Arte e Fotografia

I pittori della luce. Da Caravaggio a Pietro Paolini

Dopo tutto questo buio – ha dichiarato Vittorio Sgarbia Lucca ritorna la luce”.

E forse Sgarbi ha proprio ragione, cosa c’è di meglio se non usare l’arte per esorcizzare i mali del mondo? Da sempre l’uomo ha usato la bellezza e l’aura che avvolge l’arte per illuminare l’universo e per sfuggire dalle cose negative della vita.

Ciò accade proprio in questi giorni a Lucca attraverso una bellissima mostra capace di raccontare, grazie alla presenza di alcuni capolavori del Seicento, il ruolo della luce nella pittura da Caravaggio fino a Pietro Paolini (Lucca, 1603-1681), protagonista lucchese delle più importanti tematiche estetiche della nuova scuola naturalistica.

I pittori della luce. Da Caravaggio a Paolini”. Questo è il titolo della mostra curata da Vittorio Sgarbi e che fino al 2 ottobre 2022 sarà visitabile negli spazi dell’Ex Cavallerizza, nel centro storico di Lucca. Un grande ritorno per il critico ferrarese nella città delle Mura, che nel 2019, sempre nello stesso edificio, ospitò il suo “Museo della Follia”, che richiamò in circa 6 mesi e mezzo oltre 92 mila visitatori.

La mostra – ha sottolineato Sgarbi – parte dalla rivoluzione di Caravaggio, con la presenza di un’opera assai importante, Il Cavadenti, sulla quale per taglio e genere, sicuramente Paolini dovette riflettere, testimoniando la più integrale coerenza tra i pittori di luce”.

Circa 100 opere, provenienti da musei italiani ed esteri, dalle Diocesi, oltre che da prestigiose collezioni private e internazionali, dei numerosi pittori che, per tutta la loro vita, hanno inseguito. Caravaggio, lo hanno incontrato, studiato, imitato, qualcuno forse superato, o addirittura per certi aspetti anticipato. La mostra, curata da Contemplazioni, che ne segue anche la direzione artistica, è una mostra “impossibile”, perché capace di raccontare la luce, elemento vivo e imprescindibile. Si tratta dei pittori “luministi”, chiamati qui “Pittori della Luce”, perché in tutte le loro opere è la luce la vera protagonista.

Caravaggio è il più grande e celebre rappresentante dell’arte occidentale, maestro riconosciuto universalmente, perché tutto nei suoi dipinti, dalla luce al taglio della composizione, fa pensare a un’arte di sensibilità ed esperienze, che non sono proprio quelle del Seicento, ma quelle di ogni secolo in cui sia stato presente e centrale l’uomo.
In mostra si possono ammirare tre momenti fondamentali della sua produzione artistica. Il primo, in ordine di tempo, è rappresentato dal Ragazzo che monda un frutto, opera giovanile, intima, pura, riempita di luce soffice e rassicurante, dipinta durante il suo esordio romano, alla metà degli anni novanta del Cinquecento. Nella prima stanza del percorso espositivo ci troviamo di fronte all’immagine più importante del Caravaggio maturo: il Seppellimento di Santa Lucia, appartenente al FEC (Fondi Edifici di Culto), opera cardine, realizzata dopo l’evasione dal carcere di Malta e l’arrivo a Siracusa, come pala per l’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel sito dove, secondo la tradizione, la Santa fu martirizzata e sepolta. A fianco, un dipinto proveniente dalle Gallerie degli Uffizi e concesso in mostra fino a marzo: Il Cavadenti, che rappresenta a pieno la rivoluzione di Caravaggio e testimonia il vero legame con l’arte di Paolini.

Caravaggio, Il Cavadenti

Paolini vede le opere di Caravaggio e ritorna a Lucca, portando con sé una serie di novità pittoriche inconfondibili. E con lui fanno lo stesso altri artisti toscani, i quali si distinguono per l’utilizzo della luce in cupi notturni: Baccio Ciarpi (Barga,1574 – Roma,1654), Paolo Biancucci (Lucca, 1596 –1650), Orazio Riminaldi (Pisa,1593 – 1630), Rutilio Manetti (Siena, 1571 – 1639), Francesco Rustici detto il Rustichino (Siena, 1592 – 1626), Simone del Tintore (Lucca, 1630 –1708), Giovanni Coli (San Quirico di Valleriana, 1636 – Lucca, 1681) e Filippo Gherardi (Lucca, 1643 – 1704), Girolamo Scaglia (Lucca, 1620 ca. –1686), Pietro Sigismondi (Lucca? – Roma,1623), Paolo Guidotti detto il Cavalier Borghese (Lucca,1569 – Roma,1629), Antiveduto Gramatica (Siena,1571 –Roma,1626), Giovan Domenico  Lombardi (Lucca, 1682 – 1751) e infine Pietro Ricchi detto il Lucchese (Lucca, 1606 –Udine, 1675). Anche nel caso di Ricchi la lezione di Paolini, virata in effetti speciali, deriva da uno spunto caravaggesco, tutto giocato sulla luce di candele, a partire dalla fiaccola delle Sette Opere di Misericordia di Caravaggio, attraverso il modello di Trophime Bigot (Alrles, 1579 – Avignone, 1650), spericolato sperimentatore di mirabili effetti di controluce, certamente stupefacenti.

