Porta: nome comune di cosa. Termine generico, strausato, inflazionato. Eppure, guardate un po’ che moodboard di testi e immagini abbiamo costruito attorno a questa parola: dalla benevola porta di casa alle porte (muri) di matrice politica, da quella piccola piccola di Alice a quella del salotto televisivo di Vespa…
- Cominciamo con la classica e benevola porta di casa. Tutti, anche i più “randagi” di noi, sanno quale piacere si prova ad infilare la chiave nella toppa ed entrare nell’accogliente luogo domestico. Della casa, la porta rappresenta la barriera protettiva, ma nel contempo rappresenta un possibile elemento decorativo, capace talvolta di caratterizzare chi dentro ci vive: il fotografo John Rizzuto ha preparato una panoramica di 90 graziosissime porte che si possono incontrare a Dublino.
- Viaggiando a ritroso nella storia, balzano subito all’occhio le porte romane. L’assetto delle urbes romane era talmente efficace che molte città si basano ancora sull’incrocio, via via allargato, di cardo e decumano. Nei tempi antichi, le mura del confine cittadino erano cadenzate da grandi porte di pietra, chiamate col nome della città verso la quale erano direzionate: a Milano, per fare un esempio, possiamo facilmente trovare Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Venezia…
- Tornando al nostro mondo e facendo uno zoom sull’Italia, non tarda a farsi notare “Porta a Porta”, il talk show di Bruno Vespa: riscuotendo un successo non indifferente, è diventato un cult nel nostro Paese, fa quasi concorrenza a “Un posto al sole”. Cult ormai è diventato anche il finto campanello della porta di Vespa, che non viene suonato dall’ospite entrante, ma da lui stesso…
- Un’altra porta che entusiasma particolarmente i nostri connazionali (ma anche gli altri cittadini del mondo) è la cosiddetta porta da calcio: se vi entra la palla, intere orde di persone si alzano vocianti nella frazione di mezzo secondo, grazie al magico potere unificante dello Sport. Oggetto di epinici e poemi, lo Sport ha sempre fatto la sua comparsa nella letteratura e il calcio non è stato da meno, basti pensare alla canzone A un vincitore nel pallone di Leopardi o a Goal di Saba…!
- Nel mondo dei Maghi, aprire una porta non è certo un problema: nessun lucchetto, chiavistello o catenaccio sa resistere ad “alohomora”! Certo che, per quanto facile sia aprirle, non si sa mai cosa nascondano…
- Anche al Paese delle Meraviglie si accede tramite una porticina! Ma non è per niente facile accettare la fantasia e la giovane Alice, per cominciare, deve allargarsi e restringersi come una maglia in lavatrice, prima di muovere qualche passo in quel mondo.
- Sul filone linguistico, guardiamo ai contrari: innanzitutto, cambiando genere, abbiamo il porto! A cui si approda per riposare, ma anche da cui si parte «verso l’infinito e oltre». Infatti, se proviamo proprio a cancellare la nostra porta, abbiamo uno spazio aperto e libero dai confini…come il mare!
- Tuttavia, bisogna dire che generalmente ci si immagina la porta chiusa, molto più simile ad una frontiera che all’immensità del mare. È il caso del muro di Berlino, prodotto della Guerra Fredda dello scorso secolo, la cui caduta (16 Novembre 1989) ha segnato una svolta storica non meno profonda dell’erezione (2002) della barriera di separazione israeliana che si estende per 700 km in Cisgiordania e su cui molti artisti, tra cui Banksy, hanno voluto lasciare il loro segno.
- René Magritte, uno dei più importanti esponenti del Surrealismo, si ispira spesso alle porte come metaforico ingresso nel paesaggio dell’anima. Un viaggio nelle stesse zone è raccontato da Aldous Huxley ne Le porte della percezione: il folle, grandissimo scrittore inglese ha raccontato le esperienze vissute dopo l’assunzione di una sostanza psichedelica, la mescalina, che gli ha aperto le porte della percezione sulla realtà e su come potrebbe essere in versione “aumentata” e alterata: un vertiginoso gioco con il surreale, tra normalità e anormalità.
- Tornando all’arte. Nel 2011 Yoko Ono ha realizzato alla Galerie Lelong di New York la sua mostra personale Uncursed. In questa installazione, nove porte stavano ad indicare, a detta dell’artista, «le porte che abbiamo aperto e chiuso nella vita […] che ci hanno bloccato. Ma noi le abbiamo aperte e ci siamo passati attraverso. Questo è il viaggio per liberarci dalla maledizione delle cose che ci bloccano» .
- Pensandoci bene, “porta” è utilizzato facilmente nelle parole composte: portachiavi, portaborse, portaoggetti, ed altre ugualmente rintracciabili nel vocabolario. Ma questo non è forse indice una semplificazione del linguaggio? Forse si tende a non fare lo sforzo di pensare ad una parola dal significato più specifico (ad es. pendaglio, assistente parlamentare), ma meno vicino a ciò che si vede.
- Se invece facciamo un salto più a Est, arriviamo in Russia. Discendenti direttamente dalla primissima cultura bizantina, le iconostasi caratterizzano le chiese di culto ortodosso. Esse sono porte fisiche e mistiche: innanzitutto, separano la zona dei fedeli da quella riservata a chi celebra il culto; e poi, non meno importante, collegano il mondo umano con quello divino, attraverso di esse, il secondo “entra” nel primo.
- La porta fa la sua comparsa anche negli adagi popolari. I nostri avi non hanno esitato ad usare la porta come elemento di paragone per effondere la loro infinita saggezza: ogni porta ha il suo batacchio, una bella porta rifà una brutta facciata, ma soprattutto si chiude una porta e si apre un portone
Francesca Salatini
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