Il busto in marmo di Costanza Bonarelli scolpito da Gian Lorenzo Bernini incontra gli scatti di Ilaria Sagaria nella mostra “Lo Sfregio”, inclusa nel percorso museale della Galleria degli Uffizi, fino al 19 dicembre. Un dialogo fra scatti contemporanei e scultura classica che, attorno al busto di Costanza Bonarelli, vittima di sfregio da parte dello stesso Bernini, pone l’attenzione su un tema tanto attuale quanto già conosciuto nei secoli, riportando lo spettatore – che, a quel punto della visita, si trova del tutto inebriato dalla bellezza della collezione – alla reale tragicità di questo argomento. Il tutto proprio nel periodo dell’anno in cui ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre).
Ilaria Sagaria, fotografa classe 1989, ha realizzato nel ciclo “Il dolore non è un privilegio” dodici scatti le cui protagoniste sono donne sfigurate dall’acido. Nelle sue foto, tutte le donne appaiono con il volto coperto oppure di spalle, ritratte sempre in uno spazio domestico. L’artista racconta: “La violenza tramite acido è un fenomeno globale che non è legato all’etnia, alla religione e tantomeno alla posizione sociale e geografica – ha detto Sagaria – Nonostante siano stati registrati casi di aggressione anche ai danni di uomini, rimane una forma di violenza con un impatto maggiore sulle donne. Oltre alla brutalità fisica causata da un gesto inumano, c’è il trauma psicologico da affrontare: la perdita dell’identità, la depressione e l’isolamento. Dopo la fase di ospedalizzazione, sono costrette a passare lunghi periodi chiuse dentro casa e, anche quando potrebbero uscire all’aperto, rifiutano di mostrarsi in pubblico e di affrontare lo sguardo degli altri. Mettono via gli specchi e le loro fotografie, eliminando qualsiasi cosa che possa mostrare quello che erano prima e quello che sono diventate in seguito, diventando così prigioniere di una casa privata di memoria e identità. Attraverso le loro testimonianze, ho ricostruito un racconto, una mise-en-scène fotografica che potesse restituire questi momenti senza spettacolarizzarne il dolore, concentrandomi sull’aspetto psicologico e sul concetto di identità”.
La tragicità della storia di Costanza Bonarelli non traspare dalla rappresentazione che ne fa Bernini. Il busto di marmo, databile al 1637-38, mostra infatti la donna in una posa naturale e rilassata, con i capelli semi-sciolti e la camicia leggermente slacciata. Costanza e lo scultore hanno avuto una relazione che è stata interrotta dalla donna nell’estate del 1638. Poco dopo, Bernini assolda un sicario e fa sfregiare Costanza al volto.
L’impunità è un grande problema collaterale di questi crimini. Bernini fu graziato e proseguì la sua brillante carriera senza ripercussioni, mentre Costanza venne reclusa in un monastero per svariati mesi. Rinchiusa fra quattro mura, proprio come le protagoniste delle foto di Ilaria Sagaria.
Bernini è conosciuto e ammirato per le sue irraggiungibili doti di architetto e scultore, ma in pochissimi, anche fra gli addetti ai lavori, hanno mai sentito parlare del crimine commesso ai danni di una donna che diceva di amare. Costanza riuscì in qualche modo a trovare un suo riscatto, iniziando con il marito Matteo Bonarelli un florido commercio di sculture, ma portandosi sempre dietro le conseguenze fisiche e psicologiche di quanto subito.
Il fil rouge che lega il ciclo “Il dolore non è un privilegio” con la storia di Costanza Bonarelli è l’incapacità di questi uomini di accettare che le donne possano prendere delle decisioni, allontanarsi da loro e dal potere a cui vogliono assoggettarle. Ad essere preso di mira, ora esattamente come allora, è il volto delle vittime, condannandole a un calvario fisico e psicologico.
Arte antica e arte contemporanea si parlano, invitano lo spettatore a riflettere su come la violenza di genere sia un dramma purtroppo senza tempo e che non possiamo più accettare.
Sara Bimbi
Se hai subito violenza o se hai bisogno di aiuto chiama il 1522.