Per chi non avesse ancora esplorato l’affascinante universo della “fanzine”, si tratta di piccole pubblicazioni amatoriali indipendenti, non professionali e non ufficiali, realizzate a costo zero da appassionati di uno specifico settore o fenomeno culturale, e infine distribuite gratuitamente. La fanzine deriva il proprio nome dall’unione dei termini inglesi “fan”, a sua volta contrazione di “fanatic” ossia amatore, e “magazine” cioè giornale, rivista.
Sebbene l’origine delle pubblicazioni amatoriali sia ancora oggi un mistero, se ne individua la matrice nella fondazione dell’Amateur Press Association, avvenuta negli Stati Uniti nel corso del XIX secolo, la quale poi nel corso degli anni Venti e Trenta, avrebbe dato avvio ad una vera e propria diffusione di fanzines, partita dall’ambiente degli appassionati di fantascienza e approdata in seguito nel mondo del fumetto, della musica e della letteratura.
Anche in Italia la diffusione delle fanzines, risalente agli anni Sessanta, è legata al mondo della fantascienza e ha finito per coinvolgere i più disparati campi, dando vita alle comiczines, alle artzines, alle rockzines, alle punkzines, alle oddzines e così via.
E’ a partire da questo background culturale che nasce la Night of Fanzines2, curata dalla galleria milanese Gigantic, e giunta quest’anno alla sua seconda edizione dopo il grande successo del 2015. Questo evento, espressamente dedicato alla promozione delle fanzines come fenomeno cultural-editoriale indipendente, riunisce un gruppo di artisti di diverse generazioni, che presentano ciascuno una specifica tipologia di fanzine: si va dalla fotografia al disegno, al collage, a tecniche e forme d’arte diverse sfruttate da ogni artista per realizzare un portfolio che risulta spesso il frutto di esperimenti e sperimentazioni di alto livello artistico.
Il concept dell’evento è reso efficace sin dall’ambiente d’ingresso della galleria, le cui pareti sono completamente ricoperte di immagini di stampanti in vari modelli che appaiono quasi come idoli, icone, simboli di un processo artistico a stretto contatto con i materiali cartacei nonostante l’avanzare della tecnologia, un fare e concepire l’arte della tipografia antico e moderno allo stesso tempo. Ed eccola lì, al centro della stanza, una stampante vera e funzionante sorge come una sorta di divinità che attira a sé il visitatore invitandolo a farne uso, ad utilizzarla per creare una fotocopia, anzi una testimonianza, del proprio passaggio e della propria identità umana ed artistica.
Superato questo piccolo tempio della tipografia, ci si immerge nelle due piccole salette sotterranee della galleria, dipinte di un bianco puro che crea un’atmosfera aspaziale e atemporale ben protetta dalla caotica superficie metropolitana. L’allestimento è estremamente originale, pensato in due varianti: alcune riviste sono appese ai soffitti grazie ad un filo e fluttuano liberamente contro le pareti o nel mezzo delle stanze, permettendo ai visitatori di sfogliarle ad altezza torace e di “acchiapparle” a mezz’aria, quasi le fanzines fossero creature svolazzanti dotate di vita propria, pronte per essere sfogliate e sprigionare il proprio contenuto artistico. L’impatto visivo reso da questo stratagemma allestitivo è davvero molto piacevole, e a dir poco fiabesco.
Sorprendenti le fanzines di Anna Godeassi, come “Io volo con Ali di Carta. Vita e avventure di Nina Pallina”, che si distinguono per l’ampia varietà creativa dei contenuti, articolati in disegni stilizzati e grafiche naïves accompagnate da poesie e brevi testi di immensa bellezza. Viaggia invece più sul genere filosofico la fanzine”Beautiful Awful” di Daria Tommasi, che cela un malinconico e incantevole piccolo elogio alle cose dimenticate, intitolato “Perché gli oggetti brutti sono belli”. Molto ingegnosi gli abbinamenti di alcuni piedistalli con le rispettive fanzines: ad esempio il piccolo basamento funerario coronato da cinque candele elettriche, posto entro una nicchia nel muro, supporta la fanzine “GENTE MORTA” di Matteo Ferrari, mentre invece al centro della stanza, su una base ricoperta da un lenzuolo dorato, è possibile sfogliare le pagine setose di “12602 Soft Touch”, opera firmata da Manolo di Pino.
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Partecipano all’evento, oltre ai già citati, anche le fanzines “Ma/Pa – Pa/Ma” di Anna Adamo e Luigi Borso, “Tatuaggimale” di Giovanni Sbrokked Barberis, “Cose di Seba”, “Vetrinette” e “Facetime” di Elisabetta e Luigi Claudio, “C-179” di Jacopo Lorenzo Emiliani, “MI Lo-Fi” di Umberto Pettazzoni, “El Peru avanza (tra sole e nebbia)” di Pedro Lombas, “Game over – Zinegiornal” di Luca Reale, “L’invasione” di Patrizia Emma Scialpi, “America” di Leonardo Scotti, “Home taping is killing music and it’s illegal” di Giacomo Spazio, “LUBENICE” di Susanna Tosatti, “2Pac” di Petra Valenti, “Kaleidoquoster” di Andrea Volta e le fanzines di Sebastiano Mastroeni e Pierantonio Micciarelli, oltre ad alcune splendide fanzines della prima edizione di The Night of The Fanzine, una su tutte “Calligraphy” di Luca Barcellona.
Michela Bassanello
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