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Helidon Gjergji | Searching for Art

Al COD Centre for Opennes and Dialogue di Tirana è in corso fino al 28 marzo la mostra Searching for Art dell’artista Helidon Gjergji, a cura di Santa Nastro, in cui pittura, disegno e fotografia vengono ridefiniti nella percezione del mondo virtuale di internet.

Il tema della percezione e della nostra relazione con le immagini è da sempre la chiave per entrare nella pratica dell’artista Helidon Gjergji. Che giochi con il nostro olfatto, come nell’ottava edizione di Manifesta a Murcia, o con il nostro sguardo, come nel memorabile progetto Facades, andando a rivitalizzare un complesso di edilizia popolare a Tirana, o ancora con il nostro immaginario, come nell’installazione e-mages, e nelle molteplici forme di Screenings proposte a Polignano a Mare, nella omonima mostra personale presso la Fondazione Pino Pascali del 2016, Gjergji non viene mai meno alla sua abilità di investigare il nostro modo di guardare, leggere, ascoltare il presente.

L’esposizione Searching for Art è un ulteriore passo avanti in questo cammino, mettendo a fuoco la concezione odierna del sapere, e, di conseguenza, come afferriamo e costruiamo il pensiero. In un mondo in cui le risposte alle nostre domande sono sempre più a portata di mano, dove tuttavia il binomio “cercare e ricercare” si manifesta in tutti i suoi limiti, rimanendo in superficie e perdendo di complessità, quale può essere il ruolo dell’arte?

L’approccio dell’artista diventa qui quasi quello di un archeologo del futuro. Pone delle questioni, interrogandosi su come la pratica artistica possa essere un’arma pacifica nelle mani di una ricerca della conoscenza più consapevole, ed estrae dalle polveri di internet le immagini che annullano il senso riconosciuto delle cose o che avvolgono queste ultime con nuovi significati, offrendo un ampio ventaglio di interpretazioni e l’analisi dei fenomeni di tendenza.

Lo scheletro dell’arte, recuperando non a caso, e in modo cortocircuitante per un artista che ha da sempre operato concettualmente, le tecniche tradizionali del fare–la pittura, il disegno, la fotografia–, viene messo sotto la lente della ricezione contemporanea e aumentato, concedendosi alle lusinghe dell’Autocomplete. Le risposte provocate e offerte in automatico supplendo alla nostra incapacità di focalizzare un pensiero, incrociano ai grandi miti della storia dell’arte, icone e semplificazioni della cultura pop: Michelangelo strizza l’occhio a un gattino, l’Urlo di Munch diventa un sanissimo avocado. E il cuore pulsante della anatomia umana fa il verso ai placet di Instagram, andando ad arricchire le nutrite schiere di emoji che hanno resoEugene,l’Uovoda55 milioni di like, il post più amato al mondo, fenomeno ancora inspiegabile di popolarità dei nostri tempi.