Il nudo attrae, scandalizza, provoca. Può incarnare l’ideale di bellezza e perfezione o il suo contrario. Da sempre, nell’arte, nella fotografia, nella società, ha dato vita a una dicotomia irrisolta tra attrazione e proibizione. Una costante che sembra non cambiare nel corso della storia. Abbiamo raccolto solo alcuni di questi aspetti, in questo moodboard di parole e immagini.
▪ Il nudo nell’arte, ossia un soggetto da nascondere. A partire dalle veneri paleolitiche, il nudo è stato il principale soggetto scelto per rappresentare divinità, miti, allegorie. È stato oggetto di ricerca di canoni di bellezza ed estetica universali, dell’armonia e perfezione delle proporzioni. A imporre dei limiti fu il Concilio di Trento, seguito dalla Controriforma. Toccò a Davide da Volterra nel 1559, il compito di rivestire le parti intime delle figure del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, guadagnandosi così l’appellativo di braghettone. Da allora la storia del nudo artistico nascosto, celato, vietato è proseguita fino al Novecento.
▪ Il nudo, la pudicizia e gli schemi mentali/sociali. Quando a esercitare questo controllo non è stata la religione, ci ha pensato il carattere pudico della società, scandalizzata davanti a un nudo non più mitologico, e perciò distante, ma immerso in una mondanità rappresentata senza remore. Così la Maya Desnuda di Goya, l’Olympia di Manet, fino all’Origine du Monde di Courbet (rimasta nascosta al pubblico fino al 1988) che ancora oggi fa discutere non poco. Basti pensare che nel ’94 fu ritirato dalle vetrine delle librerie francesi il romanzo Adorazioni Perpetue, di Jacques Henric, per aver riportato in copertina l’Origine Du Monde.
▪ Ieri come oggi… Lo stesso Facebook, di recente, ha censurato la pagina di un insegnante francese perché vi era stata pubblicata una foto della “scandalosa” opera di Courbet; e un evento simile è toccato anche a Vittorio Sgarbi per aver postato una foto di sé accanto al quadro. Nel 2008 invece, a Londra, la Venere Nuda di Luchas Cranach fu la causa del ritiro dei cartelloni pubblicitari che promuovevano la mostra sull’artista; sempre nello stesso anno, in Italia, Silvio Berlusconi faceva ricoprire i seni nudi dipinti nell’allegoria La Verità svelata dal Tempo di Tiepolo, da lui scelta come sfondo per la sala stampa di Palazzo Chigi. Ultimo in ordine di tempo, la vicenda delle statue capitoline dello scorso Gennaio, temporaneamente inscatolate per non turbare la vista di Rouhani in visita a Roma. La risonanza mediatica dell’eccessivo riguardo nei confronti del presidente iraniano è stata internazionale, divisa tra derisione e dissenso e in alcuni casi noncuranza. Certo, non è il primo caso nella storia di nudo “celato” ma quel che rimane al fondo di tanto rumore (ormai sommerso dal mainstream di nuove notizie) è la domanda su come possa il nudo di un’opera d’arte suscitare ancora oggi un tale senso del pudore – tanto d’arrivare a occultare la stessa opera – e il grado di ipocrisia che c’è dietro…
▪ Il nudo nella fotografia. Già dal 1840-50 a Parigi cominciarono a circolare le prime fotografie di nudo. A quei tempi erano i dagherrotipi, molto costosi e di solo appannaggio della borghesia. Il perfezionamento del procedimento fotografico ha poi ridotto i costi e ne ha favorito la diffusione, che sin da subito ha dovuto affrontare la visione restrittiva e pudica dell’epoca. Ne scaturì una rete di circolazione clandestina di foto e cartoline di nudi, spesso poco attenti all’estetica e dalle pose esplicite e ammiccanti. Solo dal 1919 al 1939 si produssero in Francia circa venti milioni di cartoline di nudo. La circolazione della fotografia ha contribuito all’attenuarsi del concetto di osceno e alla diffusione del nudo nelle più diverse interpretazioni. Liberatosi dalla ricerca di legittimità e di un’aurea classicheggiante, il nudo fotografico è stato espressione dell‘interpretazione etnologica, della fotografia scientifica, del nudo maschile, poi del glamour e della fotografia erotica.
