La voglia di uscire dagli schemi, mettere in discussione le verità assolute e sfidare le convenzioni del mondo.
Avere non solo la possibilità economica di realizzare un sogno, ma anche la preparazione culturale, intellettuale e professionale per farlo.
Trovare le persone che credono in te: poche ma buone. O forse pazze a tal punto da seguirti. Pazze, o senza nulla da perdere. D’altro canto, il confine tra genio e follia è molto labile. È un confine sottile, su cui transitano i progetti più ambiziosi: quelli che quando trovano terreno fertile, diventano il frutto di un genio, ma che si trasformano nel tentativo fallito di un pazzo, quando non trovano le condizioni propizie.
La Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose è stato sia l’uno che l’altro: genialità e follia nello stesso tempo. Storia realmente accaduta, ha fornito l’ispirazione al film di Sydney Sibilia del 2020 dal titolo “L’incredibile storia dell’isola delle rose”, uscito su Netflix il 9 dicembre 2020. La storia ha come protagonista l’ingegnere Giorgio Rosa (Bologna 1925, Bologna 2017) che ideò, progettò e realizzò una piattaforma artificiale al largo della costa di Rimini, a 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane. Il 1 maggio 1968, assieme ad un gruppo di persone, Giorgio Rosa l’autoproclamò Stato indipendente, dandole una lingua ufficiale (l’esperanto), un governo, una moneta e un’emissione postale.
Era l’anno in cui tutto sembrava possibile e gli animi erano accesi da passioni ardenti, che dilagavano in ambito politico, sociale, sentimentale e non solo. Ma l’attenzione del film, in cui sono stati romanzati alcuni contenuti della storia reale, è posta anche su altri aspetti.
L’incomprensibilità reciproca tra genitori e figli, che fa crescere la voglia di evadere e costruire qualcosa di proprio, di nuovo, di totalmente libero da tutto. L’ingerenza dello Stato e della Chiesa in tutto ciò che può violare l’ordine costituito, le consuetudini, i valori e gli ideali diffusi tra la popolazione. Il limite imposto alla libertà individuale e il desiderio di andare a vivere in un posto dove tutto è incredibilmente possibile.
Il film lascia spazio all’interpretazione personale su quali fossero le reali intenzioni dell’ingegnere, interpretato da Elio Germano, accompagnato da Matilde De Angelis nelle vesti della sua amata: infrangere semplicemente le regole, provocare il mondo, sfogare il suo genio incompreso, conquistare la sua ex fidanzata, sentirsi semplicemente libero di realizzare ciò che voleva e poteva, grazie alle sue capacità.
Sicuramente il progetto di realizzare uno stato autonomo, slegato da quello Italiano, che potesse auto-finanziarsi con ristoranti e negozi, in cui non vi fossero regole e dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base della libertà individuale, è stato inconsueto e ammirevole. Così come è ammirevole l’impegno di un gruppo di persone che sono riuscite a realizzare un sogno, il sogno di tanti, che probabilmente sarebbe durato più a lungo e sarebbe stato meno utopistico, se non si fosse scontrato con la gretta realtà.
È un film che valorizza il talento innato, con tutti i pro e i contro che questo comporta. Lascia di stucco chi nella vita è abituato a galleggiare, senza tuffarsi sott’acqua e senza nuotare a largo, mentre eccita e fomenta chi è abituato a cavalcare la cresta dell’onda.
Adelaide De Martino
Add Comment