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LuceFest 2023 – La prima volta di Ed Oner in Italia

In questi giorni si sta per concludere la quarta edizione del LuceFest a San Pietro Magisano (CZ), festival di arte urbana che vuole puntare i riflettori su questo piccolissimo borgo alle pendici della Sila. Per l’occasione, abbiamo incontrato e scambiato due chiacchiere con l’artista marocchino Ed Oner, arrivato per la primissima volta in Italia come ospite dell’evento.

Ph. Mario Gentile

Ciao Ed! Come stai? Come procedendo queste prime giornate di festival?

Ciao, vanno molto bene e il mio lavoro procede perfettamente, al giusto ritmo. Inoltre,  mi sto godendo il tempo con gli abitanti di San Pietro, che si stanno prendendo cura di me.

Questa è la tua primissima volta in Italia: quali erano le tue aspettative su questo luogo e qual è l’impressione a riguardo ora che sei qui?

Conosco l’Italia tramite i racconti dei tanti amici marocchini che vivono nelle grandi città, ma sinceramente, quando avevo cercato San Pietro su Internet mi sono reso conto che si trattava di un piccolo villaggio e ho immaginato fosse un luogo “vuoto”, ma quando sono arrivato qui ho capito di essere stato accolto in una grande famiglia. Gli abitanti si conoscono tutti tra loro, c’è tanto calore nell’aria e sono rimasto a dir poco sorpreso di come queste persone potessero essere così generose, di come siano disposti a prendersi cura di noi artisti e mostrarci tutto il bello di San Pietro. Quindi sì, sono entusiasta dei giorni che sto trascorrendo qui!

Ph. Mario Gentile

Prima di entrare nel vivo del tuo lavoro qui a San Pietro, potresti dirci chi è Ed Oner e di cosa si occupa nell’ambito artistico?

Mi chiamo Mohammed, ma il mio nome d’arte è Ed Oner, provengo da Berrechid, città vicino Casablanca. Dal 2011 ho iniziato con il graffitismo, ma presto ho voluto esplorare tecniche differenti e aprirmi, mettendo in mostra le mie impressioni sul mondo. Quindi dal lettering mi sono via via spostato verso il disegno vero e proprio, iniziando ad introdurre i francobolli, i personaggi e le mie idee. Allo stesso tempo lavoro nel graphic design come freelancer, dunque mi piace mantenere l’equilibrio tra due lavori che in qualche modo appartengono allo stesso ambito.

Ph. Mario Gentile

Dal tuo “work in progress” qui a San Pietro si intravedono già molti elementi naturali, quali animali e piante (manca ancora il tuo francobollo!). Potresti dirci se l’opera che stai realizzando ha già un titolo e su cosa è incentrata?

Il titolo sarà “L’albero di Argan” e, come avrai visto, ci sono delle capre: si tratta di una tipica scena marocchina, questo perché mi piace lavorare e dare spazio ad immagini relative alla mia cultura. Quando però, prima che arrivassi qui, ho cercato immagini di San Pietro, mi sono sorpreso di vedere una distesa immensa di alberi e di verde, perciò ho deciso che sarebbe stato interessante ritrarre una scena tipica del Marocco – come le capre che salgono sugli alberi per mangiare i frutti di argan – ma che, allo stesso tempo, richiamasse qualcosa di molto vicino agli abitanti del paese. Questa è l’idea di base alla quale, ovviamente, aggiungerò il mio francobollo al cui interno scriverò il titolo sia in caratteri arabi che italiani, in modo tale da essere comprensibile a chi il posto lo vive quotidianamente e, chissà, magari anche a qualche ragazzo marocchino che passi sotto a questo muro e si senta più vicino alla sua lontana casa in Marocco.

A proposito del tuo marchio di fabbrica, solitamente dipingi francobolli e so che la storia dietro questa scelta è molto interessante e speravo ce ne potessi parlare.

