Un mondo di outsider. Dov’è il posto giusto? In un’epoca contraddittoria, in cui il bene e il male si fondono e confondono, la figura dell’eroe e dell’antieroe potrebbero perdere i tradizionali e rispettivi ideali che hanno incarnato per lungo tempo, per favorire letture ben più diversificate, dai contorni labili. Così, se l’eroe non impersonifica più la “retta via“, allo stesso modo l’antieroe non rappresenta per forza l’effige della negatività.
Supereroe o antieroe? In questa carrellata di immaginari, perché non partire dall’antieroe per eccellenza, proprio adesso che è uscito il suo nuovo film? Stiamo parlando di Batman, il superuomo che, traumatizzato dall’uccisione dei propri genitori durante una rapina, decide di contrastare i malavitosi della città di Gotham innalzandosi al di sopra della Legge e per questo contrastato dalle stesse forze dell’ordine. Nell’ultimo film si sonda l’animo e la psicologia del famoso personaggio dei fumetti Dc Comics. Antieroe (Batman) vs Cattivo (Joker): due figure complesse, entrambe ai margini della legge, che si scontrano e si incontrano in un susseguirsi di lotte psicologiche, prima ancora che reali.
Il professore che diventa pusher e il criminale che combatte per la giustizia. L’ambito televisivo pullula di antieroi: per citarne solo alcuni, i personaggi di Walter White (Breaking Bad) e di Raymond “Red” Reddington (the Blacklist). Il primo è un professore di chimica, malato terminale, che decide di mettere a frutto le sue competenze riguardanti composti, sostanze, legami e reazioni per produrre una metanfetamina (MET) purissima con cui sbaragliare il mercato delle sostanze stupefacenti. Il suo scopo ultimo non è quello di arricchirsi sulla pelle dei suoi studenti, quanto quello di mettere da parte soldi sufficienti a sostentare la sua famiglia nel momento dell’inevitabile epilogo. Nello sviluppo della storia il personaggio muta dal pacioso professore allo spietato killer, dovendo affrontare situazioni sempre più paradossali per chi per una vita era seduto dietro una cattedra (scendere a patti con spacciatori, metter su un’organizzazione per la distribuzione del prodotto, riciclare gli enormi introiti, guardarsi le spalle da sicari e concorrenti…).
Il secondo, che fa un percorso quasi inverso, è un criminale di fama internazionale che decide di prestare le proprie competenze, la propria organizzazione, i propri uomini all’FBI al fine di eliminare dalla piazza una lista (Blacklist) di criminali e organizzazioni malavitose per i propri scopi personali. Dal tipico cattivo iniziale si trasforma in un uomo con una morale (discutibile), portatore del concetto di “giustizia criminale” ovvero “chi non si allinea o sbaglia, paga inesorabilmente con la propria vita”.
Droghe da antieroi. Proprio per la loro condizione al limite tra i concetti di “bene” e di “male” spesso gli antieroi utilizzano droghe o palliativi per il superamento della propria condizione di sofferenza psicologica e fragilità: in letteratura, in ambito musicale e nel mondo dell’arte, gli esempi di personaggi che si abbandonano agli effetti delle droghe non mancano. Ancora una volta, sono figure al limite della legalità, anticonformisti, a loro modo geniali, ognuno nella sua epoca e nel suo contesto. Ricordiamo Charles Baudelaire e Samuel Taylor Coleridge e la loro dipendenza dall’oppio; Syd Barrett e l’lsd che ha contribuito a rendere manifesta la sua malattia e, al contempo, ad aprire squarci verso la composizione più avanguardista; Amy Winehouse e il mix di alcol ed eroina che l’ha consegnata al pantheon dei talenti esplosi troppo presto (a questa “lista” vanno aggiunti anche Robert Johnson, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, per citarne alcuni ). In pittura vi sono stati interi movimenti i cui partecipanti erano accomunati dall’utilizzo della stessa sostanza, sia per fini creativi sia per superare le difficoltà di un’epoca non ancora pronta a comprenderne la grandezza. L’esempio più significativo sono gli impressionisti e l’assenzio, ma non mancano episodi anche nel Novecento.
