Interviste

La voce: ORO di PALMA | Conversazione con la cantante/ricercatrice vocale Miriam Palma

Cantante-attrice- ricercatrice, autrice dei suoi spettacoli, Miriam Palma vive a Palermo.  Si è dedicata fin da giovanissima alla ricerca vocale, studiando diverse tecniche canore praticate nel mondo: canto armonico, emissione di diplo e triplofonie e altre diverse potenzialità che la voce umana è in grado di esprimere, coltivando l’interesse e la pratica della tradizione canora siciliana-mediorientale, della lirica, dando vita ad un linguaggio espressivo originale, attento all’improvvisazione, alla scrittura,  alla ricerca poetica, narrativa e teatrale. Tenendo conto del potere terapeutico della voce comincia un percorso tra “medicina e arte”, approfondisce la conoscenza della bioenergetica e integrazione posturale studiando con il maestro Jack  Painter, mettendo in pratica una propria tecnica che coniuga integrazione posturale, canto e teatro E’ stata chiamata ad insegnare e a portare il suo spettacoli all’Institute Living Voice di Marsiglia (uno dei centri più prestigiosi di ricerca vocale, dove sono state invitate personalità come Diamanda Galas, Sainkho Namtchylak, Meredith Monk etc.. ). Ha partecipato con i suoi spettacoli ai più importanti festivals europei ed internazionali.

Intervista a cura di Maria Rita Montagnani 

Maria Rita Montagnani – Miriam, tu sei una cantante e ricercatrice vocale, cosa ritieni di avere in comune con il grande sperimentatore e cantante Demetrio Stratos? Entrambi avete un’anima mediterranea e antica…

Miriam Palma– Sicuramente la curiosità, che ti porta ad andare a sondare parti inesplorate dello spazio vocale, che ti permette di sperimentare ed andare a toccare zone d’ombra o di luce; il coraggio, anche quello, perché quando ti inoltri in territori che non sono stati battuti da altri, puoi anche “rimanerci”; il gioco e’ una partita aperta con se stessi, un duello con te medesimo, per cercare di capire quali sono o se ci sono dei limiti, e se li puoi superare; la ricerca vocale e’ davvero particolare, perché sondi qualcosa che e’ immateriale, la voce e’ suono energia, considero il mio lavoro di ricerca simile ad un percorso di teologia fisica, e’ molto difficile parlare di quello che si e’ sperimentato, ma posso dire, per fare un esempio spero felice, che la voce e’ un energia che abita molte stanze del nostro corpo, siccome parliamo di un energia potente, se  non si ha paura , anzi si cerca lo spavento, come quando eravamo bambini, la voce energia che non può essere contenuta in una sola stanza vocale, per passare da una stanza all’altra deve trasformasi di timbro, intensità, cambia pure la respirazione e tutto il tuo essere partecipa a questa esperienza di luce che ti trasforma, il mio corpo cerco di renderlo vuoto, di togliere la polvere che si accumula, per essere abitato dal suono; dalla stanza centrale, registro medio passa alla soffitta, per poi andare giu’ in cantina, ed e’ in queste zone di passaggio che si aprono delle porte inaspettate che ti conducono in stanze mai viste prima. Penso dunque che le cose che mi accomunano con il grande Demetrios siano, la curiosità, il coraggio, e essere nati in luoghi molto vicini lui in Grecia, io in Sicilia, senza dimenticare che la Sicilia e’ stata Greca, ci avranno forgiato suoni simili, perché il suono ci scolpisce.

MRM- Cos’è la voce, Miriam, da dove viene? Si potrebbe dire che è uno strumento che suona se stesso?

MP- Aiuto! questa è una domanda veramente difficile, perché e’ stato il leit motiv della mia esistenza, ed  alla quale ancora non so rispondere con una definizione definitiva, scusami per il gioco di parole. Anche gli studi di neurologia vocale per quanto siano molto esplicativi nel comprendere la meccanica della voce, non  riescono a spiegare tanto altro. La voce è la nostra anima e’ energia che grazie alle corde vocali può suonare, è come se la nostra voce non fosse nostra, non so dirlo diversamente, avvolte io mi sento parlata o cantata, ascolto me stessa come se non fossi io, e naturalmente sono i momenti più interessanti di uno spettacolo teatrale, perché quando l’io se ne va entra Dio quindi diventi divina. Io spero sempre di essere suonata dalla voce, del doppio senso, suonata e percossa.

MRM- “La voce è la foce di te”(M. Rossi)…la tua è un delta o un estuario?

MP- Grande M. Rossi, penso che la mia è un delta, perché crea depositi, quindi chi e’ toccato da quelle acque, si emoziona.

MRM- A pensarci bene forse la voce arriva dove non arriva la parola. Un po’ come la differenza che passa tra dormire e sognare. Sei d’accordo?

