Interviste

L’arte tocca ciò che brucia… Intervista a Luca Nannipieri

Luca Nannipieri è critico d’arte e volto TV, ospite delle trasmissioni su RaiUno e Striscia La Notizia. A settembre uscirà un suo libro per Rizzoli. Gli altri volumi, da saggi a romanzi, sono pubblicati da Skira. Come curatore di monografie d’artista collabora con le più autorevoli case editrici italiane. Il suo ultimo saggio “A cosa serve la storia dell’arte” (Skira) è stato tradotto e pubblicato in Francia da L’Harmattan, nella collana del Professore Emerito di Sociologia della Sorbonne di Parigi.   

Intervista a cura di Maria Rita Montagnani 

MRM- Luca, tu sei un critico d’arte, uno storico dell’arte e uno scrittore, ritieni che nella tua attività siano tre ruoli distinti oppure intercambiabili?

LN- Un critico d’arte non ripara rubinetti: scrive. E chi scrive, si chiama scrittore, sia esso scrittore di drammaturgie, poesie, romanzi, saggi. Tutti i fondatori della nostra civiltà, da Dante a Shakespeare, da Goethe a Sartre, hanno scritto poesie, saggi, interventi politici, hanno spaziato nei più disparati generi letterari, non si sono auto-confinati nella finzione ridicola di un ruolo (“il poeta”, “il critico”, “il romanziere”, “il drammaturgo”, “il filosofo”). Hanno continuamente esondato dalle etichette che abbiamo dato loro a posteriori. Chi giudica Leopardi solo un poeta è un coglione, perché le Operette morali sono un capolavoro assoluto, ma non sono in versi. La scrittura è continua, rischiosissima, fottuta esondazione dai propri limiti.    

Luca Nannipieri – foto su concessione di @Luigi Polito

MRM- Se, come dice Kraus “l’arte mette in disordine la vita”, lo ha portato nella tua?

LN- E’ il contrario: il disordine della vita mette in casino l’ordine dell’arte, perché ci porta sempre a ripensarla, a rivederla, a non darle mai una traiettoria chiusa e definita. Sono millenni che ce la meniamo ancora con i miti greci. Perché? Perché il disordine della nostra vita scompone ogni volta l’ordine e il senso di quelle storie. Dà loro un volto nuovo. Li disordina ancora una volta, in vista di un ordine che sarà nuovamente disordinato.    

MRM- Spesso le biografie dei grandi artisti sono “popolate” di infanzie infelici, grandi mancanze, eventi traumatici, che tuttavia hanno creato condizioni favorevoli per il talento e il genio. Quali sono le tue considerazioni al riguardo.

LN- Io non ho mai conosciuto una persona che è nata e morta felice. Se la conosce, me la fa incontrare? 

MRM-“l’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati” (L.Longanesi). Sei d’accordo?

LN- A volte anche i grandi cadono in un moralismo d’accatto o da omelia inascoltabile. Longanesi ne è testimonianza. Io sto con Sora Lella: “Ognuno co’ a farina sua, ce fa li gnocchi come je pare”. Conosco tante persone che pensano che Longanesi sarebbe stato più utile a zappare nei campi.

MRM- Perché un critico d’arte sceglie di fare il critico?

LN- Mi chiamano critico d’arte, ma io anzitutto sono una persona che attraverso il mistero dell’arte e della bellezza, vuole mettere a fuoco l’enigma in cui dannatamente siamo imbevuti dal giorno in cui siamo nati. Mi chiamano critico d’arte, ma potrebbero anche chiamarmi pescivendolo: valgono le mie opere, le mie azioni, non il nome appiccicato in fronte. 

MRM- Per te è più importante…

LN- “Pensa che peccato ferire esattamente quella persona che Dio ha mandato per guarire le tue ferite”. L’ho letto su internet. Fondamentale.

MRM- Il successo non è sempre dovuto al merito,  in molti casi può essere dovuto all’ Ego o alla vanità? Come dire molta apparenza e poca sostanza.

LN- Senza ego e vanità non ci sarebbe l’arte. I capolavori nascono dove l’ego si innalza. Se l’ego si umilia, nascono i protocolli delle regioni e i registri dell’anagrafe. 

MRM- L’artista, o gli artisti, che ami di più. E perché.

LN- Il piacere della preferenza preclude quello della conoscenza. Io voglio conoscere, non voglio preferire. Se amassi di più un artista rispetto ad un altro, ridurrei la conoscenza al piacere, ridurrei la complessità del vivente ad una classifica di gradimento e propensione che non ha nulla a che vedere con l’intelletto e l’amore. 

MRM- Cosa ti attrae in un’opera? Quello che hai o ciò che non possiedi?

