza diretta di luoghi, realtà e incontri l’artista rintraccia con sensibilità le contraddizioni del nostro contemporaneo a partire dal personale e allargandosi al collettivo.

La mostra è articolata in due parti, che dialogano e interagiscono tra loro. Nella prima, attraverso tre oggetti – Normcore Medjugorje, The Grace of Maybe, Be Infinite -, esposti come reperti di un passato recente che sembrano objet trouvé ma non lo sono, l’artista mette l’accento sulla tendenza normcore: una parola coniata per contrazione tra normal e hardcore, un’attitudine a vivere, vestirsi, comportarsi in nome di una neutralità, un anonimato che garantisce l’inserimento nel gruppo. In questo modo si collezionano contatti spendibili, ci dice l’artista, connessioni basate sul misunderstanding.

Nella seconda parte questa tendenza all’anonimato viene messa in parallelo con la situazione post-traumatica, in bilico tra presenza quotidiana e oblio, della guerra nei Balcani attraverso il video Passerò domani: l’artista ha ripreso all’alba il ballerino di strada Suvad mentre pratica la danza da lui stesso inventata sulle rovine cinquecentesche di Bijela Tabija a Sarajevo, luogo in cui storicamente le persone si scambiavano promesse d’amore e che, in seguito all’utilizzo strategico durante la guerra, è tornato alla sua funzione originale.
Il catalogo è poi un progetto a parte, che integra la mostra più che spiegarla; un diario per immagini, che illustra l’ultimo viaggio in queste terre fatto dall’artista con le foto di Francesco Blicherini, accompagnate dal testo critico di Gloria Paolini.

La mostra di Lucia Cristiani non è facile. Coinvolge delle tematiche e costringe a delle riflessioni che molto comodamente di solito evitiamo e la lettura delle opere può essere complicata senza una guida. Infatti non voglio entrare nella dissertazione né del normcore né dei traumi della guerra balcanica, argomenti che lascio all’artista, decisamente più preparata di me. Ma c’è in questi lavori una volontà di ricerca dell’essenziale che si manifesta in modo poetico. Con tre semplici oggetti l’artista è in grado di riassumere il concetto di normcore, mostrarne le contraddizioni (la bevanda Holy Water, il cappellino di Medjugorje) e le opportunità (la grazia, eleganza o salvezza, del forse). Suvad con la sua danza eccentrica e instancabile su una musica in cuffia che solo lui può sentire e il suo abbigliamento assurdo non è il matto del paese, anzi, è amato e rispettato. La sua utopia, di insegnare quella danza inventata e trovare l’anima gemella con cui continuarla, è commovente, ma non in modo pietoso, piuttosto autocritico: cosa è davvero importante? Il suo è un atto di resistenza spiazzante.<<THIS WILL FIX YOU indaga le infinite possibilità di lettura della realtà e, per raccontarle e mostrarle a tutti noi, porta in galleria ciò che altrimenti resterebbe fuori, perché non c’è nulla di più interessante di condividere storie vere, tutte importanti e degne di essere citate, senza che vi siano regole e modalità per poter definire il loro significato e soprattutto la loro qualità.>> si legge nel testo critico di Gloria Paolini. E allora questa parola normcore, che a dirla tutta, in un primo momento mi faceva un po’ paura, la faccio corrispondere nei lavori di Lucia Cristiani a quell’essenziale, alla ricerca (speranza?) di un’interazione umana a un livello più basico – non auto-annullante, ma piuttosto fondamentale – all’importanza delle contraddizioni e alle possibilità di vita che da queste scaturiscono. THIS WILL FIX YOU è un augurio.

E sì, resta un sapore dolce-amaro, ma mi sento almeno in parte fixed (aggiustata, ndr.) guardando Suvad che danza in equilibrio instabile sulle rovine, circondato da parole d’amore sotto una luce rosa mentre la città sotto ancora dorme, e con serena accettazione dice di essere consapevole che ormai la coronazione della sua utopia è improbabile, ma va bene così.
Giulia Meloni
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