I francobolli nei miei lavori sono comparsi negli ultimi due anni, ma si tratta di un’idea che ha preso forma nel tempo. Sono sempre stato aperto all’idea di imparare e ho sempre sperimentato tante tecniche diverse, ho sempre disegnato semplici linee nelle quali ritrarre i miei soggetti che prendevano forme sempre più iperrealistiche, precise e colme di dettagli. Ero molto contento del risultato ma avevo l’impressione che mancasse qualcosa di immediatamente riconoscibile. Così un giorno, mentre disegnavo un uomo incontrato in un bar, cercai di immaginare al modo in cui potevo realizzare la cornice. Tracciai le linee del riquadro, che onestamente trovai subito molto noioso e così iniziai a giocare sul foglio, definendo una cornice a zig-zag e questa mi riportò subito alla mente i francobolli, oggetti – come i poster e le cartoline – da me sempre amati in quanto graphic designer. Guardai il risultato e ne fui sorpreso e soddisfatto. Da quel momento in poi decisi che in tutte le città in cui fossi andato avrei inserito un francobollo e in ognuno di questi avrei disegnato il numero “54”, la trascrizione numerica di “ED”. Inoltre, in Marocco le vecchie generazioni di artisti vengono spesso chiamate a decorare i francobolli reali e credo che il mio lavoro possa fungere da esempio per i giovani artisti che potrebbero finalmente innovare un medium così “vecchio stile”.

Ph. Mario Gentile

Parlando in generale della Street art, quale pensi sia il suo ruolo nella nostra società contemporanea? 

Per me la Street art è qualcosa di così grande da essere impossibile definirla, ma il potere che ingloba è quello di portare l’arte alle persone, le quali non hanno più bisogno di andare nei cosiddetti “luoghi della cultura”, come musei o istituzioni, ma è l’arte ad entrare nelle loro case, letteralmente: le persone possono semplicemente aprire le loro porte e rimanere ammaliati da queste immagini o possono trovarsi anche di fronte a qualcosa che potrebbero non apprezzare esteticamente, ma quell’arte avrà un impatto su di loro, in ogni caso. E questa è una forza che amo. Quando cammino per le strade e vedo le pareti dei palazzi spoglie hanno un effetto completamente diverso rispetto alle pareti cariche di colore, di graffiti o di murali ed è proprio quell’opera che ci regala la consapevolezza di ciò che sta accadendo per quelle vie. Un museo a cielo aperto in un posto come questo, per esempio, sarebbe una tappa incredibile e sono sicuro che San Pietro sarà ricordato per essere il paese con il più bel museo a cielo aperto.

A questo proposito: cosa ne pensi del LuceFest, degli abitanti di San Pietro e del loro modo di accogliere gli artisti?

In tutta onestà credo che gli artisti non sono stati invitati a partecipare ad un festival, ma ad entrare in una vera, grande famiglia. Qui sono stato letteralmente accolto nelle case degli abitanti, come ringraziamento per ciò che sto facendo per loro. Mentre dipingo mi capita di voltarmi e trovare l’anziana signora che abita accanto al mio muro con le braccia protese per offrirmi qualcosa da bere o voltarmi ancora e trovare il nipotino che disegna seduto per terra accanto ai miei barattoli di vernice. Io qui non sto  partecipando ad un festival, qui sono a casa. Negli altri grossi festival a cui partecipo di solito è sempre un tour de force tra lavoro, orari, programmazioni, mentre a San Pietro è tutto più flessibile e si ha il tempo di trovare il proprio ritmo nel dipingere e di sentirsi a proprio agio tra la gente. Si lavora tanto, ma si ha il tempo di godersi il luogo e le persone e credo sia “bellissimo”! Anche il team degli organizzatori è incredibile, lavora tantissimo per aiutarci a portare a termine i nostri lavori e si impegna a garantire una programmazione di eventi sempre più ricca. Mi auguro davvero che a questi ragazzi e al LuceFest venga riconosciuto il merito per i grandi sacrifici che compiono e che San Pietro venga ricordata per tutte queste opere meravigliose!

Quest’anno il LuceFest si è fatto promotore del senso di comunità condivisa, ospitando cinque artisti provenienti da diversi Paesi – Tony Gallo, Claudio Chiaravalloti (Italia), Sophi Odling (Sydney), Ed Oner (Marocco), Yessiow (Bali) – aprendo un dialogo non solo artistico, ma culturale. Non ci resta dunque che aspettare il 9 settembre, giornata di chiusura del festival, per la consegna delle opere.

About the author

Letizia Piccioni

Amante dell’arte in tutte le sue forme ed espressioni e praticante divulgatrice di piccoli saperi. Colgo ogni occasione per mettere lo zaino in spalla e andare a scovare le bellezze nel mondo e quelle nascoste dietro gli angoli di casa