MEME MOODBOARD

Il Cyber

Cyber, Cyborg, Cyberpunk, Cyberguerra, Cyberspazio, Cybersex, Cyberfemminismo… Se Nietzsche fosse nato 100 anni dopo, avrebbe parlato di “Cyberuomo” al posto di “Superuomo”? In una realtà in cui ormai (quasi) tutto passa dalla tecnologia, guardate un po’ che moodboard di parole ed immagini abbiamo raccolto attorno a questa piccola parola: C-Y-B-E-R.

 

▪ Nell’era digitale, il “tempo” e lo “spazio” non sono più identificabili solo ed esclusivamente come entità “umane”, quantificabili con i sistemi di valutazione tradizionali. Lo cyberspazio è a tutti gli effetti un mondo parallelo, che accompagna virtualmente le nostre vite, giorno dopo giorno. Internet e, più in generale, la rete hanno creato uno spazio immateriale di comunicazione, in cui le informazioni vengono trasmesse attraverso elaborati sistemi di connessioni, fibre ottiche, interfacce, server e modem che vanno a comporre un nuovo paesaggio elettronico. Siamo iper-connessi e sempre online, per dovere e per diletto: email, chat, chiamate, videochiamate, post e like, tweet e re-tweet, download, sms e mms, device, smartphone, tablet, podcast ecc… Viviamo più lo cyberspazio o il mondo reale?

▪ L’uomo e la macchina: il Cyborg è un organismo cibernetico, in cui biologia e bionica convivono. Studiato negli anni ’60 come prototipo per poter sopravvivere all’esplorazione nello spazio (inteso come Universo), oggi il termine cyborg viene anche collegato agli sviluppi fatti nel campo delle protesi e degli organi artificiali, capaci a tutti gli effetti di sostituire in molti casi quelli del corpo umano. Anche prodotti futuristici come i Google Glass potrebbero trasformare l’uomo in un cyborg: definiti come “occhiali a realtà aumentata”, rappresentano un’estensione in senso spazio-temporale mai vista (è qui è proprio il caso di dirlo) prima.

▪ Un tempo la guerra si combatteva a suon di cannonate e colpi di artiglieria. Non che oggi siano spariti questi tipi di attacchi (purtroppo ne veniamo a conoscenza di nuovi ogni giorno), ma negli ultimi decenni si sono fatte strada altre strategie di assalto, complici le innovazioni tecnologiche e informatiche. Così la battaglia si disputa anche in rete, a colpi di offensive tra hacker, i pirati del mare-web 2.0. Un esempio è la recente Cyberguerra tra lo Stato della Corea del Nord e la Sony Pictures, “colpevole” di aver prodotto il film “The Interview” in cui si parla di un complotto della CIA per eliminare il leader coreano Kim Jong-un.

▪ Se esiste la Cyberguerra, non può non esistere di questi tempi anche il Cyberterrorismo. Il concetto è lo stesso del terrorismo “reale”, ma le modalità differiscono: l’attacco è premeditato e studiato da organizzazioni competenti in materia di informatica e hackeraggio e viene lanciato contro il nemico con l’intenzione di creare un danno (temporaneo o permanente) in ambito tecnologico.

▪ Agli inizi degli Anni ’80, agli albori del fervore tecnologico, si fece strada una nuova corrente letteraria e artistica riconosciuta sotto la definizione di Cyberpunk. Capace di unire tecnologia, fantascienza e una buona dose si ribellione sociale, il Cyberpunk ha avuto maggior successo nei romanzi di William Gibson, su tutti il celeberrimo “Neuromante”, pubblicato nel 1984. Secondo Bruce Sterling, teorico della corrente, il Cyberpunk si è imposto come “un nuovo tipo di integrazione, il sovrapporsi di mondi che erano formalmente separati: il regno dell’high tech e il moderno pop underground”. Illustri antesignani del Cyberpunk possono essere considerati Philip Dick (i cui romanzi hanno ispirato diversi film del genere tra cui Blade Runner) e anche William Burroughs che, pur non essendo ascrivibile al genere della fantascienza comunemente intesa, ha descritto in molti suoi libri atmosfere visionarie e metafisiche molto vicine alla sensibilità cyberpunk.

▪ Nell’epoca del digitale, anche il sesso non si sottrae al richiamo del cyber. Da qui nasce la pratica del Cybersex, ovvero la simulazione di un atto sessuale con altre persone collegate tra loro attraverso chat o videochat. I desideri erotici dei partecipanti vengono qui espressi tramite messaggi o richieste visive esplicite, filtrate generalmente da uno schermo. I sensi più coinvolti in questa pratica sono vista, udito, e addirittura tatto (alcune applicazioni dovrebbero permettere in futuro di “toccare” in 3D il corpo del “partner”): di questo passo, ci si dimenticherà – tra le altre cose – anche dell’odore naturale della pelle?

▪ Nel film “Her” di Spike Jonze, uscito nelle sale nel 2014, il protagonista Theodore Twombly si innamora di un sistema operativo, programmato con il nome di Samantha. L’intelligenza artificiale di Samantha permette di instaurare con Theodore una relazione amorosa, ma ne rivela col tempo tutti i limiti. La macchina interagisce, accondiscende, si modella e si sviluppa in base alle richieste del partner, che in questo modo si sente capito e a sua volta “amato” ma inevitabilmente non riesce a raggiungere e a godere appieno di una “cosa”: il sentimento.

▪ L’artista francese Orlan, nella sua ricerca performativa iniziata negli Anni ’60 riconducibile al filone della Body Art, ha utilizzato il suo stesso corpo come oggetto di “mutazione”, anche in chiave cyber: sottoponendosi a continui interventi chirurgici (tutti rigorosamente ripresi e documentati in ogni fase) ha inserito nel suo corpo diverse protesi (addirittura anche delle corna) modificando continuamente il suo aspetto e facendo di se stessa un’ “identità mutante”.

▪ Con il “Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpoDonna Haraway ha dato vita nel 1995 al Cyberfemminismo, termine a cui vengono ricondotte tutte quelle espressioni di protesta femminista di matrice attivista che si sono sviluppate a partire dagli Anni ‘90, dando particolare impulso alla divulgazione dei loro principi attraverso tutti canali digitali a disposizione. A questo movimento possono essere ricondotte le azioni virali delle Guerrillas Girls e il movimento musicale Riot Grrrls.

▪ Al concetto di “cyber” si abbina anche una nutrita filmografia: si pensi alla trilogia di Matrix, oppure ai film di Ridley Scott (su tutti Blade Runner ispirato al libro “Do the Androids dream of electric sheep?” di Philip Dick e Alien con i suoi sequel), a Johnny Mnemonic di Robert Longo e Dark City di Alex Proyas, fino ai più commerciali Terminator e Robocop… per citare solo alcuni esempi. La lista è lunga, buona visione!

Serena Vanzaghi

 

 

 

About the author

Serena Vanzaghi

Serena nasce a Milano nel 1984. Dopo gli studi in storia dell'arte, frequenta un biennio specialistico incentrato sulla promozione e l'organizzazione per l'arte contemporanea. Dal 2011 si occupa di comunicazione e progettazione in ambito artistico e culturale.

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