Orazio Gentileschi (Pisa, 1563 – Londra,1639), considerato tra i più importanti caravaggeschi toscani, è in mostra con una inedita e raffinata Madonna con bambino ai primi passi. Attraverso le contaminazioni di Caravaggio nell’arte romana, troviamo poi autori come Giovanni Baglione (Roma,1566 –1643), Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino (Roma,1585–1652), Bartolomeo Manfredi (Ostiano, 1582 – Roma, 1622), e Giovanni Francesco Guerrieri (Fossombrone, 1589 – Pesaro,1657), nel quale sono evidenti affinità di composizione con la produzione di Paolini.


L’ultimo Caravaggio è tutto a luce artificiale. La prima risposta a queste ambientazioni notturne viene da Pieter Paul Rubens (Siegen,1577 – Anversa,1640) a Roma, quando nel 1609 dipinge la sua Adorazione dei Pastori per la Chiesa dei Filippini di Fermo. Una prova virtuosistica di effetti speciali, dove il Bambino è come una luce al neon che si irradia sui personaggi circostanti.
Dopo la morte di Caravaggio, nel 1610, lo spagnolo Jusepe de Ribera (Jàtiva, 1591 – Napoli, 1652) e il francese Valentin de Boulogne (Coulommiers, 1591 – Roma, 1632), sono i due più importanti protagonisti della pittura naturalista a Roma. A differenza di Ribera, che nel 1616 si stabilisce a Napoli, all’epoca sotto la dominazione spagnola, l’intera carriera di Valentin si svolge a Roma. L’artista francese si muove con tutta agilità tra i soggetti affrontati dal maestro, con risultati sorprendenti e nuovi, soprattutto per l’invenzione di una luce strisciante e uniforme, dai riflessi perlacei. È il pittore a cui Paolini stesso si avvicina di più stilisticamente e concettualmente.
Le atmosfere caravaggesche permeano anche le tele di Battistello Caracciolo (Napoli, 1578 –1635), la cui produzione è pregna di effetti luminosi in termini radicali, e quelle di Mattia Preti (Taverna, 1613 – La Valletta, 1699), il quale condivide con Paolini una sorta di fuga dalla realtà in favore di una rappresentazione di carattere teatrale con notevoli effetti scenografici.
Significativi inoltre gli influssi di Caravaggio in artisti del calibro di Alessandro Turchi detto l’Orbetto (Verona ,1578 – Roma,1649), Giovanni Serodine (Ascona, 1600 – Roma, 1631) e Matthias Stomer (Amersfoort,1600 circa – Sicilia, dopo il 1650). Non meno interessanti anche le opere di altri artisti come: Giovanni Lanfranco (Parma,1582 –Roma,1647), Maestro dei Vignaioli (attivo a Roma (?) durante il secondo e il terzo decennio del XVII secolo), Angelo Caroselli (Roma, 1585 – 1652), Pseudo Caroselli (attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo), Pietro Della Vecchia (Venezia, 1603 – Vicenza, 1678), Antonio Gherardi (Rieti, 1638 –Roma, 1702).

Una straordinaria carrellata di artisti, alcuni famosissimi, altri noti solo agli addetti ai lavori, ma tutti eccellenti interpreti da un tema innovativo e difficilissimo da rendere in pittura, quello della rappresentazione della luce, cavalcata nel segno della modernità. 

Assolutamente da non perdere per illuminare questo inverno difficile!

Cecilia Barbieri 

About the author

Cecilia Barbieri

Nata a Firenze, dove vive e lavora, ha conseguito la Laurea in Storia dell’Arte all’Università di Firenze. Ha lavorato nell’organizzazione di mostre ed eventi e ha curato nel corso degli anni diverse pubblicazioni di Storia dell’Arte e di Storia del territorio. Giornalista pubblicista collabora costantemente come freelance con diverse testate di settore.