▪ Il nudo concettuale. A partire dal periodo compreso tra le due guerre, la fotografia ha iniziato a sperimentare un nuovo linguaggio, influenzato dalle correnti dadaiste e surrealiste, come nell’opera di Man Ray, dal romanticismo e simbolismo, come per il ceco Frantisek Drtikol, o dall’introspezione privata e drammatica della fotografia di Francesca Woodman. Negli scatti di Franco Fontana invece le modelle fluttuano nei colori luminosi di una piscina, mentre nei lavori di Helmut Newton troviamo donne statuarie dal carattere aggressivo. Costruito, plastico e artificiale è invece il nudo fotografato da LaChapelle e il mondo che vuole rappresentare. Arte e fotografia negli anni si sono mescolate in un universo concettuale. Con le arti performative e visive, il corpo nudo diventa il veicolo, non più su carta stampata ma reale, per suscitare nello spettatore riflessioni, oppure per scioccarlo deliberatamente. Pensiamo all’uso del nudo che fa Yves Klein, all’utilizzo teatrale e masochista dell’azionismo viennese, all’ imponderabilità delle reazioni che Marina Abramovic vuole provocare con le sue performance.
▪ Il nudo nell’era di internet. Immagini artistiche, erotiche, pornografiche e amatoriali hanno trovato larga diffusione nell’universo del web, che non è ovunque libero da controlli. Le più grandi piattaforme social limitano la pubblicazione di immagini dal contenuto sensibile – è il caso di Reddit che vuole evitare il fenomeno del revenge porn – o prevedono la rimozione di immagini ritenute pornografiche e la chiusura dell’account, come nel caso di Facebook, Instagram e Twitter. Una restrizione quindi alla pubblicazione di foto, più o meno artistiche, delle proprie nudità integrali che ha sollevato numerose critiche, anche da vip che si son ritrovati sotto censura, sui criteri stabiliti per ritenere una foto oscena o meno. In effetti, in un passato anche abbastanza recente, si sono verificate conseguenze paradossali. Nell’area vietata sono cadute anche immagini di opere d’arte, come l’Origine du Monde con Sgarbi – di cui sopra- , foto di Helmut Newton, o immagini di donne che allattano; cosa fortunatamente non più vietata dal nuovo regolamento dei social.
▪ Il nudo pornografico. In questo caso il nudo non evoca, non fa semplici allusioni, ma esaudisce delle premesse e rivela tutto il possibile. Diversamente dal nudo erotico, in questo caso si fa esplicito riferimento alla pratica sessuale, all’esibizione del corpo in tutte le sue parti. La facilità di accesso del web a questo tipo di contenuti ha reso il porno un fenomeno pop. Secondo le statistiche, Youporn e Pornhub sono tra i siti pornografici più popolari al mondo. La possibilità di condivisione, unita a quella di creare contenuti amatoriali su diverse chat, ha portato a un’ “inflazione del nudo” pornografico, come spiega Bruno Di Marino in Hard Media, che non significa necessariamente maggiore libertà dal punto di vista sessuale, bensì assuefazione.
▪ Cosa si nasconde nel nudo? Il nudo rapprasenta un concetto controverso, che solleva sempre questioni socio-culturali, diverse a seconda dei momenti storici. È un veicolo attraverso cui esprimiamo numerose sensazioni e significati, in cui l’elemento erotico è sempre presente, in modo più o meno accentuato; ed è questa la causa che accende spesso il conflitto sul nudo artistico, erotico o considerato osceno. Secondo Kenneth Clark (The Nude: A Study of an Ideal Form) nel nudo artistico il contenuto erotico è privo di oscenità, ed è riconoscibile in cinque sensazioni principali: armonia, energia, rapimento estatico, umiltà e pathos. Il conflitto che un nudo suscita nel pubblico, in modo diverso a seconda delle epoche storiche e delle culture, è lo stesso che ritroviamo nell’Afrodite del Simposio di Platone, dalla duplice natura, celeste e mondana. Una dicotomia sempre presente nella rappresentazione del nudo e che provoca, a seconda dei casi, un sentimento di attrazione e pudore allo stesso tempo. Il nudo è anche, riprendendo le parole di Peter Weiermair, << campo di battaglia di molti dibattiti>>: quello dell’identità sessuale, del confine tra pubblico e privato, della bellezza fisica e della sessualità. Una risposta a tal proposito si può trovare nelle parole di Horkheimer e Adorno, in Dialettica dell’Illuminismo: << un tale rapporto di amore-odio con il corpo (…) è caratteristico di ogni nuova cultura. Il corpo umano è deriso e ripudiato in quanto inferiore e asservito, e contemporaneamente desiderato in quanto proibito, ridotto a oggetto, alienato>>.
▪ Il corpo nudo è probabilmente il primo strumento di libertà e verità che possediamo. Lo abbiamo usato per raffigurarci, per provocare, per abbattere i tabù, per muoverci su un confine, sempre più sottile, tra sfera personale e sfera pubblica; e infine per cosa se non per portare avanti una continua indagine dell’uomo e sull’uomo?
Sandra Branca
Add Comment