LN- Non esiste l’opera. Esistono i luoghi e i tempi in cui le opere stanno e i luoghi e i tempi le condizionano a tal punto che non esiste un loro valore oggettivo: prova a leggere i Promessi Sposi con l’amato oppure calpestando dei carboni ardenti. L’opera è la stessa. Cosa ti attrae e soprattutto come ti attrae, lo decide il luogo e il tempo del tuo io. Hai mai letto Ungaretti prima dell’amplesso o dopo? L’opera è la stessa. Tu no. 

MRM- Tu hai scritto molti libri d’arte attraverso narrazioni coinvolgenti e intriganti, ma quanto vi hai messo della tua fantasia?

LN- La mia fantasia è la realtà che ha provato ad avverarsi e non ci è riuscita. 

MRM- A volte davanti ad una potente opera d’arte si può provare una vertigine, uno smarrimento. A te càpita?

LN- La bellezza apre a dismisura dell’anima che prima non conoscevamo. Per questo l’arte viene fatta da millenni. Perché non smette mai di perlustrare spazi reconditi della nostra anima che non pensavamo di avere. 

MRM- Purtroppo oggi assistiamo anche nell’ambito artistico ad una preoccupante banalizzazione, persino ad una volgarizzazione di molta produzione artistica. Cosa puoi dire in proposito?

LN- Chi l’ha detto? Le omelie, per carità, solo in chiesa…. 

MRM- Horror vacui o memento mori?

LN- Quasi ogni giorno, quando sono a casa, cammino lungo l’argine del fiume: la chiamano la strada dei morti, perché ogni due o trecento metri di campi di grano o di girasoli, ci sono silenziosissimi camposanti dove riposano i miei cari. Li saluto tutti. Anche quelli che non conosco. Loro sono dove io sarò.   

MRM- Da dove nasce il genio?

LN- Non esiste il genio. 

MRM- E il talento nasce con l’artista o esso deve invece coltivarlo e “addestrarlo”?

LN- Il talento è una propensione che può spegnersi se non si coltiva. A volte si spegne anche se si coltiva perché è un demone bastardo. A volte viene fuori anche se non si coltiva, perché continua ad essere un demone bastardo. 

MRM- Tre parole per definire il tuo lavoro.

LN- Sudore, pena, volontà di potenza. 

MRM- Di cosa potresti tranquillamente fare a meno e a cosa invece non rinunceresti mai.

LN- Un giorno litigavo con la mia donna scrivendo messaggi whatshapp e l’avevo davanti a me. Invece di parlarle, ci scrivevamo. I nostri nonni avrebbero litigato, poi fatto l’amore, poi fatto pace. Noi, alla fine, abbiamo solo ricaricato la card della Vodafone. Non rinuncerei mai ad alcuni dei mie ricordi. I ricordi sono l’unico paradiso da cui non si può essere cacciati.  

Luca Nannipieri – foto su concessione di @Luigi Polito

MRM- Tu sei sempre in giro a presentare i tuoi libri o a visitare mostre, a volte essere iperattivi può essere segno di paura della solitudine?

LN- La bellezza mi terrorizza se la guardo da solo. Sono cresciuto visitando da solo le città d’Italia. Ero giovane, spavaldo, pieno d’energie. Ora sono un uomo maturo. La bellezza del duomo di Orvieto, se la vedo da solo, mi mette angoscia.  

MRM- Cosa pensi di te quando ti guardi allo specchio?

LN- Che alla mia età Shelley, Leopardi, Rimbaud, Michelangelo, Tiziano, Correggio, Mozart, avevano già scritto i loro capolavori. Io mi sistemo i peli della barba per venire bene in foto da mettere sui social.   

MRM- Il libro che ti piacerebbe scrivere e non hai scritto è su…quale figura o argomento?

LN- Sono due anni che ho tra i miei fogli un libro su una donna di teatro. Ci sono troppi demoni lì dentro. Ogni volta che mi metto a scriverlo, ne esco terrorizzato.   

MRM- Per concludere, potresti fare una lezione d’arte in due righe per i nostri lettori?

LN- Andate in libreria e comprate il mio libro su Tiziano: “Il destino di un amore”. Un romanzo. Un romanzo d’amore e di morte. Un romanzo di carezze perdute, di perdono. L’arte s’insegna toccando ciò che brucia nel cuore di tutti noi. 

Maria Rita Montagnani

About the author

Maria Rita Montagnani

Critico e curatore d'arte indipendente. Da anni impegnata nella valorizzazione e nella diffusione dell'arte contemporanea nel territorio italiano, ha presentato numerose mostre, curando artisti in eventi nazionali e ha realizzato (in sedi pubbliche) progetti artistici e culturali di cui è anche autore.