La rivincita della normalità, in chiave hardcore. Tra i trend più in voga del momento, il Normcore rispecchia una forma di contemporaneità tanto trasversale quanto discussa. Dalla sociologia alla moda, senza dimenticare il cinema e l’arte: ecco il nostro nuovo moodboard di parole e immagini.
▪ Può la normalità fare tendenza? Tutto ha inizio nel 2013, negli spazi di un’agenzia di trend-marketing di New York, la K-HOLE. I ragazzi del team stanno lavorando alla definizione di un nuovo trend tra le generazioni di giovani, cercando di capire dove l’asticella dei nuovi modi di vivere (e dei mercati) si stia orientando. Parlano con la gente, studiano le loro abitudini, osservano i loro profili sociali (e social). Ne deducono che si sta creando a tutti gli effetti un nuovo fenomeno sociologico, che prontamente definiscono No rmcore.
▪ Normal, duro e puro. Si tratta di un nuovo modello di vita basato sull’idea di mantenere un atteggiamento di sameness (ripetitivo e a rischio di monotonia, ma in grado di creare più facilmente connessioni e opportunità) piuttosto che focalizzarsi sulla differenziazione dagli altri. “La crisi del concetto di essere speciale è la crisi di ogni individuo che appartiene all’era di internet e della globalizzazione”, afferma Emily Segal di K-HOLE: sembrerebbe dunque preferibile essere un “normale duro e puro”, al posto di stare nella mischia dei tanti “qualcuno”.

▪ Normcore o New Normal? Dalla definizione originaria, si è passati nel corso di un paio di anni a diverse varianti, tra cui il New Normal, utilizzato come surrogato in modo più colloquiale e informale. Va per la maggiore l’identificazione del New Normal come una reazione “naturale” all’hipsteria diffusa degli ultimi tempi: sembrerebbe finita l’era delle eccentricità gratuite; una specie di ritorno alla semplicità, non certo in termini da Controriforma del terzo millennio, bensì per il gusto (totalmente laico) di scoprire il lato cool della simplicity.
▪ Anche se il team di K-HOLE ha sconfessato tutti gli utilizzi impropri del termine al di fuori dell’ambito sociologico e di marketing legato allo studio, è stato praticamente inevitabile l’impiego e il riadattamento della parola in diversi settori della contemporaneità. E laddove c’è odore di nuove tendenze, può la moda passarne indenne? Certo che no, e Normcore è stato infatti il fashion trend più googolato del 2014. Plain is better!
https://www.youtube.com/watch?v=JXp-ADFsobM
▪ Normcore Fashion Bible. La sfumatura modaiola del termine, ha visto la caratterizzazione di un tipo di outfit che predilige capi di abbigliamento easy, non troppo ricercati, come jeans slavati, t-shirt di cotone a girocollo (possibilmente a tinta unita, senza immagini o scritte varie), pantaloni chino, sandali in plastica, scarpe da ginnastica (gran ritorno delle New Balance), tute comode, felpe e maglioni non attillati, calze di spugna a vista. Il marchio GAP, tra i preferiti dai new normal, ha anche lanciato un’intera linea e campagna pubblicitaria, la Gap’s dress normal campaign.

▪ Non per tutti, però. Sembra facile, ma non lo è: quando si tratta di codici di moda, adottare uno stile easy con più naturalezza possibile, potrebbe essere paradossalmente molto più complicato che seguire i fashion trend più commerciali. In aggiunta, la conditio sine qua non per essere veri New Normal è quella di essere sempre stati dei fashion addicted. Ergo: se non si è mai stati dei poser, uscire di casa con le calze di spugna bianche sotto le ciabatte di plastica modello Birkenstock, non basta per farsi considerare “tipi alla moda”, si passerebbe comunque per dei “looser” (=sfigati).
▪ The New Mediocre. Interessante la lettura che fa Vanessa Friedman, editorialista del New York Times, di questa nuova tendenza: la ribattezza «the new mediocre», ovvero “la nuova mediocrità”, puntando il dito contro l’incapacità della cultura contemporanea di inventare qualcosa di nuovo.
▪ Certa critica d’arte internazionale ha recentemente iniziato ad utilizzare il termine Normcore anche in relazione ad alcune opere o installazioni che puntano su un’estetica minimal, sobria e allo stesso tempo rigorosa, monocromatica e non troppo seducente. Le sculture di Ettore Spalletti, per esempio, possono essere ricondotte a questo stile, oppure in generale tutto ciò che può essere ricondotto al concettuale/minimale.

▪ Nel cinema, la pellicola Boyhood è stata definita da alcuni un prodotto in perfetto trend Normcore: innovativa e interessante l’idea registica di Richard Linklater di impiegare gli stessi attori nel corso degli anni, ma la trama risulta molto semplificata, senza grandi colpi di scena o dialoghi brillanti. Il film dipinge una vita “normale”, comune a molte persone in tutto il pianeta.
▪ La hall of fame dei Normcore. Naturalmente il ciclone del new trend ha avuto anche i suoi mentori e seguaci nel mondo delle star, tra attrici, cantanti e popstar di tutti i generi. Ma, se c’è chi lo fa per moda, c’è anche chi lo fa per necessità: Steve Jobs, Mark Zuckerberg e – recentemente – anche Sergio Marchionne hanno dichiarato, in momenti diversi, come l’adottare un outfit minimale, senza pretese e anche ripetitivo, sia una scelta di assoluta comodità, uno “stress” in meno a cui pensare. Tra i potenti della Terra, anche Papa Francesco è stato definito audacemente il “new normal della chiesa cattolica”.
▪ Unisex style. Una caratteristica dello stile normcore è quella di essere unisex, non avendo particolari caratterizzazioni di genere. Un aspetto che ben si addice alla nostra società che, sempre più orientata verso l’a-gender e il genderless, vedrebbe la differenza di genere come una barriera da abbattere velocemente.
Serena Vanzaghi
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