Il Salon des refusèes: gli antieroi dell’arte che hanno cambiato il mondo. A partire dal 1667 il Museo del Louvre (Salon carré) ospitò, a cadenza biennale (fino al 1863, data da cui si svolse annualmente), l’esposizione generale dell’arte organizzata dall’Accademia Reale, valutata da una giuria eletta a suffragio universale che si contraddistinse sempre per scelte tradizionaliste. A metà dell’800 il fermento culturale cittadino stava sviluppando correnti artistiche di avanguardia e artisti che si stavano emancipando sempre più dai canoni accademici. Tale deriva portò la Giuria ad escludere quasi 3000 opere dall’esposizione del 1863 che vennero quindi raccolte, non senza una certa vena beffarda, nel “Salon des Refusés” (mostra degli esclusi). E tra i rifiutati c’era niente meno che Edouard Manet e il suo scandaloso, per l’epoca, Colazione sull’erba. E proprio questo dipinto contrivuì a dar vita a uno dei movimenti più importanti e anticonformisti della storia dell’arte, a cui si ispirarono moltissime correnti avanguardiste del ‘900: l’Impressionismo.
Antieroi a colori. Anche il mondo dei cartoni animati non manca di presenze antieroiche, che nella cultura di massa, si identificano con figure portatrici di valori non sempre positivi pur non essendo dei malvagi. Questa definizione calza a pennello per Homer Simpson: l’uomo comune vittima della sua meschinità e della sua stessa pochezza d’animo che si innalza a paladino degli ultimi come lui. Il rapporto con l’alcool (birra Duff), la bassezza di intenti atti a sopraffare in una guerra tra poveri, i suoi colleghi della centrale nucleare, i comportamenti infantili con i figli e la moglie ne contraddistinguono i tratti antieroici.
Più recentemente sono apparsi Megamind (il cattivo che si ritrova senza un eroe da combattere trasformandosi in antagonista di un nuovo cattivo da esso stesso creato), Elsa (la principessa incapace di governare il potere di
manipolare a suo piacimento il ghiaccio) in Frozen, Mike e Sullye (gli spaventatori di Monster & Co., che salveranno la piccola Boo dalle grinfie del Cattivo Randall).
Scienza e genialità incompresa. Il matematico Evariste Galois, stroncato giovanissimo da una pallottola all’addome, incarne in sé la genialità dell’antieroe incompreso, che si manifesta nella posizione antitetica al potere costituito, che sembra essere la reale causa della sua morte, ovvero l’omicidio politico. Galois si opponeva ferventemente alla monarchia francese dell’800 partecipando attivamente alle riunioni segrete repubblicane. Il caso più eclatante di questi “scienziati antieroici” è Nikola Tesla, il più importante inventore del XX secolo, quasi del tutto dimenticato. Senza di lui non avremmo la radio, la corrente alternata, la candela elettrica per i motori a scoppio, le turbine idroelettriche e molti altri apparati indispensabili per il funzionamento della tecnologia attuale. Il suo lato antieroico si è manifestato nell’opporsi alle logiche di mercato e di sfruttamento economico derivato dalle proprie invenzioni. Con la sua morte, in circostanze mai chiarite, il Governo americano ha requisito tutte le carte, contenenti appunti, disegni ,brevetti e studi che stava portando avanti, che gli appartennero in vita classificandole “most secret” e aumentando così il velo di fumo che ricopre la memoria e i meriti del genio serbo.
Il terrore: l’antieroe del nostro tempo. La paura è quel sentimento di difesa che può essere reale, percepita o evocata da un ricordo, e il terrore è l’estremizzazione della paura verso qualcosa, non necessariamente reale, che immobilizza le persone nella loro evoluzione di crescita. Siamo letteralmente immersi in una realtà orwelliana, gran parte voluta dai media. Una situazione che favorisce l’inasprimento della rigidità delle regole riguardanti le libertà personali in nome di una maggiore sicurezza e di un controllo di massa.
Omeopatia: una disciplina antieroica. Sin dalla sua teorizzazione da parte del dottor Hanhemann all’inizio dell’800 – secondo cui, rimodulando il pensiero di Paracelso, una malattia può guarire solo per similitudine e non per contrapposizione – questa disciplina fu osteggiata prima dai farmacisti che videro a rischio la propria attività di preparazioni farmacologiche (la preparazione e la diluizione dei farmaci omeopatici erano nelle mani dei medici stessi), successivamente dalle case produttrici di medicinali, che vedevano una diminuzione delle vendite dei propri prodotti. Il carattere antieroico di tale disciplina, si fonda sull’opposizione a un sistema medico costituito più sul profitto e gli interessi di pochi piuttosto che sulla base un reale benessere olistico dell’individuo.
Andrea Falcione
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