MP- Che meraviglia, questa immagine e’ veramente bella, si, sicuramente, ultimamente ho portato l’ultimo mio lavoro, “Il Viaggio del Meschino” tratto da uno scritto di Gesualdo Bufalino, in Brasile, toccando tre città diverse della regione del Ceara, Fortaleza, Juazeiro do Norce e Sobral, il testo e’ in italiano, e nonostante questo il pubblico ha partecipato allo spettacolo emozionandosi e comprendendo tutto l’assetto drammaturgico, la parola vocale lavorata sonoramente acquista una forza che va al di la del significato. Quindi utilizzando questa meravigliosa immagine da te restituita, il pubblico non solo non ha dormito, (cosa molto frequente che accade in uno spettacolo di oggi!) ma e’ entrato nel mio sogno sognando con me

MRM- Quando canti dimentichi o ricordi?

MP- All’inizio ricordo, anche per entrare in scena, e beccare il tragitto giusto, poi esco…dimentico… e sono suonata

MRM- Il canto è un sogno con la musica?

MP- Per cantare e agire la parola in un certo modo, bisogna procurare dentro di se una temperatura emotiva che va fuori l’ordinario, il canto nasce o per estrema gioia, o estrema disperazione, mai perché sei in uno stato ordinario. Bisogna uscire dall’ordinario, quindi si può’ parlare di sogno, sogno straordinario, come accade a volte di farne.  

MRM- le tue vocalità risultano ipnotiche e hanno la capacità di incantare chi le ascolta, ma Miriam bambina da cosa è stata incantata a sua volta? 

MP- Bella domanda, ma forse cosi scherzando un po’ e prendendomi in giro, posso dire che da bambina sono stata “sca-ntata” che in Siciliano significa scottata, aver preso una grande paura. Uno spavento privato.

MRM- Tu sei siciliana di nascita, ma la tua passione dov’è nata? In quale terra, sotto quale cielo, oltre quale orizzonte?

MP- Un Flashback, la mia passione e’ nata sopra un divano color verde, posto in una della stanze di casa mia, da bambina, passavo interi pomeriggi sul prato divano, a inventare canti, parole, monologhi, in quell’altra parte del mondo dove i bambini amavano spaventarsi.

MRM- Si può nascondere qualcosa di inesprimibile nella voce?

MP- Si, sicuramente non tutto mai deve essere detto, o per decisione o per impossibilita’, e’ importante che le cose conservino quel tanto di mistero e’ importante conservare un cono d’ombra. Il mistero ci fa chiudere gli occhi e puntarli dentro di noi, per capire ancora di meno.

MRM- tu Miriam sei anche insegnante di canto, vocalità e teatro, e dunque insegni ai tuoi allievi le tecniche per esprimersi in quelle discipline, ma poi come sperimentatrice vocale ti confronti con l’estro, con l’estemporaneo, con l’ignoto, con l’imprevedibile…

MP- 25 anni fa ho fondato a Palermo il centro di Vocalitacantoteatro “Il Corpo della Voce” dove il mio compito e’ tirar fuori quello che gli allievi hanno, a parte insegnar loro l’aspetto tecnico di ciò che concerne la vocalità a partire dalla respirazione, e cosi via, sarebbe troppo lungo e quasi impossibile dire ciò che si fa nel laboratorio, quello che posso dire e’ che chi frequenta il mio laboratorio partecipa ad una esperienza che difficilmente dimentichera’, perché lavorando sulla vocalità ‘ si va a toccare parti del vissuto e non vissuto umano che appena si aprono, devi saper gestire e accompagnare, e’ un esperienza straordinaria, con i mie allievi abbiamo portato in scena tanti lavori tra cui l’ultimo che stiamo preparando “Il canto del finito e dell’infinito” tratto dal cantico dei cantici di Salomone. Posso dire che quando si avvia un processo creativo, poi e’ la stessa creazione a creare, e tu sei solo subiectum devi solo accogliere, certo bisogna allenarsi per poter cominciare.

P.S. mi sono chiesta tante volte perché esistono le zanzare, la risposta l’ho trovata nel libro di James Joyce ritratto di un artista da giovane, non ricordo esattamente il pezzo, ma il concetto e’ questo, spiega un gesuita: le zanzare, si sono autocreate, dopo che fu avviato il processo di creazione.  

MRM- La vita e la morte, suono o rumore? Armonia o contrappunto?

MP- Ai mie allievi e alle persone che mi interessano dico sempre che bisogna morire vivi. Se non fossimo venuti alla vita non avremmo saputo niente di questo mondo, cosi se non veniamo (vediamo) alla morte non ne possiamo parlare. Magari appena arriverà il mio tempo, in uno dei sogni vostri entrerò e vi diro’. E’ tutto questo: suono rumore armonia contrappunto, tutto insieme.

MRM- Dove si trova attualmente Miriam? Intendendo con ciò su quale via dell’esistenza?

MP- Penso di essere in quella fase che mi interessa e non mi interessa, sono forte e non mi interessa, sono brava e per certi versi geniale e non mi interessa, potrei continuare all’infinito, ma non mi interessa. Cosa voglio dire? Che un tempo ci rimanevo male se riflettevo al perché persone che magari sono veramente privi si arte , talento, genio, sono riconosciuti senza averne merito, mentre altri che si meriterebbero tanto non vengono attenzionati.  Ecco adesso non mi interessa non me ne dolgo, penso che sono loro a perdere e non poter usufruire di tanta bellezza ed energia. Il Mio caro principe (Tomasi di Lampedusa) chiamava questi arrampicatori questi Sedara, i semidesti!

MRM- Tanti successi quanti fallimenti?

MP- Il mio più grande fallimento, poi si e’ rivelato il mio capolavoro. Che significa? Che quando i fallimenti sono dettati da una ricerca innocente, come solo un bambino può essere o un artista, poi si ridisegnano in capolavori. Se si crea realmente e’ chiaro che si fallisca, altrimenti si fanno della bellissime confezioni. E ultimamente ne vediamo parecchie.

MRM- Sentire una bella voce o ascoltare una canzone emozionante ci fa venire a volte le lacrime agli occhi… forse perché ci riporta all’humus dell’anima e dunque alla sua “umidità” umorale?

MP- Si, una voce che realmente ti tocca, ha la capacita di sciogliere, sciogliere come un soffio di aria calda, che fa sciogliere un pezzo di ghiaccio e lo restituisce al suo liquido. In un lavoro che presentai molto tempo fa “Cantabile non troppo” indagavo il processo di trasformazione dell’acqua, ghiaccio, liquido, vapore, paragonabili alla parola, canto, suono. Il ghiaccio, come la parola non musicale vedi prosa. Ritornando nel seminato, SI.

MRM- Arriva la sera e tu pensi a una canzone, a quale?

MP-  Mamma mia! Quale? a volte nella mia mente cantano tutte assieme, poi cambiano, ma se vuoi te ne canto una! …FATTO.

MRM- L’ultima volta che hai pianto.

MP- Ho pianto sempre per la stessa cosa in forme diverse. Ho pianto quando ho capito che certe persone non c’erano più. Mi viene da piangere al pensiero che altre persone non ci saranno. Speriamo che vada io per prima.

MRM- Tre parole per definire il tuo lavoro.

MP- Serio come un gioco da bambini, incantante, spensierato, dai pensieri imposti.

MRM- Più la statica felicità o la mercuriale “erranza”?

MP- Sicuramente la mercuriale “erranza”, erro per non errare più.  La felicità esiste ne ho sentito parlare! G.B.

MRM- Cos’è che temi di più, la morte o la non-vita?(intendendo per non-vita la mancanza di emozioni, di sentimenti e di sogni, l’esistenza inespressa e irrisolta)

Sicuramente, come dico prima, Il mio motto e’ bisogna morire vivi, si, indubbiamente, quando sento l’odore della mortalità, (non della morte) scappo; ho paura di tutto ciò che non ha energia, nerbo, slancio, ho paura della mortalità, non della morte.

MRM- Se tu potessi realizzare un tuo grande progetto, cosa sceglieresti di realizzare?

MP-  Un progetto con un vera  produzione….? “Molly e Penelope” un lavoro che ho presentato con i laboratorio sotto forma di studio, dove mi sono appassionata a far suonare assieme due modalità di scrittura completamente diverse: l’ultimo capitolo dell’Ulisse di Joyce, Molly, e il 23 libro dell’Odissea di Omero, mentre la figura di Ulisse e’ tratta dai poemetti conviviali di Pascoli, che nell’ultimo viaggio appare come un Uomo ormai stanco e un po’ andato, oggi si direbbe con l’Alzheimer.  

MRM- Uno dei limiti della parola scritta è che non si possono percepire le inflessioni e le modulazioni vocali di chi scrive, ma per concludere ti chiederei una piccola follia: puoi dedicarci un canto… solo con la tua parola scritta?

MP- Comincio con un suono muto…mmmmmm mi baci con i baci della sua bocca aaaaaaa!

Mari Montagnani, con le sue domande grimaldello, ti fa entrare dentro di te più di quanto tu possa pensare, e nel mio caso, mi ha condotto in alcune stanze della mia casa, ancora inesplorate. Oggi non dovevo fare laboratorio, l’ha fatto lei a me. Grazie, Miriam Palma.

Maria Rita Montagnani

About the author

Maria Rita Montagnani

Critico e curatore d'arte indipendente. Da anni impegnata nella valorizzazione e nella diffusione dell'arte contemporanea nel territorio italiano, ha presentato numerose mostre, curando artisti in eventi nazionali e ha realizzato (in sedi pubbliche) progetti artistici e culturali di cui è anche autore.

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